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 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > Intervista all’attrice Angela Finocchiaro: tra cinema e teatro

Intervista all’attrice Angela Finocchiaro: tra cinema e teatro

È impegnata a teatro con lo spettacolo “Ho perso il filo.” In scena, un’Angela Finocchiaro inedita, che si mette alla prova con linguaggi espressivi mai affrontati prima, per raccontarci, con la sua stralunata comicità e ironia, un’avventura straordinaria e divertente: quella di un’eroina pasticciona e anticonvenzionale che parte per un viaggio, si perde, tentenna, che combatte fino all’ultimo il suo spaventoso Minotauro.

 Una volta entrata nel Labirinto, niente va come previsto. Viene assalita da strane Creature, un misto tra acrobati, danzatori e spiriti dispettosi, che la circondano, la disarmano. Tagliano il filo che le assicurava la via del ritorno. Disorientata, isolata, impaurita, Angela scopre di essere finita in un luogo magico ed eccentrico, un Labirinto che si esprime con scritte e disegni. Ora, che ha perso il filo, il Labirinto le lancia un gioco, allegro e crudele per farglielo ritrovare.

Dal 20 la vedremo protagonista nel film di Fausto Brizzi, “La mia banda suona il pop”, al fianco di Massimo Ghini, Christian De Sica, Paolo Rossi e Diego Abatantuono, nel ruolo di Micky, nella band “Pop Corn”. Ha lavorato con Paolo Genovese, Nanni Moretti, Alberto Sordi, Carlo Verdone, Cristina Comencini, Sergio Castellitto, Ferzan Ozpetek. Nel suo curriculum, tanti ruoli, come doppiatrice e conduttrice. Una carriera di successo che le è valsa la vittoria di premi importanti come il Nastro D’Argento, il Ciak D’Oro, il David di Donatello. Angela Finocchiaro è l’attrice comica tra le più apprezzate del nostro panorama televisivo, cinematografico e teatrale italiano, capace di mettersi in gioco con grande professionalità, in una veste profonda, a dimostrazione che il riso è sempre stratificato su qualcosa di riflessivo.

 

Attualmente, è impegnata a teatro con lo spettacolo “Ho perso il filo”, nei panni di Teseo, il mitico eroe che si infila nei meandri del Labirinto per combattere il terribile Minotauro. Che effetto le fa calarsi in questo ruolo inedito?

“In realtà, è un modo di dire, perché Teseo non riuscirò mai a farlo durante tutto lo spettacolo. Parto con questa intenzione. Si crea un gioco misterioso, perché io parlo con il pubblico, racconto il mito di Teseo, del labirinto, di Minotauro, con tutta la mia bella coraccetta. Entro, supero il sipario ed è come se cadessi in una sorta di tombino magico, dove mi ritrovo in un labirinto che non era il mio, con delle persone che non conosco, un muro che parla e che mi fa delle domande. Entro in una sorta di gioco dell’oca, un percorso dove loro mi dimostrano che non ho nessuna possibilità di essere un eroe. L’eroe che mi immaginavo io era quello che, alle dieci e mezza, muore sul palcoscenico e, alle undici, ha le gambe sotto al tavolo in pizzeria. Lo spettacolo passa da caselle in caselle. Una vita contemporanea, dove viene fuori la mia mediocrità. A me piace molto l’umorismo di Walter Fontana, perché, in una maniera molto divertente, ci parla di tutto.”

 

Com’è nata l’idea di portare in scena questa rappresentazione teatrale?

“Io, con Walter e Cristina Pezzoli, avevamo voglia di esplorare dei territori, delle zone, tra la solidarietà, il razzismo, l’amore, i figli, la religione. Ci interessavano molto. Abbiamo trovato questo modo per portarli. Ci sono queste sei creature. Dei danzatori bravissimi, degli acrobati che mi fanno delle trappole, dei dispetti. Mi conducono in questo percorso particolare.”

 

Il 20 febbraio, la vedremo protagonista al cinema, nel film di Fausto Brizzi, “La mia banda suona il pop”, con Christian De Sica, Massimo Ghini, Paolo Rossi e Diego Abatantuono.

“Eravamo una band che ha avuto un paio di successi fulminanti. Ci siamo separati. C’è questa reunion. Ognuno di noi è arrivato ai margini. Io con l’alcool. Paolo Rossi suona nelle piazze. Un altro fa il ferramenta. Ha una vita tristissima, con una moglie che non lo ama. Un altro suona nei matrimoni terribili, dove nessuno lo sta a sentire. Diego Abatantuono ci mette insieme. Ci fa fare questa reunion. Piano piano, ritroveremo l’amicizia, il calore e la solidarietà. Ne verremo fuori.”

 

Negli anni settanta, ha iniziato il suo percorso artistico nella compagnia sperimentale “Quelli di Grock”, al fianco di Maurizio Nichetti. Che ricordi ha di quelle esperienze?

“In realtà, ci ho lavorato pochissimo. È stato il mio punto di partenza. Me lo ricordo con gratitudine. Persone che mi sono state vicine, come Maurizio Nichetti, mi hanno dato ancora di più il coraggio di andare avanti.”

 

Nella sua carriera, è stata affiancata da registi di grande fama, come Ferzan Ozpetek, Paolo Genovese, Sergio Castellitto, Fausto Brizzi, Cristina Comencini, Francesca Archibugi, Neri Parenti, Nanni Moretti e Alberto Sordi nel film "Assolto per aver commesso un reato." Com’è stato lavorare al loro fianco?

“Io mi innamoro sempre delle persone con cui lavoro. Sono sempre delle belle avventure, delle grandi esperienze.”

 

Teatro, cinema, televisione, doppiaggio. In quale di questi contesti, si sente di appartenere di più?

“Il teatro è stato il mio punto di partenza. È la radice di tutto. Il cinema è un grande amore. La televisione, con le serie che, adesso, diventano sempre più belle. Un attore deve essere capace di fare molte cose diverse. Più che si può, meglio è.”

 

Tanti i riconoscimenti nella sua carriera, David di Donatello, Nastri d’Argento e Ciak d’oro. Come si spiega il motivo di questo grande successo?

“Questo non lo deve chiedere a me, perché io sono una che tira via. Bisogna chiederlo a chi ha avuto il coraggio di darmeli.”

 

 

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