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Il verso giusto

Lady appartamenti fa pace col fisco (come prima di lei, altri vip o signori come Greggio, Rossi, Prada): dopo che il fisco le contestava un mancato pagamento delle tasse per 300 milioni (su 2 miliardi nascosti al fisco per i sui suoi 1.243 immobili), ha ora sanato la situazione pagando 47 milioni di euro. Per nascondere la sua evasione (perché di questo si tratta) la signora Armellini aveva portato i soldi in Lussemburgo, e poi li aveva anche scudati. Da 2 miliardi di profitto siamo arrivati a nemmeno 50 milioni di multa. Non male direi.

Ecco, in questi giorni il governo è a caccia di quei 20 miliardi necessari nel 2015 per mettere in sicurezza i conti.

Perché gli 80 euro non sono stati sufficienti a spingere la ripresa e non verranno nemmeno estesi.

Perché servono soldi per la cassa integrazione vista l'emorragia dei posti di lavoro.

Perché ci sono gli accordi europei sul bilancio, il prepensionamento degli insegnanti (a quota 96) deciso nella riforma della ppaa.

Perché ci sono i tagli alla spesa pubblica decisi dal governo Letta per 5 miliardi.


Ecco, la domanda rimane sempre la stessa, da anni (dai tempi di B. passando per Monti e Letta): da dove prendere i soldi? Gli effetti della pacificazione col fisco da parte degli evasori sono quelli raccontati prima: si recupera solo una piccola parte, quando va bene. Riusciamo ad incassare solo un decimo di quanto accertato, il resto dei miliardi rimane tranquillo all'estero. A generare profitto per signori che oltre a rubare, lasciano affogare il paese. Non solo in senso metaforico per la crisi.

Per mettere in sicurezza il paese servirebbero 40 miliardi di euro: 

"Un serio piano di interventi e investimenti non è mai stato preso in considerazione, eppure i dati ci dicono che prevenire sarebbe molto meno costoso che intervenire a catastrofe avvenuta. Secondo i dati ISPRA, la messa in sicurezza del territorio nazionale comporterebbe un intervento di 40 miliardi, mentre ogni anno l'Italia ne spende circa 2,5 per far fronte alle emergenze che si verificano ormai con sempre maggiore frequenza" Bonanni - Lista Tsipras.

Per la sicurezza nelle scuole, si parla almeno di una cifra che balla tra 2,5 e 5 miliardi.
Per il solo Veneto, colpito dall'alluvione due anni fa e dalla tragedia a Refrontolo, il governatore Zaia aveva chiesto 2,8 miliardi:

«Non appena ho sentito che ci sono dei soldi fermi, depositati al ministero dell’Economia – ha detto ieri il governatore, mostrando con orgoglio le 177 pagine di dati, fotografie e spese delle recenti alluvioni – ho voluto subito suggerire come spenderli. Noi abbiamo bisogno proprio di 2,804 miliardi per completare gli interventi relativi al rischio idraulico e geologico. Interventi per 402 milioni li abbiamo già realizzati e alcuni li stiamo ultimando, ma ce ne servono molti altri. In questo dossier ci sono scritti quanti soldi ci servono, per fare cosa e dove. Se solo avessimo i soldi potremmo aprire i cantieri anche domani mattina». 

La cifra messa a bilancio per la messa in sicurezza si aggira invece a 2,5 miliardi, per tutto il paese, di cui spesi sono "soltanto" 400 milioni (è quanto ha riferito il capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, in audizione alla commissione Ambiente). Questo è quanto.

Perché non ci sono i soldi e perché i soldi, quando ci sono, non si riescono a spendere. O anche, quando vengono spesi, rischiano di finire nel giro della corruzione. Il verso non è ancora cambiato, dunque. E non cambierà finché ci saranno evasori che pacificano a basso prezzo le loro colpe e tragedie come quelle di Treviso.

 

Foto: Palazzo Chigi/Flickr

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