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Intervista a Marcia Theophilo, la poetessa degli indios

Intervista di Alfredo D’Ecclesia alla poetessa Márcia Theóphilo.

Nata a Fortaleza, in Brasile. Ha studiato in Brasile e in Italia dove si è dottorata in antropologia. Tutta la sua opera si inspira alla foresta amazzonica, ai suoi popoli, ai suoi miti, ai suoi alberi ed animali e all’impegno di salvare il patrimonio naturale e culturale della foresta fino alla denuncia della sua distruzione.

La sua infanzia è stata influenzata dalla nonna paterna, che viveva in Acre, Amazzonia, e che è stata la prima persona che le ha raccontato i miti della foresta, le grandi visioni del fiume, le voci del vento, le metamorfosi della luna, mettendola in sintonia con la polifonia delle voci della natura.

Da allora si è sempre interessata ai problemi dell’Amazzonia e degli indios, volendo capire a fondo quest’umanità così pura nella sua origine e per questo seriamente minacciata dal degrado ed esposta a grandi pericoli. Attraverso i racconti di suo padre e di sua nonna ha compreso il significato del suo profondo legame con la foresta. In un’intervista dice: "Nel mio lavoro ho cercato di fare una fusione tra memoria emotiva e memoria culturale, tra poesia e documentazione, tra mondo arcaico e mondo contemporaneo, creando un tutt’uno in cui tutte queste materie si compenetrano. Penso però, che senza la poesia non si può arrivare all’anima della foresta. L’antropologia è una disciplina che ha finito con il privilegiare gli oggetti e la cultura materiale. Io ho privilegiato il soggetto più leggero, l’anima, la poesia".

Dal 1968 al 1971 lavora come giornalista nel campo della cultura e della critica dell’arte a San Paolo, sviluppando una collaborazione con artisti, come Maria Bonomi, Saverio Castellani, Tomie Otake e Otavio Araujo, scrivendo poesie (riunite nel suo libro di poesie, (Siamo pensiero del 1972) prefatto e tradotto da Ruggero Jacobbi) per i loro cataloghi e successivamente saggi sulle loro opere. L’interazione tra arti visive e poesia è sempre stata una costante nel suo lavoro.

Nel 1971 pubblica in Brasile il libro di racconti Os Convites’, tradotti Gli inviti.

Nel 1972 Márcia Theóphilo lascia il Brasile, sottraendosi con l’esilio alla repressione di una dittatura militare che impediva la libertà di scrivere e di studiare.
Nello stesso anno conosce a Roma il poeta brasiliano Murilo Mendes che le presenta il critico letterario Ruggero Jacobbi e il poeta spagnolo in esilio Rafael Alberti, con cui stabilisce un importante rapporto di lavoro e amicizia.

Il sodalizio con Rafael Alberti nasce dalla capacità dell’illustre maestro di unire pittura e poesia in un’unica arte animando i versi con immagini e colori. Ma ciò che soprattutto li ha legati è stato l’impegno per la libertà.

Un altro importante aspetto di questa amicizia, che è durata dieci anni fino al ritorno alla Spagna del poeta, è stato la partecipazione nei recital europei, dove Márcia Theóphilo ha scoperto la sua capacità di comunicare con il grande pubblico.

In questi incontri internazionali tra cui Poetry International (Rotterdam, 1977), la Convenzione Internazionale di Poesia (Struga, Jugoslávia, 1978), il Congresso di Scrittori Europei (Firenze, 1978) conosce Lawrence Ferlinghetti, Evgeny Evtushenko, Mario Luzi, Allen Ginsberg, Gregory Corso e altri.

Tra il 1973 e il 1979 pubblica, in Italia i libri di poesia: Siamo pensiero, Basta che parlino le voci e Canções de Outono; i saggi ’Massacro degli indios nel Brasile d’oggi’ e Gli indios del Brasile e la piéce teatrale Arapuca.

Quando in Brasile il processo di democratizzazione inizia, nel 1979, Márcia Theóphilo torna a San Paolo dove partecipa al Movimento per la Democrazia. È corrispondente della rivista italiana Noi Donne.

Nel 1980 pubblica nel giornale italiano Avanti! un articolo su Luiz Inacio Lula da Silva documentando le lotte sindacali per la democrazia.

Torna a Roma nel 1981 dove continua a lavorare nel intercambio culturale tra Italia e Brasile, organizzando incontri culturali come l’esposizione di artisti italiani e brasiliani Per la democrazia in Brasile al Museo Sant’Egidio di Roma nel 1981, il meeting internazionale La parola del Poeta sezione Latinoamericana del 1982, traducendo in italiano poeti brasiliani e in portoghese poeti italiani, tenendo conferenze.
In questi anni partecipa a vari recital di poesia tra cui: l’Incontro con la poesia Brasiliana, il Festival Internazionale de Poeti di Piazza di Siena a Roma, tra il 1983 e il 1984, il Festival di Letteratura dell’Orto Botanico e la manifestazione della Biblioteca Centrale di Roma Voci di vita, sempre a Roma.

Dal 1983 e il 1991 pubblica i libri di poesia: Catuetê Curupira,che vince il premio Minerva1983 e ’O rio, o pássaro e as nuvens/Il fiume, l’uccello e le nuvole e la piéce teatrale Dica a quelli che è da parte di Dulce.

Partecipa attivamente alla vita culturale italiana contribuendo alla fondazione della rivista Minerva, dirigendo, assieme a Amanda Knering, il Centro Culturale Donna Poesia, rappresentando il Brasile nel Centro Internazionale Alberto Moravia.

Dal 1986 è rappresentante dell’ Unione Brasiliana degli Scrittori (U.B.E.) nel Sindacato Italiano degli Scrittori.

