India, ucciso medico impegnato contro la superstizione
Impegnarsi per la promozione della laicità e del pensiero razionale talvolta è dura nei paesi occidentali, ma è ancora più difficile nel resto del mondo. Gli attivisti in Asia e Africa non solo sono pochi rispetto alla massa della popolazione e oggetto di un diffuso ostracismo sociale. Spesso ricevono minacce, subiscono violenze e angherie, oppure sono colpiti da una legislazione particolarmente confessionale contro la “minaccia” che rappresenterebbero per l’ordine costituito e le tradizioni.
Narendra Dabholkar, noto esponente dei razionalisti indiani e medico impegnato contro il dilagare delle superstizioni locali, ci ha rimesso la vita. Il 20 agosto è stato ucciso a colpi di pistola da due uomini in sella a una moto, raggiunto mentre camminava sul ponte Omkarweshwar di Pune, nello stato di Maharashtra, che era solito percorrere in mattinata. Proprio il giorno prima, il governo dello stato indiano si era impegnato a introdurre una legge contro la diffusione di pratiche superstiziose, spesso caratterizzate da abusi e truffe, nonché contrarie alle prescrizioni mediche. È frequente infatti, specie nelle realtà rurali, che la popolazione si rivolga a maghi credendo così di risolvere problemi particolari come malattie o per scacciare la malasorte. Una battaglia che proprio Dabholkar aveva portato avanti da decenni, facendo debunking e informazione tra la gente proprio nelle campagne, per promuovere il libero pensiero, la coscienza critica e la cultura contro l’ignoranza e l’adorazione di santoni e asceti vari che sostenevano di compiere miracoli, o contro pratiche degradanti e sacrifici.
È anche stato un costante pungolo verso le istituzioni affinché prendessero dei provvedimenti concreti, tanto che una proposta era in discussione da ormai otto anni ma era naufragata. Per questo si era fatto anche moltissimi nemici, tanto da aver ricevuto diverse minacce. In particolare tra gli ambienti dei nazionalisti e fondamentalisti hindu veniva aspramente criticato come “anti-hindu” e in generale come ostile alla religione, sebbene lui ci tenesse a precisare che il suo obbiettivo era fare in modo che venisse pienamente garantita la libertà di credo, come da Costituzione.
L’importanza di questa figura nel panorama indiano viene riconosciuta anche da Sonja Eggerickx, presidentessa dell’IHEU, organizzazione internazionale di cui fanno parte l’Uaar e la Federation of Indian Rationalist Associations. Proprio Dabholkar era stato vicepresidente della federazione indiana. Il suo assassinio ha destato una diffusa indignazione, sia tra i politici sia tra la gente, con migliaia di persone scese in piazza per protesta. Pochi giorni dopo la morte, il governo del Maharashtra ha introdotto una ordinanza che punisce chi sfrutta o froda tramite rituali, incantesimi o presunte cure magiche, provvedimento per cui l’umanista indiano si era speso così tanto. La misura però dovrà essere approvata dal parlamento locale.
Sanal Edamaruku, il presidente della Indian Rationalist Association che che rischia il carcere per aver svelato un finto miracolo e ora si trova in Europa, ha ricordato con trasporto Dabholkar, che conosceva direttamente.
“Era odiato dai fondamentalisti”, scrive, “ma era un uomo gentile e dal cuore aperto, amato dalla gente“. Secondo Edamaruku, anche gli sforzi dei razionalisti sul territorio hanno fatto perdere terreno alla superstizione, inducendo i più esagitati a minacce e violenze. “L’omicidio di Dabholkar può essere un campanello d’allarme”, aggiunge, “la sua brillante determinazione può ispirare sempre più indiani a prenderne il testimone e andare avanti”.
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