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Il triangolo della pace di Papa Francesco

Il nuovo anno inizia ancora una volta con l'esortazione del Papa in occasione della tradizionale "Giornata della Pace". Il messaggio di Papa Francesco non presenta nulla di nuovo o di sconvolgente rispetto a quelli dei suoi predecessori, eppure riesce a restituire alla pace la sua vera essenza evangelica. Il nome della pace - per il Pontefice - è "fraternità", in quanto sintesi delle tre dimensioni fondamentali della giustizia sociale, della nonviolenza e della salvaguardia del Creato. L'assenza di solidarietà, la violenza bellica e la pretesa di manipolare la natura a proprio consumo sono, viceversa, i veri impedimenti all'affermazione della pace.

Nel suo messaggio per la 47^ Giornata mondiale della Pace (1° Gennaio 2014) Papa Francesco ha svolto le proprie considerazioni rifacendosi al suoi predecessori, ma dando al contempo un’impronta particolare alla sua argomentazione. Ad una prima, superficiale, lettura sembrerebbe che non si affermi nulla di nuovo o di originale sulla pace. Chi, come me, ha letto il messaggio con l’intenzione di trovarvi qualche affermazione particolarmente tagliente sulla follia delle guerre e sul militarismo crescente forse è rimasto addirittura un po’ deluso. Il fatto è che il magistero di questo Papa ci sta abituando ad affermazioni dirette, spesso poco diplomatiche, per cui era legittimo attendersi una condanna più dura e radicale dell’escalationbellicista che ha caratterizzato gli ultimi anni, insanguinando un mondo in cui il controllo economico delle aree geopolitiche si sposa sempre più frequentemente con quello militare.

Eppure lo stile differente di Papa Francesco – lo abbiamo visto in questi mesi – non consiste tanto in un’impostazione dichiaratamente ‘progressista’ da contrapporre a quella di altri pontefici, quanto nel ritorno ad un’essenzialità del messaggio cristiano, alla originale e sconcertante semplicità di un Vangelo che è di per sé rivoluzionario. Un richiamo ad una Parola che non ammette mezze misure e che costringe a fare scelte coerenti; ad una Parola che “…è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.” (Ebr 4:12)

Ecco perché a sconvolgere l’ipocrisia di chi chiama legge l’ingiustizia e pace la guerra basta tornare alle origini, al nucleo stesso del messaggio evangelico: la fraternità. E questo è infatti il cuore del messaggio scritto da Papa per l’ennesima giornata mondiale della pace, un messaggio cui opportunisticamente plaudono tutti – governanti compresi – salvo archiviare subito dopo quelle riflessioni tra gli insegnamenti morali che poco hanno a che fare con la vita di tutti i giorni.

Certo, a molti di noi sarebbe piaciuto un discorso più diretto e tagliente, incisivo come gli “auguri scomodi” dell’indimenticato don Tonino Bello, il quale scriveva nel suo stile politically uncorrect:

“Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame…”

Ci sarebbe piaciuto, dicevo, ma dobbiamo ammettere che anche il Messaggio di Papa Francesco ha colto perfettamente il bersaglio, nella misura in cui sottolinea la profonda coincidenza delle battaglie per i diritti umani, per la pace e per l’ambiente, interconnettendole in un’unica prospettiva di affermazione del concetto evangelico di ‘fraternità’.

Il primo punto è quello della giustizia , negata da una società sempre meno capace di affermare valori come l’uguaglianza e la solidarietà e tendente a “scartare” i più deboli, quelli che un finto progresso si lascia inesorabilmente indietro, quando non calpesta.

La globalizzazione, come ha affermato Benedetto XVI, ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. Inoltre, le molte situazioni di sperequazione, di povertà e di ingiustizia,segnalano non solo una profonda carenza di fraternità, ma anche l’assenza di una cultura della solidarietà. Le nuove ideologie, caratterizzate da diffuso individualismo, egocentrismo e consumismo materialistico, indeboliscono i legami sociali, alimentando quella mentalità dello “scarto”, che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati “inutili”…”

Il secondo punto affrontato dal Papa è quello della pace in sé, minacciata dalla violenza crescente dei conflitti armati, dalla corsa agli armamenti e dall’archiviazione dei trattati per il disarmo.

Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi! «In quest’ottica, appare chiaro che nella vita dei popoli i conflitti armati costituiscono sempre la deliberata negazione di ogni possibile concordia internazionale, creando divisioni profonde e laceranti ferite che richiedono molti anni per rimarginarsi. Le guerre costituiscono il rifiuto pratico ad impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità  internazionale si è data» Tuttavia, finché ci sarà una così grande quantità di armamenti in circolazione come quella attuale, si potranno sempre trovare nuovi pretesti per avviare le ostilità.Per questo faccio mio l’appello dei miei Predecessori in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico.” 

Il terzo elemento di questo “triangolo della pace” è quello della responsabilità ambientale, o meglio, dei disastri che sta provocando la sua assenza. Si tratta di un punto particolarmente importante per chi, come me, si dichiara “ecopacifista” proprio perché ritiene che si tratti di aspetti indissolubili.

“La visione cristiana della creazione comporta un giudizio positivo sulla liceità degli interventi sulla natura per trarne beneficio, a patto di agire responsabilmente, cioè riconoscendone quella “grammatica” che è in essa inscritta ed usando saggiamente le risorse a vantaggio di tutti, rispettando la bellezza, la finalità e l’utilità dei singoli esseri viventi e la loro funzione nell’ecosistema. Insomma, la natura è a nostra disposizione, e noi siamo chiamati ad amministrarla responsabilmente. Invece, siamo spesso guidati dall’avidità, dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non custodiamo la natura, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura e da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni future.” 

Carenza di fraternità e di cultura della solidarietà; negazione della concordia ed ostilità alimentata dagli armamenti; superbia del dominare e del manipolare : è questo perverso intreccio di egoismo, aggressività e superbia che, secondo Papa Francesco, ostacola l’affermazione di una vera pace. Essa, viceversa, potrà essere edificata solo se torneremo ai principi cristiani della solidarietà, della riconciliazione e della saggia amministrazione dell’ambiente. In altre parole, a quella “fraternità” globale che già otto secoli fa san Francesco aveva predicato come via per ricongiungersi al Padre di tutte le creature.

Il messaggio del Papa per questo 2014 che inizia non mira quindi a colpirci con affermazioni clamorose ma a farci riflettere a verità che – avrebbe detto Gandhi – sono “antiche come le montagne”. Scoprirci fratelli e figli di un unico Padre è qualcosa di talmente semplice – e al tempo stesso sconvolgente – da rendere inutile e retorica ogni altra considerazione. Del resto lo diceva già 27 secoli fa il profeta Isaia, al cap. 32:

“…15 Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto;allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva.
16 Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino.
17 Praticare la giustizia darà pace,onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre.
18Il mio popolo abiterà in una dimora di pace,in abitazioni tranquille,in luoghi sicuri…”

Buon anno di pace a tutti dunque. Un augurio che esprime anche la speranza che si riesca finalmente a lavorare insieme per impedire che diritto e giustizia restino parole; che il giardino che Dio ci ha affidato da amministrare diventi un deserto e che la “dimora della pace” sia rimpiazzata dai troppi “pentagoni” sparsi per il mondo.

 

Foto: Semilla Luz/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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