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Imprenditore saudita vende il figlio su Facebook

Saud Bin Naser al-Shihri, un imprenditore saudita ormai sul lastrico, ha deciso di mettere in vendita il proprio figlio di soli sei anni sul noto social network 'Facebook'. 

La triste vicenda di Riyad, pubblicata dal quotidiano saudita al-Sharq e tradotta in inglese dal sito internet Emirates 24/7, si è diffusa pian piano nella rete, scaturendo, come da immaginare, molteplici reazioni.

Una storia di povertà in un paese ricco, come l'Arabia Saudita, indicato come il principale paese petrolifero al mondo. L'imprenditore saudita caduto in povertà, secondo quanto da egli stesso sostenuto, a causa di un decreto del tribunale che lo ha costretto a chiudere l'azienda di servizi per gli avvocati nella quale lavorava da tempo, trovatosi in stato di disoccupazione e dopo il rifiuto delle autorità di un sussidio economico, si è affidato al più importante dei social network pubblicando sul profilo personale la sconvolgente notizia.
 
"Ho deciso di vendere mio figlio per dare una vita dignitosa a sua madre e alle sue sorelle in cambio di questa vita di povertà e desolazione nella quale viviamo attualmente. Mi sono anche recato al collocamento per chiedere un aiuto per trovare un altro lavoro, alla luce del recente decreto del re Abdullah, ma mi hanno detto che ho superato l'età stabilità dalla legge e che potevano aiutare solo chi aveva meno di 35 anni"

La richiesta dell'uomo, oltre a quella economica (la cifra infatti si aggira intorno ai 73 milioni di dirham, circa 20 milioni di dollari) è quella che nel contratto sia espressamente citata la città dell'acquirente nella quale il figlio potrebbe vivere. Tutto ciò in un paese dove il 20% degli abitanti del regno hanno raggiunto il livello di povertà, la vendita di bambini è un reato e la schiavitù è stata ufficialmente abolita nel 1962.
 
Il vero motivo che ha spinto l'uomo a un simile comportamento resta ignoto, ma molto probabilmente la ricerca di pubblicità e la compassione di un ricco sceicco sembrano essere le ipotesi più accreditate.
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