Tra il 1991 e il 2003 pubblica i libri di poesia: Io canto l’Amazzonia/Eu canto Amazonas, Os meninos jaguar/I bambini giaguaro patrocinato dal W.W.F. Italia, che vince il premio Fregene 1996; Kupahuba - albero dello Spirito Santo edito da Tallone, che vince il premio ’San’Egidio’ 2000; Foresta mio dizionario che vince il premio Nazionale Histonium 2003 e il premio Parco Majella 2003.

Riceve i premi Nuove Scrittrici 1997, Carsulae 2001 e ’F.I.Te.l Nazionale’ dos sindicatos CGIL-CISL-UIL 2002 per la carriera.

La sua poesia entra a far parte di varie antologie tra le quali: ’Quel dio che non avemmo - 20 poeti dell’Europa e del mondo’ (Roma, 1999); ’Poesie d’amore. In segreto e in passione’ (Roma, 1999); ’Antologia de Poetas Bralileiros’ (Lisbona, 2000); ’Antologia da Poesia Brasileira’ (Santiago de Compostela, 2001); ’Per amore’ (Roma, 2002).

Partecipa come poeta a varie manifestazioni culturali tra cui: Recital di Poesia della Fiera del Libro di Francoforte (Francoforte, Germania, 1994), a manifestazione poetica della Biblioteca Municipale di S. Paolo "Scrittori nella Biblioteca" (S. Paulo, 1994); "Ungaretti, poeta de três continentes"(São Paolo,1997); "Moto Perpetu" (Pescocostanzo,1997); "Manifestazione Poetica del Premio Feronia" (Roma, 1999); "Prima giornata mondiale della poesia, festa della Poesia"(Roma, 2000); "Settimana dei diritti umani", (Umbria 2001), "La notte dei Poeti" (Nettuno, 2001), Festival internazionale di poesia di Palazzo Ducale (Genova, 2002), "Prima Rassegna dei Parchi e dell’Ambiente"(Cosenza 2002), ’Manifestazione inaugurale della giornata mondiale del libro’ dell’U.N.E.S.C.O. (Anno dell’acqua fluviale) (Camera dei Deputati, Roma, 2003), ’Carovana dei Poeti per la Pace’ (Italia, 2003), Festival Letteratura di Mantova, edizioni 2006 e 2009, "Knjizevnost Uzivo-Literature Live", Croazia 2006, Giornata Mondiale della Poesia 2009.

Pubblicazioni all’estero:
"Pjesme/Poemas" - Croatian P.E.N. CENTRE, Zagreb, Croazia, 2006
"Amazonas världens andetag" - 2 Kronors förlag, Höör, Svezia 2009

Dal 2003 fa parte della giuria del Premio Internazionale Fregene.
Dal 2007 fa parte del Comitato Etico - Scientifico di "Foreste per sempre"
Dal 2009 è Membro Onorario dell’Accademia Mondiale della Poesia

Márcia Theóphilo è candidata al Premio Nobel della letteratura 2010

Cara Marcia da bambina come vivevi la foresta?

Sono cresciuta insieme ad altri bambini, alle variopinte specie degli uccelli. Conosco la foresta fin dall’infanzia, i miei nonni paterni venivano dall’Amazzonia, dove mio padre è nato. Nell’Amazzonia della mia infanzia, i bambini vivevano nei villaggi in piena libertà, giocavano e il gioco stesso insegnava loro a vivere, a procurarsi il frutto degli alberi, ad imitare il suono degli uccelli e degli altri animali, a vivere la pioggia e l’acqua come elemento ludico.

Marcia in che tipo di famiglia sei cresciuta ?
 
La mia era una famiglia numerosa. Mia nonna è nata nella foresta, mio padre è anch’egli un figlio dell’Amazzonia. L’incontro con queste persone straordinarie, così fiere, corrisponde all’inizio della mia ispirazione lirica. La famiglia di mia madre, invece, di origine portoghese, rappresentava per me la città, la scuola, le regole di vita europee.

Parlami della tua nonna paterna?
 
La mia nonna paterna è stata la prima persona che mi ha raccontato i miti, le grandi visioni del fiume, le voci del vento, le metamorfosi della luna, le storie delle sirene e del folletti, mettendomi a contatto con la polifonia delle voci e dei suoni della natura, dove gli animali, gli alberi, i fiori erano personaggi che sapevano comunicare fra di loro e con gli umani. Era una grande matriarca india che raccontava storie, io le ho dedicato questa poesia.
 
Come vivevi la foresta?
 
Come ti dicevo sono cresciuta nella foresta, in piena libertà, in questo periodo, a soli cinque anni ho imparato a scrivere e da allora venni eletta dalla mia famiglia, dal mio clan, la scrivana. Per questo mi veniva portato rispetto e il mio lavoro aveva la debita considerazione. Scrivevo lettere per mia nonna, poesie per le amiche da dedicare a loro fidanzati, racconti da recitare. Ero Márcia la scrivana e da questo precoce inizio la mia vita di poeta si è dipanata.
 
Quali favole e leggende ti hanno raccontato da bambina ?

Arriva Ararí, gli altri formano il cerchio
iraçú è lo sparviero reale: per imitarlo
uno dei bambini indossa ali di penna
"Più ? ho fame" grida iuraçú
stende la gamba uno dei bimbi
e poi l’altra chiedendo:
"tú sena seni? ? è questo che vuoi?"
lo sparviero risponde: "è pela ? no"
fin quando arriva all’ultimo bambino
quasi sempre il minore, che è Ararí
"tú sena seni?". "Sì"
e volano i capelli di Ararí, mentre lei corre
senza mai spezzare la catena, senza cadere mai
lo iuraçú ritorna al proprio posto
e il gioco ricomincia "tú sena seni?"

 

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