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Intervista a Marco Liorni, nuovo conduttore di "Reazione a catena"

Al via il 3 giugno, su Rai1, il noto programma estivo “Reazione a catena” che, giunto alla dodicesima edizione, vede alla conduzione Marco Liorni. Reduce dal grande successo di “Italia si”, il conduttore ci svela in questa intervista esclusiva le sue sensazioni e gli esordi su Canale 5 con Verissimo.

Come si appresta ad affrontare il debutto per la conduzione di “Reazione a catena”?

“Mi sono messo a disposizione degli autori che mi stanno portando ad entrare bene nei meccanismi del gioco. Nelle necessità dei cambi di registro, bisogna essere contemporaneamente molto concentrati e rilassati.”

È portato per i quiz?

“È una bella sfida. La conduzione è molto diversa per certi aspetti da quella di altri programmi. Questo, poi, è un gioco, quindi, ha delle maglie anche più lente rispetto ad altri quiz. Mi ci trovo bene. Col passare delle puntate, capirò certamente di più.”

In quale gioco si sente particolarmente predisposto?

“Quando, come, dove, perché. È molto divertente, perché la mente vaga.”

Sabato, è andata in onda l’ultima puntata di “Italia si”. A margine del grande riscontro da parte del pubblico, avverrà la riconferma per la prossima stagione?

“Per quello che mi è stato detto, il programma è riconfermato per il prossimo anno, ma, per l’ufficialità, bisogna attendere.”

Le piacerebbe riproporre un programma del passato a cui è rimasto maggiormente legato?

“No, sono contrario alle riproposte dei programmi del passato così com’erano. È cambiato il mondo, e bisogna che i programmi assorbano i cambiamenti e, qualche volta, provino anche a rilanciare.”

Qual è stata l’esperienza più gratificante e positiva della sua carriera televisiva?

“Il debutto sulla televisione nazionale. Era il 1996. Il programma era Verissimo. Venivo da tanti anni nelle televisioni regionali e, quella dove mi trovavo, aveva chiuso improvvisamente. Ho letto su un quotidiano che stava per partire una trasmissione che si chiamava Verissimo. Così, ho preso le videocassette e le ho mandate a Canale 5.”

Nel 2016, ha scritto per il teatro “X=Y”, un testo incentrato contro la violenza di genere con la compagnia “Teatro in movimento”, rappresentato dai ragazzi nelle scuole e al Sistina. Che cosa si sente di dire a margine di questa gravosa tematica sociale?

“Quello che dicono tutti e, che piano piano, sta diventando realtà. Bisogna cominciare dalle scuole, da quando abbiamo dei giovani esseri umani che stanno capendo come ci si comporta con l’altro sesso. Naturalmente, il ruolo fondamentale è l’esempio che avviene all’interno delle famiglie. I genitori si devono rispettare profondamente tra loro. Questo è il più grande esempio, la cosa più importante che possiamo fare per il futuro dei nostri figli.”

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