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Insabbiati documenti USA: 23 siti nucleari a rischio Tsunami. In Giappone ancora cibo contaminato

Le gravi carenze strutturali che hanno portato al disastro di Fukushima non sono un caso isolato. Secondo uno studio pubblicato su Natural Hazards sono stati individuati 23 centri nucleari, per un totale di 74 reattori, a rischio tzunami. Non tutti i reattori sono attivi, alcuni sono in fase di smantellamento, altri in costruzione.

I tre ricercatori Rodriguez-Llanes, Guha-Sapir e Rodriguez-Vidal, hanno utilizzato criteri storici, archeologici e strumentali per determinare le aree più esposte. La costa nord-ovest americana, la costa atlantica di Spagna e Portogallo, il nord Africa, l’est del mediterraneo e il sud-est asiatico sarebbero le zone a rischio a rischio tzunami.

Nel frattempo in America l’Huffington Post pubblica una lettera inviata da Richard H. Perkins, ingegnere della Nuclear Regulatory Commission, secondo cui la stessa commissione avrebbe censurato alcune informazione sui rischi legati alle centrali nucleari e alla loro sicurezza. I siti più esposti sarebbero quelli in Nebraska, Minnesota e in particolare quello in Carolina del Sud dove una diga a monte dell’impianto metterebbe in serio pericolo la struttura.

Il rapporto risale al luglio 2011, a quattro mesi dal disastro di Fukushima, la RNC ha fatto partire un’indagine interna per verificare quanto scritto da Perkins nella sua lettera. La commissione, in una nota, ha dichiarato di “non aver individuato rischi immediati” anche se rifiuta di pubblicare l’intero fascicolo perché “metterebbe a repentaglio la sicurezza o la vita stessa di numerosi individui”. La volontà è quella di non divulgare informazioni che potrebbero essere utili per eventuali attacchi terroristici. 

Intanto in Giappone si continua a fare la conta dei danni. La settimana scorsa l’agenzia stampa Kyodo News ha pubblicato i risultati dell’ultima ricerca condotto dalla Tepco. Lo studio riporta i risultati di una ricerca condotta su 9 esemplari di pesci, pescati il 5 settembre a 1km a largo di Minamisoma. Il livello di Cesio risulterebbe superiore alla soglia di tolleranza, 1350 becquerel per chilogrammo in confronto ai 100 ritenuti dal governo giapponese come sicuro per il consumo. 

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