Italia al primo posto in Europa per morti attribuibili all’inquinamento
Nel 2021 nell’UE-27 abbiamo avuto 253.000 decessi attribuibili all’esposizione a concentrazioni di PM 2,5 superiori al livello guida dell’OMS di 5 µg/m 3 (microgrammi per metro cubo d’aria), di cui 52.000 decessi attribuibili all’esposizione a concentrazioni di NO 2 superiori al livello guida dell’OMS di 10 µg/m 3 e 22.000 decessi attribuibili all’esposizione a breve termine a concentrazioni di O 3 superiori a 70 µg/m 3.
E’ il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) ad indicare come le concentrazioni degli inquinanti nell’aria in Europa rimangano ancora molto al di sopra dei livelli indicati nelle Linee Guida sulla Qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Salute. Secondo il rapporto riducendo l’inquinamento si eviterebbero in Europa 253.000 morti premature dovute all’esposizione al particolato fine (PM2.5), 52.000 riconducibili al biossido di azoto (NO2) e 22.000 per l’esposizione a breve termine all’ozono (O3).
Il rapporto evidenzia inoltre che, non essendovi una soglia al di sotto della quale l’esposizione all’inquinamento è innocua, un impatto ancora più grave può stimarsi considerando l’esposizione della popolazione a concentrazioni inferiori a quelle indicate dalle Linee Guida dell’OMS. In relazione a questa, per la quale la ricerca scientifica è meno definita, si possono stimare a livello europeo altre 179.000, 90.000 e 86.000 morti premature all’anno per l’esposizione, rispettivamente, al PM2.5, all’NO2 e all’ozono. E una separata analisi stima l’impatto degli inquinanti dell’aria calcolando il numero degli anni di vita sana persi dai cittadini che vivono con malattie croniche (DALY) causate dall’esposizione ai principali inquinanti (PM2.5 e NO2) e al rischio che essi rappresentano per la salute.
L’Italia risulta avere il maggior impatto fra tutti i Paesi europei, con 46.000 morti premature derivanti dall’esposizione al PM2.5, 11.300 per l’esposizione al biossido di azoto e 5.100 all’ozono, un bilancio che ammonta a circa un quinto dell’intera mortalità a livello UE. Il rapporto indica anche che nel 2021 l’Italia contava 415.400 anni di vita persi a causa del PM2.5, oltre 100.000 per l’NO2 e 46.700 per l’esposizione all’ozono. La scheda riferita specificamente al nostro Paese evidenzia che la situazione in Italia è peggiorata rispetto al 2020. E anche quanto ad anni di vita sana persi per l’esposizione al PM2.5 l’Italia è in cima alle classifica europee con 2.791 anni di vita sana per bambini e adolescenti malati di asma, 65.153 per i malati di COPD, 99.620 per i malati di diabete mellito, 79.109 per i cardiopatici, ancora 97.529 anni per chi ha sofferto un ictus e infine 42.106 per i malati di tumori al polmone. Se si passa all’impatto dell’NO2, gli anni di vita sana di chi soffre di asma sono 10.996, 47.711 quelli persi da chi è affetto da diabete mellito, e infine altri 28.694 per i soggetti che hanno subito un ictus.
I dati dimostrano ancora una volta la gravità della situazione italiana per l’impatto tragico che si riversa sui cittadini, ma ancora di più per l’evidente stolida incapacità e mancanza di visione della classe politica italiana nell’affrontare il tema della qualità dell’aria. Un tema affrontato seriamente da Paesi con risorse minori e criticità maggiori delle nostre. Criticità, le nostre, risultato non della situazione orografica, ma di azioni controproducenti messe in atto negli ultimi 20 anni in Italia in una narrazione falsa, che conviene a pochi e danneggia milioni di italiani, che ipotizza uno scambio fra salute pubblica e sviluppo economico.
Una gravissima situazione che fa dire ad Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria: “Com’è possibile che dati simili – che si ripetono di anno in anno – non stimolino il senso di responsabilità, l’azione politica, una adeguata ripartizione delle risorse? E come si tollera a livello nazionale che regioni ricche come quelle padane, con un reddito e una capacità di spesa unica in Europa, condizionino la negoziazione sulla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, con una volontà politica che, prefigurando di rinviare di oltre 15 anni il raggiungimento di veri risultati, rimuove il problema disprezzando la salute e il benessere dei loro stessi cittadini?”
Lo scorso 9 novembre, come si ricorderà, è stata adottata a Bruxelles la posizione del Consiglio Europeo che verrà discussa nella successiva fase legislativa e vedrà il confronto nell’ambito del cd. Trilogo, fra Consiglio, Commissione Europea e Parlamento Europeo. Ma la posizione definita dal Consiglio degli Stati membri dell’Unione Europea sulla proposta di nuova Direttiva sulla Qualità dell’Aria Ambiente segna purtroppo un colpo che pregiudica gli sforzi condotti fino a qui da più parti per rafforzare le tutele e i limiti in materia di inquinamento atmosferico e, al contempo, rinnega la scienza, indebolendo il livello di ambizione di una norma il cui obiettivo è quello di salvare vite umane.
Come denunciato da Cittadini per l’Aria il 9 novembre scorso, “senza dubbio il ruolo svolto dalle regioni padane sin dalle prime battute della negoziazione ha avuto l’effetto di diffondere una vera e propria disinformazione su quanto si può e non si può fare e, al contempo, prese di posizione politiche che hanno svilito il ruolo del Governo nazionale. Se non si riuscirà a porre rimedio a quanto accaduto oggi, chi in Italia ha contribuito non poco a questo risultato è responsabile dei danni gravissimi che subiranno gli italiani e che, naturalmente, si ripercuoteranno in particolare proprio sulla vita degli elettori di quelle regioni che hanno lavorato incessantemente sottobanco per il risultato odierno e che, in gran numero, non arriveranno a vedere le loro regioni con una buona qualità dell’aria.”
Qui per approfondire: https://www.eea.europa.eu/en; https://www.eea.europa.eu/themes/air/country-fact-sheets/2023-country-fact-sheets/italy-air-pollution-country; https://www.cittadiniperlaria.org/.
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