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In Russia giornalisti e osservatori indipendenti ridotti al silenzio

Le autorità russe hanno sviluppato un sofisticato sistema di restrizioni e dure rappresaglie per stroncare le proteste, fino a impedire ogni possibilità di seguirle e riferirne da parte di giornalisti e osservatori indipendenti.

 

 

Il rapporto descrive decine di casi di restrizioni illegali al lavoro dei giornalisti e degli osservatori indipendenti durante le proteste, tra cui arresti arbitrari, imprigionamenti, uso della forza e multe elevate.

La legge richiede ai giornalisti che seguono le proteste di indossare “segni che li identifichino chiaramente come rappresentanti della stampa”. La polizia pone sempre maggiori pretese, come la presentazione di “lettere d’incarico editoriale” o l’esibizione dei passaporti. Giornalisti vengono ammoniti a “non partecipare” alle proteste in programma e subiscono sistematici arresti prima, durante e dopo le proteste. In molti casi, gli arresti vengono eseguiti impiegando forza eccessiva e illegale che a volte può costituire maltrattamento o tortura.

Secondo il Sindacato dei giornalisti e degli operatori dell’informazione, un organismo indipendente chiuso da un tribunale nel settembre 2022, almeno 16 giornalisti sono stati arrestati nel giro di una settimana dalla protesta del 23 gennaio 2021 contro l’arresto di Navalny. Sette impiegati del Comitato contro la tortura, un’importante organizzazione non governativa russa, sono stati arrestati, in alcuni casi col ricorso alla forza, mentre monitoravano le proteste. In molti casi giornalisti e osservatori sono stati processati per “partecipazione a un raduno pubblico non autorizzato” e multati o condannati a 10 o più giorni di detenzione amministrativa.

Le rappresaglie contro giornalisti e osservatori sono aumentate dopo l’invasione dell’Ucraina. Il 4 marzo 2022 è entrata in vigore una legge che limita ulteriormente il diritto alla libertà d’espressione. Alla data odierna le autorità hanno avviato procedimenti penali nei confronti di almeno nove giornalisti e blogger per il nuovo reato di “diffusione di notizie false sulle forze armate russe” (articolo 207.3 del codice penale). Alcuni organi d’informazione e giornalisti sono stati incriminati per un altro nuovo reato, “discredito nei confronti delle forze armate russe impiegate all’estero” (articolo 20.3.3 del codice dei reati amministrativi), dopo aver condiviso informazioni sulla guerra in Ucraina.

In base alla nuova legislazione, un articolo che contenga qualsiasi genere di messaggio contro la guerra può dar luogo a un procedimento giudiziario. Nel giugno e nel luglio 2022 l’organo di stampa indipendente Vechernie Vedomosti e la sua editrice, Guzel Aitukova, hanno ricevuto multe di 450.000 rubli (oltre 7000 euro) per aver pubblicato una foto, parzialmente coperta, di un adesivo contro la guerra e di altro materiale contro l’invasione dell’Ucraina.

In altri due casi, diversi giornalisti di Dodov, un portale online di Vladimir, e di Pskovskaya Gubernia, un quotidiano di Pskov, sono stati presi di mira.

Il 5 marzo la polizia ha perquisito l’abitazione del direttore di Dodov, Kirill Ishutin, e quelle di altri tre giornalisti, tra i quali il diciassettenne Evgeny Sautin in quanto asseriti testimoni di un’indagine su un atto di “vandalismo”: un graffito contro la guerra comparso su un ponte, di cui per primo aveva dato la notizia proprio Dodov. Lo stesso giorno, agenti della polizia antisommossa hanno fatto irruzione nella redazione di Pskovskaya Gubernia, perquisendo gli ambienti e sequestrando computer, telefoni e altre attrezzature, nell’ambito di un’indagine amministrativa sul reato di “discredito delle forze armate russe impiegate all’estero”, introdotto il giorno prima. Secondo una denuncia anonima, attraverso la sua newsletter il quotidiano avrebbe incitato a organizzare proteste di massa. Ventiquattr’ore dopo, Pskovskaya Gubernia ha annunciato la sospensione delle sue attività fino a nuovo avviso.

Gli incessanti attacchi alla stampa libera che segue l’invasione russa dell’Ucraina e le attività del movimento contro la guerra hanno causato l’esodo dalla Russia di centinaia di giornalisti. Il canale televisivo indipendente TV Rain e il quotidiano Novaya Gazeta, tra gli altri, sono stati costretti a chiudere.

Stesso destino per l’emittente radiofonica Ekho Moskvy (nella foto, il logo), che aveva dato spazio ad alcune delle voci più critiche.

 

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