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In Puglia il primo parco eolico off shore d’Italia

Quando l’ormai ex ministro Scajola poteva ancora parlare di “sviluppo”, aveva espresso, in intesa con la maggioranza e chissà chi altro, la volontà di tornare al nucleare professando questa scelta come l’unica soluzione per poter rompere la dipendenza dell’Italia da altri paesi per quel che riguarda l’energia. Una scelta economicamente conveniente, sicura e non-inquinante, aveva detto, oltre che il sistema più rapido per arrivare all’obiettivo.
 
Diverse sono state le voci che si sono alzate a smentire “l’amico della cricca” (il premio Nobel Carlo Rubbia, per dirne una), ma il caso della Puglia sta diventando singolare sotto questo punto di vista, poiché dimostra non solo la concorrenza economica che può essere sollevata contro le tesi di Scajola, quanto per il fatto che porta l’esempio lampante di come lo sviluppo delle energie rinnovabili può essere messo in atto e può essere fatto in tempi molto ristretti. Dopo essere diventata la prima regione italiana in quanto a risorse di questo tipo, la Puglia di Vendola ha deciso di installare il primo parco eolico off shore d’Italia, lungo il canale di Otranto, a 20 km a largo di Tricase (Lecce).
 
Quali sono le innovazioni che comporta questo sistema?
 
Sono sostanzialmente due: la prima è che l’impatto ambientale e visivo è ritenuto minimo visto l’enorme distanza dalla costa (sarà invisibile ad occhio nudo); la seconda è che, essendo caratterizzato da piattaforme galleggianti, non si andrà ad intervenire ed alterare il fondale marino. Il progetto, approvato dal Comitato Regionale di Valutazione d’Impatto Ambientale, contenuto nella relazione tecnica del SIA (Studio d’Impatto Ambientale), prevede la costruzione di 24 pale eoliche per un totale di 90 Megawatt (Mw) di potenza elettrica prodotta, ed è affidato alla Sky Saver, una società creata a Santeramo in Colle (Bari) dalla multinazionale Blue H e partecipata dalla Dufenergy (compagnia elettrica lussemburghese). La costruzione verrà chiaramente spalmata lungo un arco temporale prestabilito, secondo dei criteri di tipo meteo-marino, ed attraverso un software che permette un monitoraggio costante sarà possibile regolare la velocità del rotore a seconda o meno di eventuali perturbazioni. Così una piccola parte dell’Italia inizia a sganciarsi dai grandi interessi lobbistici e ad iniziare una produzione autonoma locale, la stessa direzione che hanno preso da tempo anche altri paesi europei tra i quali la Gran Bretagna, l’Olanda, la Danimarca, la Germania, la Scozia, la Norvegia e pure la Spagna, nella convinzione che l’imprenditoria delle fonti rinnovabili e pulite possa fare la sua parte nel salvare l’Europa dal triste destino della globalizzazione.

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