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Il tributo alla multinazionale della fede

Da giorni e giorni, anzi settimane, l’informazione è dominata da articoli e servizi che si rincorrono sulla pandemia in corso. Dati sui contagi in Italia, notizie su quello che avviene nel resto del mondo, provvedimenti governativi da un lato per il contenimento del contagio e dall’altro per il sostegno all’economia in sofferenza.

 

Tutto il resto va in secondo piano, se non proprio sullo sfondo. Normale che sia così; è una situazione straordinaria che merita il massimo dell’attenzione, gli stessi cittadini se ne interessano in via prioritaria.

C’è però chi sembra soffrire questa egemonia, se così possiamo definirla, delle notizie riguardanti la Covid-19 perché parte di quello spazio è stato eroso a suo danno. È la Chiesa cattolica, abituata ad avere sempre la sua parte nel grande show della comunicazione, a dare sempre risposte tanto pronte quanto scontate e puntualmente riprese dai principali media, anche istituzionali. Un bel problema; a stare troppo lontani dalla ribalta si rischia di perdere il contatto con la base.

Ma la Chiesa non è certo nata ieri e non è mai a corto di risorse, che tra l’altro accumula grazie a vere e proprie imposte come se fosse non tanto nello Stato ma lo Stato. Esiste una rete di giornalisti nelle principali redazioni che fanno capo direttamente agli organi ecclesiastici, i cosiddetti vaticanisti, che possono e devono sollecitare maggiore attenzione verso la Chiesa cattolica. Tanto per cominciare bisogna farsi notare, ci vuole un’idea appropriata. Ecco! Abbiamo le strade vuote per via del decreto di contenimento? Occasione senza precedenti per scendere direttamente in strada, ovviamente con le dovute precauzioni e le necessarie guardie del corpo. Quella è una cosa talmente insolita che non può non essere notata. Detto fatto. Mossa rivelatasi poi non del tutto azzeccata, però. L’opinione pubblica è rimasta fredda quando non critica, con tutte le ragioni peraltro perché se tutti dobbiamo uscire solo per necessità non ci si aspetta che chi di norma fa la morale dia il cattivo esempio. Perfino un giornalista come Augias l’ha definito un errore. In compenso il presidente Mattarella lo ha ringraziato della tournee nel messaggio augurale per il settimo anniversario del pontificato.

Altra cosa su cui far leva: i soldi. Bisogna far vedere che si aprono le tasche, a maggior ragione dato che proprio la carità e la solidarietà sono alla base di tutte le campagne di raccolta fondi avviate dalla Chiesa, a cominciare da quella sull’Otto per mille coi sacerdoti a dare la minestra al senza tetto o a curare il bambino scheletrico in Africa. Detto fatto anche questo. Dieci milioni di euro stanziati dalla Cei e centomila dal Vaticano, ma invece di dire dal Vaticano meglio dire da papa Francesco. Mediaticamente è più efficace. E giusto per non perderci tutti devoluti alla Caritas, quindi di fatto una partita di giro, ma tanto chi se ne accorge. Molto meglio hanno fatto prima i buddisti e poi i valdesi, che percepiscono una misera frazione di quanto arriva alla Chiesa cattolica dall’Otto per mille ma hanno donato rispettivamente tre milioni, ripartiti tra Protezione civile e Terzo settore, e otto milioni per la costituzione di un fondo speciale sull’emergenza Covid-19.

Ancora poco. Serve pompare di più, serve il titolone e serve che sia ripreso. Una bella intervista al papa in persona, più efficace del solito Angelus che a porte chiuse funziona meno che col papa affacciato dal balcone. Repubblica è il quotidiano scelto per l’occasione e subito la notizia viene fatta rimbalzare su agenzie, stampa concorrente e telegiornali, a cominciare da quelli della Rai servizio pubblico. Ma anche servizio privato vaticano, tant’è che in Rai non c’è semplicemente il vaticanista ma c’è una vera e propria struttura interna chiamata Rai Vaticano, sebbene non risulti che il Vaticano paghi il canone sulla bolletta della luce. A dirla tutta, fuori dal Vaticano neanche gli istituti religiosi lo pagano per intero.

Il contenuto dell’articolo? La fiera delle banalità, che in questi momenti sembrano essere indigeste a molte più persone del solito, almeno a giudicare dal tenore dei commenti sulle pagine web che le riprendono. Ha chiesto a Dio di fermare la pandemia. Più o meno come ha fermato tutte le guerre e le carestie ogni volta che gli sono arrivate le preghiere papali. Tranne le guerre fatte in suo nome, naturalmente. In effetti anche il coronavirus dovrebbe avere il lasciapassare divino visto che almeno in Corea del Sud e in Campania si sono sviluppati dei focolai proprio all’interno di comunità cristiane. Poi ha puntato il dito contro chi non paga le tasse, vero responsabile della mancanza di mezzi per fronteggiare l’emergenza. Il che certamente è anche vero, ma del fiume di soldi spesi per foraggiare la Chiesa invece che investiti nel bene pubblico ne vogliamo parlare? E infine, dulcis in fundo, la considerazione che chi non ha “il dono della fede” può comunque credere nell’amore delle persone. Chi l’avrebbe mai detto?

Massimo Maiurana

Foto di 5359090 da Pixabay 

 

 

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