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In Italia quasi 4.000 morti all’anno per incidenti stradali

In Italia, nel 2013, si sono verificati 3.721 morti in seguito ad incidenti stradali, pari ad un rapporto per 100.000 abitanti di 6,1 a fronte di una media mondiale di 17,5.

Questi dati sono contenuti in un rapporto, realizzato dall’Organizzazione mondiale per la sanità. Ogni anno nel mondo 1,25 milioni di persone muoiono ogni anno a causa degli incidenti stradali, che sono la prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 29 anni. Tre decessi su quattro sono di uomini.

I motociclisti sono particolarmente colpiti. Costituiscono infatti il 23% di tutti i decessi stradali. E il fenomeno presenta molte differenze a seconda delle aree del mondo in cui si vive. Infatti un grande divario ancora separa i paesi ad alto reddito da quelli a basso e medio reddito, dove si verificano il 90% delle morti per incidenti stradali pur avendo solo il 54% dei veicoli di tutto il mondo.

L’Europa ha il tasso di mortalità più basso pro capite (9,3 decessi ogni 100.000 abitanti), l’Africa il più alto con il 26,6. La media del mondo è di 17,5 morti ogni 100.000 abitanti.

Tuttavia, il numero di morti per incidenti stradali si sta stabilizzando, anche se il numero di veicoli a motore in tutto il mondo è aumentato rapidamente, così come la popolazione mondiale. Negli ultimi tre anni, in 79 paesi si è verificata una diminuzione del numero assoluto di incidenti mortali, mentre in 68 paesi si è registrato un aumento.

Il direttore generale dell’Oms, Margaret Chan, ha dichiarato, a tale proposito: “Le vittime del traffico stradale rappresentano un tributo inaccettabile, in particolare per i poveri nei paesi poveri. Ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Il rapporto mostra che le strategie per la sicurezza stradale stanno salvando vite umane. Ma ci dice anche che il ritmo del cambiamento è troppo lento”.

Le considerazioni del direttore generale dell’Oms valgono anche per l’Italia. E’ necessario che il numero dei morti causati dagli incidenti stradali si riduca considerevolmente, in tempi rapidi.

Nel nostro Paese ci si sta concentrando sull’introduzione del reato di omicidio stradale. Uno specifico disegno di legge è stato approvato dal Senato, ma è fermo alla Camera. Peraltro non tutti gli osservatori riconoscono all’introduzione di questo reato una notevole efficacia.

Comunque mi sembra indispensabile attuare una politica di più ampia portata rispetto a quanto avvenuto in passato, basata anche su un’estesa azione di prevenzione, che punti a ridurre notevolmente gli incidenti stradali.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.26) 23 ottobre 2015 21:46
    Rocco Di Rella

    Gentile Dottor Borrello, lei sottolinea un problema di cui la classe politica vuole occuparsi molto poco. Ha messo in evidenza la lentezza con cui si sta tentando d’introdurre il reato di omicidio stradale e ha dato un numero: 3.721 morti in in Italia a causa d’incidenti stradali nel 2013. Nello stesso anno gli omicidi volontari sono stati 502 (in costante calo da decenni!). La politica e l’informazione si occupano pochissimo della prima categoria di morti e tantissimo della seconda categoria. Stamattina ascoltavo alla radio un signore, eccitato dai tanti che ci marciano e ci mangiano sui problemi di ordine pubblico, che invocava il diritto di potersi difendere come negli Stati Uniti. Questo poveraccio non si rendeva conto d’invocare un rimedio peggiore del male. Del più grave problema dei decessi stradali si occupano in pochi, perché non conviene farlo e non conviene sfidare gli interessi che andrebbero colpiti. La prima misura da adottare sarebbe l’obbligo del limitatore di velocità su tutti gli autoveicoli. Non l’adottano perché verrebbero colpite le case automobilistiche. E’ più facile prendersela con qualche povero disadattato che commette un omicidio che con potentissimi colossi industriali!

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