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Il sound orientale di scena a Venezia

"Musica dal Sud Est Asiatico", Venezia, 9-11 maggio 2011

LABORATORI
9 maggio, Conservatorio di Musica Benedetto Marcello: Kulintang filippino con Susie Ibarra e Roberto Rodriguez
10-11 maggio
Gamelan Giavanese con Widodo Kusnantyo
CONCERTI
10 maggio, Teatro Fondamenta Nuove: Electric Kulintang
Susie Ibarra, Kulintang, batteria, elettronica
Roberto Rodriguez, elettronica, cajon, batteria
11 maggio, Conservatorio B.Marcello:
Gamelan ‘Gong Wisnu Wara’

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini, che ha sede nell’isola di San Giorgio a Venezia, ha organizzato, in collaborazione con il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello, una interessante tre giorni di laboratori e concerti. Hanno iniziato i percussionisti e compositori Susie Ibarra, filippina e Roberto Rodriguez, cubano, i quali risiedono a New York e formano coppia fissa anche dal punto di vista familiare. Hanno parlato del loro periodo etnomusicologico, trascorso nell’arcipelago asiatico, dove hanno realizzato un breve documentario ‘ Song of the Bird King’, nel quale, attraverso la musica, viene narrata la storia di 7 tribù indigene in via di estinzione e dell’aquila filippina, pressoché scomparsa, sullo sfondo di un viaggio di ritorno a casa di un musicista. Entrambi gli artisti durante l’incontro hanno consigliato a chiunque voglia imparare la musica di un qualsiasi Paese, di andare a viverci, per entrare nel suo mondo, che non comprende solo la musica, ma anche il cibo e un diverso “modus vivendi”. La Ibarra ha poi

parlato del Kulintang filippino, un termine che indica sia la tradizione musicale dell’arcipelago, che un particolare strumento, indicato anche come ‘Carillon di gong’.
 
Il Kulintang è infatti composto da 8 gong di dimensioni medio-piccole, fatti di bronzo riciclato, con la parte inferiore aperta, appoggiata orizzontalmente su di un telaio che la mantiene sospesa, in modo da risuonare nella sua interezza. La parte superiore culmina con una protuberanza, che viene colpita da bacchette cilindriche, grosse un po’ più di un paio di claves. La mano sferra colpi liberi oppure si appoggia con delicatezza per creare il suono stoppato. Gli otto gong vanno a formare una scala di otto toni. La musica Kulintang è utilizzata per curare, per il raccolto nei campi, per la ritualità, per la tradizione, per la cerimonia matrimoniale. Rodriguez ha quindi spiegato il proprio modo di lavorare con l’equipaggiamento elettronico – PC, claypot, etc. Agli studenti che gli dicevano come il padroneggiare il tutto sembrasse assai difficile, egli
rispondeva: “e la vita non è difficile?”. In serata i due, che avevano inciso alcuni anni fa il CD ‘Dialects’, nel quale la Ibarra usava anche la voce, dolce e rasserenante, al punto che ha inciso anche un disco per i bambini, hanno presentato il loro ultimo CD, ‘Drum Codes’, in imminente uscita. Aleggia una sensazione di ‘New Age’, ascoltandoli. E sembra che il loro lavoro sia tuttora ‘in fieri’, alla ricerca di qualcosa che unisca con gusto la tradizione all’elettronica. Brava la Ibarra a suonare, anche solisticamente, il Kulintang. Non c’è virtuosismo in nessuno dei due sia al Cajon, sia alla batteria. Il pubblico sembra perplesso, comunque sfocia in un lungo, affettuoso applauso conclusivo.
 
Giovanni Giuriati, etnomusicologo e direttore dell’Istituto di Studi Musicali Comparati, nel primo incontro mattutino ha spiegato la tradizione del Gamelan indonesiano, in particolare di quello dell’isola di Giava, in cui trionfano i metallofoni ed i Gong e vengono utilizzate due scale, la Slendro di 5 suoni e la Pelog, di 7.
 
Ma la cosa più avvincente per i partecipanti, è stata quella di imparare a padroneggiare, almeno in parte, uno strumento, bene indirizzati dal maestro Widodo Kusnantyo, docente residente a Roma presso l’Ambasciata indonesiana della Santa Sede, il quale, oltre ad insegnare danza a Giava, ha allestito in Italia dal febbraio
 
Nel 2005 il Gamelan ‘Gong Wisnu Wara’, che si è esibito con un organico di 6 ballerine, 12 musicisti, più il maestro, che ha danzato nel brano iniziale, proponendo una sua coreografia, ispirata allo stile della danza di corte Bedhaya, la quale esprime al massimo grado l’eleganza (alus) e che si ritiene sia stata creata dal sultano giavanese Agung durante l’impero Majapahit (1293-
1527). Nei brani successivi Widodo ha diretto l’ensemble, suonando una serie di tamburi bipelle (kendhang), che assumono grande importanza, poiché indicano le variazioni dinamiche e di tempo. Emozionati, gli allievi hanno eseguito due pezzi, preparati durante gli incontri e composti dal direttore. Per il poco tempo a disposizione e la non familiarità con gli strumenti, il risultato è
stato senz’altro confortante. L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, fondato nel 1970 da Alain Danielou, in collaborazione con l’International Institute for Comparative Music Studies and Documentation di Berlino, dà appuntamento al 9 giugno con uno spettacolo dedicato al teatro kathakali, la forma più conosciuta, studiata e ammirata in Occidente di teatro classico
dell’India del sud.

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