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Intercettazioni, un malinteso senso della privacy

Il problema delle intercettazioni nasce da un malinteso senso della privacy. La riservatezza è un diritto illimitato che riguarda tutti e tutte le notizie.

Non è così. La riservatezza è un diritto limitato dal controllo giudiziario e dal controllo politico dei cittadini. Se un privato subisce il controllo giurisdizionale, non può invocare la privacy. Se un politico subisce il controllo giurisdizionale e quello dei suoi elettori, non può invocare la privacy.

L’autorità giudiziaria, per indagare su un'ipotesi di reato, può guardare dal buco della serratura e sotto le lenzuola. E non c’è riservatezza che tenga. Ma il Magistrato ha diritto di conoscere solo i reati. Il cittadino ha diritto di conoscere i reati, ma anche i peccati dell’uomo politico. 

La vita privata del politico è fatta di decisioni e comportamenti che investono la sua credibilità e le sue posizioni politiche. La credibilità e le posizioni del politico riguardano i cittadini. Se un politico ha un amante, questo investe la sua posizione politica sul matrimonio, se poi favorisce l’ascesa di questa persona ad una carica politica, questo riguarda la sua posizione politica sulla meritocrazia.

Se un politico tratta le donne come merce, questo investe la sua posizione politica sul femminismo; se un politico frequenta un mafioso o un delinquente, prostitute o minorenni, questo investe la sua credibilità sul piano nazionale ed internazionale. E quando si tratta della credibilità di un membro del governo, questa ha riflessi anche economici, ad esempio sul nostro grado di solvibilità dei titoli, ovvero sociali ad esempio sul grado di sicurezza dello Stato

Le notizie che riguardano il politico, anche quelle più intime, hanno dunque rilevanza pubblica e come tali possono, e devono essere pubblicate. La natura intima della notizia non esclude tale rilevanza, che trova fondamento nel potere di controllo dei cittadini su chi assume decisioni che investono la sua vita e quella dei suoi figli.

Non esiste un potere senza controllo, non esiste dovere senza controllo. La trasparenza del politico è necessaria per il controllo del suo potere. Ma il politico non esercita solo un potere, ha anche una funzione di rappresentanza che è una funzione pubblica collegata ai doveri costituzionali

Non a caso l’articolo 54 della Costituzione stabilisce che : "I cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore". La disciplina e l’onore del politico, questi i doveri dei politici il cui rispetto, quando non degradano in atti illeciti, è soggetto al controllo del cittadino elettore.

E' questo il fondamento costituzionale del dovere di trasparenza del politico, del potere di controllo del cittadino. Il politico ha il dovere di consentire ai suoi elettori la conoscenza dei suoi comportamenti e delle sue azioni, anche quelle più intime. Il cittadino ha il diritto di conoscere tali azioni, per controllare, e un domani scegliere se confermare il proprio voto o cambiare.

E allora qual è la privacy del politico? La privacy è un diritto residuale e si ritaglia con riferimento ai controlli a cui essa è soggetta. Si tratta dunque di stabilire ciò che rientra in questi controlli e ciò che è fuori. Dunque la privacy è la riservatezza non necessaria al controllo dell’autorità giudiziaria e al controllo del cittadino.

Per il soggetto privato, la privacy è tutto ciò che non riguarda ipotesi di reato o attività illecite. Per il soggetto politico, la privacy è tutto ciò che non ha rilevanza pubblica.

 

 

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