• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Intervista a Carlo Alberto Canevali

Intervista a Carlo Alberto Canevali

Carlo Alberto Canevali, musicista, batterista. Il ruolo della percussione è cambiato, si è evoluto come del resto continua a fare la musica… La musica è frutto di un flusso continuo tra idee musicali, tempo, suono e tecnica... L’affiatamento è importantissimo, a volte lo si raggiunge immediatamente, a volte mai…Presto un’etichetta indipendente “nBn records” , che produca la mia musica e quella dei musicisti che condividono con me questo progetto..

Carlo Alberto Canevali
Musicista, batterista, la collaborazione con artisti come Kenny Wheeler, David Samuels, Stefano Battaglia, Franco D’Andrea, Furio Di Castri, Henry Threadgill, Michel Moore, Florian Brambok, Bruno De Filippi, Irio De Paula, Rudi Migliardi, Juarez Moreira, Renato Chicco, ha accresciuto la sua esperienza internazionale da farne un’emergente batterista nel panorama artistico. Oltre alla sua attività Live, è impegnato nell’insegnamento dal 1992 è titolare della cattedra di batteria presso il Centro Didattico Musicateatrodanza di Rovereto (TN).


Quando e come ha deciso di suonare la batteria, lo strumento più primordiale?
Quando? Molto presto, ad otto anni, non appena, sedendomi al seggiolino, sono riuscito a raggiungere anche i pedali. Come? Credo che non si scelga o si decida di suonare uno strumento, piuttosto si tratta di attrazione inconscia ed imprescindibile.


Carlo Alberto Carnevali, si può definire un batterista inquadrato in un ruolo ben preciso, o preferisce spaziare dal jazz al blues o soul ?
Essere inquadrato mi inquieta, non fa parte della mia natura. Ho suonato di tutto ma, con il tempo ho scremato, modellando la mia musica su ciò che sono veramente. Molti mi ritengono un jazzista, ma è una definizione che sento stretta. Che cosa vuol dire? Sono solo un musicista che esprime se stesso, rigettando per quanto possibile ogni compromesso. Se vuoi inquadrarmi in un ruolo ben preciso posso accettare solo quello di essere me stesso in un processo di continua evoluzione, attraverso fasi di negazione-affermazione. Molto faticoso ma decisamente poco noioso.


Negli anni sessanta con l’armonia e la melodia, il suono delle percussioni nella musica era fondamentale, non crede che ci si è lasciati andare troppo nel “ rumore” ?
No, non credo. Il ruolo della percussione è cambiato, si è evoluto come del resto continua a fare la musica. Il notevolissimo incremento di tratti complessi e poco familiari che caratterizza la musica del XX secolo, ci obbliga – se vogliamo farlo - ad ascoltare con nuove modalità e soprattutto ad ascoltare attentamente. Sfortunatamente non sempre questo avviene. Una maggiore educazione all’ascolto e, meglio ancora, un’esperienza esecutiva diretta sono sempre più necessarie per la comprensione dei nuovi linguaggi musicali. Un proverbio indiano dice: “L’uomo che ha assaggiato il seme della senape conosce di più circa il suo sapore di colui che ne ha visto un intero carico su di un elefante”. Così quello che prima sembrava “rumore” può trovare la sua legittima giustificazione musicale.


Suona sempre con lo stesso gruppo o accompagna diversi musicisti ?
Entrambe le cose. Posso dire che, avendo focalizzato maggiormente il mio modo di suonare, naturalmente tendo a suonare con gli stessi gruppi, o meglio, con la stessa tipologia di musicisti.


Quanto è importante l’affiatamento col gruppo di esibizione?
L’affiatamento è importantissimo. A volte lo si raggiunge immediatamente, a volte mai. Le caratteristiche del nostro lavoro spesso impediscono o rendono particolarmente difficile provare quanto si dovrebbe. Ovvio che il lavoro sul suono, sul come interpretare un brano al meglio, sullo sviluppo dell’affiatamento richiede tempo e fatica. I progetti migliori in cui ho partecipato sono sempre nati da un attento, lungo e faticoso lavoro di gruppo.
 
