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Impiegati U.S.A. e getta

Continua la protesta dei lavoratori civili delle basi USA in Italia. Giorno 14 luglio è stata indetta dai sindacati UIL e CISL (ancora oggi la CGIL non viene riconosciuta) una manifestazione a Roma per protestare contro i 91 licenziamenti previsti, di cui 29 nella base di Capodichino e 62 a Sigonella (Catania) e per avere una maggiore attenzione alla loro situazione lavorativa da parte del Governo Italiano.

Il futuro lavorativo per 91 dipendenti civili delle basi USA resta ancora incerto. Gli scioperi del personale di Sigonella lo scorso 23 giugno e quello del 7 luglio a Capodichino non hanno dato i risultati sperati. Il comando Americano resta fermo nel proposito di portare a conclusione il processo di licenziamento del personale italiano entro e non oltre il 30 settembre di quest’anno, chiudendo, di fatto, ad ulteriori trattative con i sindacati. Gli stessi sindacati hanno a più riprese denunciato la sconcertante situazione della contemporanea assunzione di impiegati americani a contratto e ciò in deroga agli accordi internazionali (SOFA) che prevedono l’impiego quasi esclusivo di personale italiano; a tal riguardo i lavoratori siciliani e campani hanno trovato una forte solidarietà da parte dei colleghi delle altre basi USA per la paura, provata di fatti, di una progressiva riduzione del personale italiano, a tutto vantaggio di nuovo personale statunitense. 
 
Intanto i rappresentanti sindacali della Uil-Tucs di Sigonella avevano cercato aiuto in una lettera aperta al Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, denunciando i pesanti tagli di personale, nonostante Sigonella fosse diventata base dell’AGS e, quindi, facendo della base siciliana uno dei principali scali operativi a livello mondiale per gli aerei senza pilota Global Hawk (assegnazione di cui lo stesso Ministro era stato un aperto sostenitore, sottolineandone anche l’importante "ricaduta occupazionale"). La manifestazione del 14 luglio avrà, allora, il duplice scopo di cercare di ammorbidire una posizione americana, fin troppo dura, e nel contempo ottenere una maggiore attenzione da parte del Governo Italiano per una classe lavorativa costretta a relazionarsi con un "datore di lavoro" a cui, spesso, le regole e le tutele italiane sembrano andare strette. 
 
La speranza dei lavoratori é quella della costruzione di un nuovo livello collaborativo con gli alleati d’oltre oceano che passi dal reciproco rispetto dei ruoli, attraverso un’identità di categoria riconosciuta e tutelata dallo Stato Italiano.

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