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In Egitto si rischia di "aprire una nuova stagione di restaurazione autoritaria"

Ricordiamo tutti quando con i 379 sì, e le 54 astensioni, si diede luogo alla Camera, l'approvazione, lunedì 29 aprile, della Commissione parlamentare d'Inchiesta su Giulio. 

Da quel momento, tutto tace.Nell'attesa di vederne gli sviluppi, "burocratici", è importante soffermarsi su quanto riportato nella rivista dell'Osservatorio di politica internazionale che è un progetto di collaborazione che coinvolge autorevoli contributi scientifici. Le opinioni espresse nei prodotti dell'Osservatorio sono riferibili esclusivamente agli Istituti autori delle ricerche ma si tratta di una pubblicazione di rilievo istituzionale pubblicata sul sito del Parlamento della Repubblica italiana.

La relazione che riguarda l'Egitto, fotografa un Paese, nello stato in cui immaginavamo fosse. Dittatoriale, repressivo, autoritario. E' emerso che con l'approvazione del noto referendum costituzionale con il quale Al Sisi ha ampliato il proprio potere si è posta fine a "qualsiasi eredità rivoluzionaria e rischia contestualmente "di aprire una nuova stagione di restaurazione autoritaria." Si evidenzia che il voto in questione "ha certificato ancora una volta l’esigenza del regime di non permettere l’emergere di nuovi e possibili leader alternativi all’attuale corso politico. Di fatto un blocco all’ingresso per qualsiasi candidato che non abbia uno sfondo militare o un curriculum rientrante nei canoni accettati dal potere sisiano."

Si sottolinea che "A oggi, però, le uniche forme di opposizione vere al regime rimangono all’infuori dei confini egiziani e per la precisione si concentrano negli Stati Uniti, in Europa e in Turchia, dove è presente un variegato mondo di forze laiche e islamiste,accomunate da un forte sentimento contro l’attuale regime. Anche per ciò è facile immaginare che il governo eserciterà uno stretto controllo sulla sicurezza interna e proseguirà con una linea dura impostata sulla repressione del dissenso, delle libertà dei media e dei diritti civili, singoli e collettivi. Anche alla luce di ciò, le elezioni municipali, posticipate verso la fine del 2019, potrebbero rappresentare un banco di prova importante per il governo."

Per quanto riguarda i rapporti con l'estero si sottolinea che le priorità del governo "rimarranno sostanzialmente invariate sulle tre direttrici di politica estera: mantenimento di cordiali legami con gli Stati Uniti e l’Unione europea; ampliamento dei legami internazionali (tra cui un approfondimento delle relazioni con Russia e Cina); rinsaldamento dell’asse economico e politico con gli stati arabi del Golfo nelle principali questioni di politica mediorientale. Non meno complessi si sono altresì dimostrati i rapporti consolidati tra Egitto e fornitori europei, con i quali il paese ha intrattenuto una relazione basata essenzialmente sull’acquisto di materiale e hardware militare (principalmente da Germania, Francia e anche Italia) come priorità assoluta nel contesto delle campagne di sicurezza in Egitto e nelle crescenti tensioni geopolitiche nel Mediterraneo orientale(...)".

Così come emerge che"le relazioni con l’Italia rimangono ancora incerte soprattutto a causa degli sviluppi zoppicanti sul caso Regeni." Intanto, l'Egitto continua a stringere i rapporti con Washington e "presumibilmente, il tema dell’iscrizione della Fratellanza musulmana nella black list internazionale del terrorismo."diventerà uno degli obiettivi strategici da perseguire da parte dell'Egitto con gli USA.

 
mb

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