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Italia: boom del vino

Il nostro Paese è il primo produttore mondiale con 40,8 milioni di ettolitri, di cui oltre il 60 per cento destinato ai 522 vini a denominazione d’origine 330 DOC, 74 DOCG e 118 IGT.

Il vino italiano batte la crisi e, ancora più nettamente, le industrie: secondo un'indagine sui fatturati delle principali aziende l'anno scorso il loro fatturato complessivo è salito del 7%, con forte spinta dell'export, portandosi del 20% sopra il livello.

Bene anche l'occupazione +2,6% e le prospettive per il 2013: l'87% dei grandi produttori prosegue il traino dell'export per il vino italiano, in sei anni le esportazioni sono cresciute del 6,7% annuo, le vendite domestiche del 2,3%, ma fatichiamo nei mercati emergenti, come quello cinese e asiatico in genere.

Lo afferma ancora un'indagine secondo la quale l'anno scorso l'export di vino dei grandi gruppi italiani è cresciuto del 9,4%, con l'Unione europea che assorbe il 50,6% delle esportazioni, con un incremento in valore del 10,5%. La seconda area di destinazione è il Nord America 33,2% dell'export, +7,2% sul 2011 mentre Asia ed Australia sono in aumento del 26% ma con un peso ancora molto limitato: solo il 4,7% dell'export complessivo di vino italiano.

Boom del Vinitaly di Verona, dal punto di vista occupazionale in Italia ci sono 383.645 imprese vitivinicole produttrici, il 23,5% del totale della filiera agricola nazionale che impiegano 700 mila addetti per una produzione che supera il milione di etichette.

Secondo i dati Istat relativi ai primi 11 mesi del 2012, il vino italiano sui mercati internazionali ha incamerato un 7,5% sullo stesso periodo dell’anno precedente, portando il fatturato dell’export a 4,66 miliardi di euro nonostante una contrazione nei volumi dell’8,3%.

Una flessione che ci fa rimanere comunque in testa alla classifica dei maggiori Paesi esportatori con 15 milioni di ettolitri. Da notare che i grandi produttori di spumanti hanno aumentato il fatturato complessivo nel 2011 del 10,9% e l'export del 18,4%, ma nel 2012 dopo anni di boom hanno segnato una crescita più limitata: +3,4%, con l'export comunque ancora a tirare +11%.

Rimane comunque interessante la corsa delle bollicine italiane in Usa e Canada: l'anno scorso hanno segnato una crescita di vendite del 26%. Poi dal gennaio 2001 l'indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 175%, ben al disopra delle Borse mondiali che hanno segnato un progresso medio del 37%.

La migliore performance dei titoli vinicoli in termini relativi, ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali, è maturata in Nord America, dove i grandi gruppi quotati sono cresciuti in media del 193% in dieci anni. Segue la Francia +105% e, molto dietro, Australia +10% e Spagna +2%. Dove invece chi ha investito in Borsa puntando sul vino in Cina e Cile, ha sbagliato scelta: l'indice del settore ha perso in entrambi i Paesi il 54% rispetto al listino di Borsa generale. 

Gli innumerevoli dati economici sul comparto vinicolo italiano e internazionale, contengono anche un importante raffronto sulla produzione mondiale, dal quale si ha la conferma di un calo significativo: il secondo anno consecutivo di siccità ha portato a una riduzione di prodotto totale del 16,8% in Francia, dell'11,2% in Spagna e del 6,3% in Italia dove però anche nel 2011 il calo era stato significativo: in due anni siamo scesi da 48,5 milioni di ettolitri agli attuali 40 milioni.

Il nostro Paese è il primo produttore mondiale con 40,8 milioni di ettolitri, di cui oltre il 60 per cento destinato ai 522 vini a denominazione d’origine 330 Doc, 74 Docg e 118 Igt.

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