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Israele: la gente scende in piazza per riforme economiche mentre Netanyahu promette nuovi confini

Netanyahu sembra pronto a patteggiare sui confini delle Cisgiordania e 100.000 persone si sono riunite nelle piazze di tutto Israele... è arrivato il vento del cambiamento anche in Israele? 

Che sia stata la paura di una sollevazione popolare in casa propria oppure le pressioni ricevute a livello internazionale da Obama e dai riconoscimenti dello stato della Palestina, fatto sta che ieri è giunta la notizia che il Primo Ministro Netanyahu sarebbe disposto a negoziare sui confini dello Stato, a fronte di un cessate il fuoco lungo il confine della Cisgiordania.

La protesta è nata su Facebook, da una pagina fun di una ragazza che ha scritto: "Io vado con la tenda in viale Rothschild (una delle vie centrali più chic di Tel Aviv) per protestare contro i prezzi degli affitti" e il carovita e pian piano è diventata una cosa pubblica e sempre più giovani si sono uniti a lei. La protesta è iniziata anche attraverso il rifiuto comune di comprare un formaggio molto diffuso, chiamato Cottage Cheese, uno dei cibi simbolo dello stato, a causa dell'aumento del 4,1% del prezzo. Le manifestazioni sono iniziate così il 15 luglio. Intorno a lei si sono riunite altre 300 tende, e sabato 27 luglio più di 100.000 persone si sono riunite nelle piazze principali di tutto Israele per protestare contro le condizioni economiche sempre più inacettabili e insostenibili per la maggior parte delle persone e per una giustizia sociale che si è andata pian piano perdendo. 

I manifestanti rappresenterebbero quella classe media colpita duramente da questo spostamento della ricchezza, ma come ha spiegato René Backmann su Le Nouvel Observateur si tratta di un movimento che "trascende completamente le divisioni tradizionali israeliane". "Ashkenaziti e sefarditi, ebrei e musulmani, giovani e vecchi", tutti in piazza per manifestare insieme contro i provvedimenti del Governo risalenti al 2009. Un'unione che chiede al governo che quel 5% di crescita venga distribuito più equamente nel paese, senza discriminazioni di etnia o religione o di residenza.

Infatti, con la politica di destra del Primo Ministro Netanyahu, il paese ha avuto una crescita incredibile, del circa 22% la più alta tra i paesi Oecd, ma dove il 24% della popolazione, equivalente a una persona su 4, vive sotto il livello di povertà. La ricchezze del paese si è accumulata solo in una parte della popolazione che da sono diventati molto ricchi.

Per chi confonde l'aggettivo "arabo" con "musulmano" pensando che rappresentino la stessa realtà, sarà sorpreso di sapere che anche in Israele stanno avvenendo manifestazioni che Al Jazeera sta già chiamando "una nuova primavera araba". Tuttavia sarebbe più corretto pensare alle manifestazioni israeliane come qualcosa di più simile agli Indignados spagnoli.

Yael, una ragazza israeliana che vive a Tel Aviv, racconta che sarebbe sbagliato pensare a quanto successo in tutto lo stato come a un'altra primavera araba; certo, ciò che è successo in Egitto ha influito nella misura in cui hanno cominciato a chiedersi "perché noi siamo così passivi?". Ma la loro è una democrazia abbastanza stabile, non vivono sotto un dittatore o un re e la gente non ha bisogno di lottare per la libertà, ma vuole solo un'equa giustizia sociale e la possibilità di vivere una vita dignitosa nel rispetto della demograzia. Dice, che il comportamento della gente non è violento perché hanno qualcosa da perdere, mentre i popoli arabi non avevano niente da perdere. E' importante, continua, non dare una rilevanza prettamente politica al movimento, in quanto è stato e deve essere una manifestazione popolare, di tutta la popolazione ricca o povera che sia, come di fatto è stata. Sì tratta di una dimostrazione economica, per protestare contro l'aumento dei prezzi del cibo, gli affitti. Ma la protesta si è andata diffondendo fino a toccare il diritto di avere asili per i bambini a prezzi accettabili senza costringere le madri a stare a casa dal lavoro perchè non possono permettersi di pagare la retta mensile; anche i medici hanno fatto sentire la loro voce: le condizioni di lavoro sono inaccettabili, lavorano anche 24 ore al giorno senza dormire per uno stipendio molto basso. La media degli stipendi, afferma Yael, è di circa 1200€ al mese esentasse

Tuttavia, Yael si dice dispiaciuta perché dopo la grande energia e voglia di cambiamento iniziale, la presenza nelle piazze è diminuita e, complice il tempo di vacanze e gli impegni quotidiani, teme che tutto possa spegnersi lasciando la situazione così com'era inizialmente. 

Yael ritiene che la questione dei territori occupati della Cisgiordania non c'entri con i problemi economici contro cui sono scesi in piazza, anche perché non si sa esattamente quanti soldi siano investiti dal governo in quelle zone.

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