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Inno alla biodiversità

La corretta gestione della biodiversità può garantire la salvezza dell’umanità. Gli uragani sono il pianto e la rabbia del Cielo e gli uomini continuano a stuprare la sua Terra.

“Per gli umani le foreste rappresentano un bene prezioso che viene messo a repentaglio quando si tagliano gli alberi… Gli alberi sono un meraviglioso filtro naturale, che elimina dall’atmosfera l’ossido di carbonio e altri agenti inquinanti. La traspirazione delle piante restituisce acqua all’atmosfera, e per questo il disboscamento provoca una diminuzione delle precipitazioni e fa aumentare la desertificazione. Gli alberi trattengono l’acqua nel terreno e mantengono umido il suolo. Proteggono la superficie terrestre dalle frane e dall’erosione, e impediscono che i sedimenti si riversino nei corsi d’acqua. Alcune foreste, in particolare quelle pluviali e tropicali, sono la fonte di tutti i nutrimenti contenuti in ecosistema, perciò il taglio degli alberi lascia di solito sterile il terreno. Infine, le foreste costituiscono l’habitat della maggior parte della vita sulla Terra: per esempio, le foreste tropicali ricoprono il 6 per cento della superficie complessiva, ma ospitano tra il 50 e l’80 per cento di tutte le specie terrestri vegetali e animali… i tecnici del settore hanno sviluppato diverse strategie per ridurre l’impatto ambientale… consistono nel tagliare selettivamente gli esemplari di specie pregiate, lasciando intatto il resto della foresta invece di tagliare a raso l’intero bosco; nell’abbattere gli alberi seguendo un ritmo sostenibile (uguale alla ricrescita); nell’abbattere solo macchie circoscritte di foresta e non vaste aree boschive, in modo che nella zona disboscata gli alberi possano presto ricominciare a rinascere, grazie ai semi prodotti dalle piante circostanti; nel ripiantare gli alberi uno a uno; infine, nell’abbattere e nel trasportare via gli alberi più grandi con l’elicottero, nei casi in cui il legno è pregiato” evitando dove è possibile l’uso di strade e camion che possono rovinare la foresta (Jared Diamond, Collasso, p. 477).

Purtroppo “la perdita di biodiversità tra le specie meno rilevanti economicamente spesso provoca una reazione scettica: “Chi se ne importa? Ti interessano meno gli esseri umani di un’alga o di un piccolo pesce inutile e disgustoso?” Questa obiezione non tiene conto del fatto che l’intero mondo naturale è costituito di specie selvatiche che ci forniscono, gratuitamente, servizi che per noi sarebbero altrimenti molto costosi, o addirittura impossibili da ottenere. L’eliminazione di molte piccole specie inutili ha sempre gravi ripercussioni sugli esseri umani, proprio come se facessimo saltare a caso molte piccole e apparentemente inutili viti che tengono insieme un aeroplano… i lombrichi sono indispensabili per mantenere la fertilità e la compattezza del terreno; i batteri che vivono nel suolo sintetizzano l’azoto, un nutriente essenziale… alcune piante e batteri sono in grado di degradare i nostri rifiuti e riciclarne i nutrienti, aiutandoci a mantenere pulito l’ambiente” (p. 496).

Inoltre “la luce solare può sembrare inesauribile, è facile ritenere che sia infinita anche la capacità della Terra di produrre vegetazione. Questo non è affatto vero come si è scoperto negli ultimi 20 anni. La quantità di energia solare fissata dalla fotosintesi in un ettaro dipende dalla temperatura e dalle precipitazioni; e a qualsiasi temperatura e livello di piovosità, la crescita vegetale è limitata dalla fisiologia e dalla biochimica della varie piante, anche di quelle più efficienti… le attività umane utilizzano (per esempio nell’agricoltura, la selvicoltura e i campi da golf), oppure deviano dal suo corso naturale o sprecano (come avviene per la luce solare che batte sull’asfalto e sugli edifici), circa la metà della capacità fotosintetica terrestre. Ciò vuol dire che la maggior parte dell’energia proveniente dal sole sarà usata per le attività umane e che poca ne rimarrà per sostenere la crescita spontanea della vegetazione” (p. 498).

Quindi “la prosperità di cui gode oggi il Primo mondo si basa sullo sperpero di tutto il nostro “capitale ambientale” (di fonti di energia non rinnovabili, di pesce, di terre, di foreste e così via). Lo spendere non dovrebbe essere confuso con l’arricchirsi. Non ha senso essere soddisfatti della nostra esistenza piena di agi quando è evidente che questo andazzo non può continuare” (p. 514). Si potrebbe definire l’uomo come un “animale così perduto nell’estasiata contemplazione di quello che crede di essere, da trascurare quello che indubbiamente dovrebbe essere. La sua principale occupazione è lo sterminio di altri animali e della sua stessa specie, la quale però si moltiplica con rapidità così persistente da infestare tutta la terra abitabile” (Ambrose Bierce, Il Dizionario del diavolo). Indubbiamente negli ultimi 50.000 anni l’uomo ha sterminato molte specie di grandi mammiferi e di uccelli più facilmente individuabili e ora sta passando a tutte le altre.

Infine, “la popolazione mondiale è oggi soggetta a una forte spinta propulsiva, in virtù del cosiddetto “slancio” demografico, ovvero la presenza di un numero sproporzionato di giovani in età riproduttiva, frutto della recente crescita demografica. Se tutte le coppie del mondo decidessero da oggi di limitarsi ad avere soltanto due bambini, che è proprio il numero che a regime lascia invariata una popolazione, gli abitanti del pianeta continuerebbero a crescere per circa 70 anni” (p. 501). Non a caso i paesi più popolati del pianeta sono quasi sempre anche i paesi più poveri e con gli ambienti naturali e sociali più disastrati. Sono quindi società che sviluppano corruzione, malattie, denutrizione, guerra civile, ecc. Quindi bisogna valutare attentamente il fatto che il controllo delle nascite, la diminuzione dell’impatto ambientale delle attività umane e il mantenimento della biodiversità possono garantire una vita umana fatta di salute e dignità.

Come ha detto il Dalai Lama: “Mai sono stati uccisi tanti esseri umani come nelle due guerre mondiali di questo secolo. Ma la natura umana è tale che quando siamo di fronte a una situazione tremendamente critica la nostra mente sa risvegliarsi e trovare un’alternativa. Questa è una facoltà dell’uomo” (New York Times, 28-10-1993). Chi vivrà vedrà…

Comunque, se parafrasiamo Tacito, si può dire questo degli Imperi delle Multinazionali: “Rubano, massacrano, rapinano e con falso nome lo chiamano Capitalismo (Impero). Infine, dove hanno fatto il deserto, lo chiamano Consumismo (Pace). Perciò, per non dimenticare di pensare, vi segnalo questo sito: www.skeptic.com. Naturalmente l’esigenza di mantenere la biodiversità riguarda anche le popolazioni umane (www.survival.it, www.salvaleforeste.it).

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