Internet come bene primario: e se non si arriva a fine mese?
Anche 10 euro hanno ormai un peso non indifferente nell’economia della vita di una persona o famiglia. Certo non preoccuperebbero l’aumento degli abbonamenti Sky se entrassero più soldi. Perchè stupirsi dunque se l’Italia arretra nell’uso di Internet rispetto agli altri paesi d’Europa?
C’è un’aliquota IVA che non è mai stata ridotta in questi anni. Eppure fa parte di un settore fondamentale nello svilluppo di un Paese che andrebbe sostenuto e agevolato: si tratta della tassazione sui servizi informatici e le connessioni Internet ADSL ferma da tempo al 20%. Forse pochi se lo ricordano ma tempo fa girava una petizione per richiedere l’adeguamento IVA del Canone dell’Abbonamento di Telefonia.
Quanti ci hanno provato a partire dall’eliminazione dei costi di ricarica: evidentemente se non c’è stata nemmeno una proposta ci sono troppi interessi in ballo affinchè per la stampa l’IVA resti al 4% mentre per Internet sia ancora così alta.
Chi e come decide per me se un bene sia necessario, di prima utilità o meno?
D’altronde se anche gli eBook sono tassati al 20% è facile capire come per il digitale ci sia ancora una grossa avversione qui in Italia.
Eppure mentre tutto il mondo spinge nella direzione opposta Berlusconi ha appena dichiarato che intende regolamentare Internet e che porterà le sue proposte al G8. Mentre dall’altra parte dell’oceano Obama è drogato di Blackberry, Berlusconi a malapena riesce ad utilizzare gli SMS ed il PC e forse Facebook sull’iPhone: "Ciao Silvio, Mara vuole aggiungerti come amico".
Da tempo credo, in modo un po’ utopìco, che Internet debba essere reso disponibile a tutti quasi fosse un diritto del cittadino. Se non ci si può permettere di fare la spesa come sarà possibile pagare le tariffe per le ADSL (che una volta erano le più alte d’Europa)?
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