 
Nel panorama italiano e quello internazionale quale batterista oggi raccoglie il suo interesse ?
Sia in Italia che all’estero ci sono ottimi musicisti, ognuno con caratteristiche uniche, proprio per questo, mi è impossibile dire quale sia quello che raccoglie il mio interesse. Sicuramente sono attratto più dalle qualità musicali che tecniche. A volte mi stupisco ad ascoltare un bambino che gioca divertendosi alla batteria o al pianoforte. Gioca, come si dice suonare in inglese, in tedesco e in francese.


Ho avuto occasione di ascoltarla a Levico Terme , in occasione “Le vie del suono” e il pubblico era entusiasta dei suoi assoli, è sempre valida l’improvvisazione , ?
Se mi chiedi se tutte le ciambelle escono con il buco, ti dico purtroppo di no. Se la domanda riguarda il valore artistico dell’improvvisazione come pratica musicale la risposta è sicuramente si. L’improvvisazione è una forma di composizione estemporanea, è una disciplina che si apprende con il “fare”. Nessuno ti può insegnare come improvvisare, è un’esperienza che va vissuta e possibilmente analizzata e discussa. Richiede lo sviluppo di grandi capacità di concentrazione e di ascolto, di reazione-azione. E’, inoltre, un ottimo modo per trovare delle combinazioni musicali che possono portare in un secondo momento allo sviluppo di una composizione scritta. Per quanto riguarda la mia musica, l’improvvisazione è una componente primaria, a volte esclusiva.


Qual è il pubblico che le da maggiori soddisfazioni, quello dei concerti o quello intimo dei locali ?
Come dicevo prima, tanto più la musica è complessa, ricca di sfumature e silenzi, tanto più richiede un pubblico attento e silenzioso, quindi non c’è dubbio che preferisco il concerto in teatro all’esibizione in un locale, anche se in alcuni di questi, troppo rari in Italia, si possono creare energie e flussi comunicativi con il pubblico veramente unici. Peccato sia sempre più raro.


Quale è il suo pezzo preferito che le piace suonare ?
Non ha importanza cosa suono se ciò che suono è in grado di creare magia, stupore, continuo interesse, meraviglia, gioia, lacrime in chi ascolta, tra cui ci sono ovviamente anch’io, autore -esecutore - spettatore nello stesso medesimo istante. Bello, no?


Quando si riesce è il massimo, ma torniamo a noi, lei insegna percussioni, può rilasciare qualche consiglio per i giovani batteristi ?
Si, la musica è frutto di un flusso continuo tra idee musicali, tempo, suono e tecnica. Non tralasciate mai alcuno di questi elementi. La tecnica senza idee musicali o suono o capacità organizzativa del tempo, non serve. Imparate ad ascoltare fuori, ad ascoltare dentro, a lavorare sul suono, tutto il suono, a creare spazi e a prendervi spazi. Immaginate e create, tutto è possibile in musica.


Negli ultimi anni in Italia si è avuto un boom dei Festival Jazz, cosa ne pensi ?
E’ vero, ci sono festival ovunque e questo è decisamente un bene. Importante è però che la direzione artistica di questi festival sia competente e coraggiosa, cosa non scontata, purtroppo. Capisco che le logiche di mercato e di cassa impongano scelte più facili, mi piacerebbe, tuttavia, che parte dei budgets fosse riservata a progetti di ricerca e sperimentazione. Solo così si progredisce.


Per Canevali quali sono le condizioni ideali per suonare?
Assenza di compromessi tra ciò in cui credo e ciò che devo; un pubblico che accetta ciò che gli arriva senza preconcetti, che possa godere della musica lasciandosi portare senza paura; un clima rilassato con i miei amici, compagni d’avventura.


Quali sono i prossimi progetti di Carlo Alberto Canevali ?
In questo momento sto lavorando per far nascere un etichetta indipendente, nBn records, che produca la mia musica e quella dei musicisti che condividono con me questo progetto. Sono in cantiere nuovi dischi per i quali stiamo curando particolarmente il suono e l’immagine. Per quanto riguarda le copertine abbiamo studiato un nuovo packaging esclusivo e la grafica è curata dalle intuizioni ed opere geniali della pittrice Sara Giordani. E’ un progetto ambizioso in cui credo molto e so che mi darà grandi soddisfazioni.
 
 
 
 
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares