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Il sole e la tua ombra: anziani e amministrazione di sostegno

Nel linguaggio un po’ untuoso di questo mai visto, italianissimo impasto di welfare, stato etico, carte giudiziarie, drammi familiari e piccolo affarismo, la persona “amministrata” (pare riecheggiare un profetico allarme della Scuola di Francoforte) viene definita “beneficiario”. Un suono francamente beffardo.
 

Nelle città, dove ti giri e giri non fai altro che vedere carrozzelle e deambulatori. La popolazione invecchia: il 23% ha 65 e più anni; il 7,4%, 80 e oltre. Si invecchia, ci si indebolisce, si cammina lentamente. Fa tenerezza vedere i vecchi muoversi lenti, accompagnati da floride badanti dell'est; quei corpi sono “racconti”, lasciano immaginare mille storie. Vanno per parchi pubblici, lenti, un po' straniti, gli occhi ancora vogliosi di vedere, la pelle ancora vogliosa di sentire. E fa piacere vederli al sole, sulle panchine dei parchi. La vita ha ancora un senso se ogni tanto qualcuno ti porta al sole. E se, dopo il sole, rientri nell'ombra di casa tua.

Ma spesso, le cose non vanno così. Da quando, grazie ad una legge varata vent'anni fa, rinchiuderli e dimenticarli è divenuto facile, per molti di loro il sole e l'ombra non esistono più. Nel 2004 la novità - tutta italiana - della Amministrazione di sostegno ha trasformato il loro corpo in un affare e una legione di avvocati, commercialisti o semplici disoccupati “formati”, ha scoperto il suo piccolo Eldorado. Con impareggiabile perspicacia la legge non mette limiti numerici: se te la senti, puoi amministrarne anche cento; e per tutti incasserai equo indennizzo.

Chi scrive la legge ignora due cose: 1) che siamo in Italia; 2) che l'ordigno che ha creato ha alcune perverse, nascoste potenzialità. Eccone una: Sergio, ottantenne - nome di fantasia, storia vera - finisce d'urgenza in neurochirurgia per emorragia cerebrale; dopo la convalescenza, siccome la testa non è più quella di prima, i sanitari - legge alla mano - dicono che devono segnalare il caso al Giudice per la nomina di un AdS; un primo figlio si propone, un secondo si oppone; in capo a Sergio c'è un cospicuo patrimonio immobiliare, e un figlio sospetta che l'altro possa trarre vantaggio da quel ruolo. Conclusione: il Tribunale, visto il conflitto, mette l'anziano nelle mani di un amministratore di sostegno “esterno” (un avvocato); che, dopo poco tempo, con consenso del secondo figlio e benestare del Giudice, decide il trasferimento in RSA. E a nulla valgono i ripetuti tentativi del primo figlio per salvare il genitore. Finito di prendere sole.

Passiamo al controfattuale e chiediamoci, “che sarebbe successo se questa vicenda si fosse svolta prima del gennaio 2004?”, cioè prima che l'illuminato Legislatore innescasse questa autentica bomba che è l'Amministrazione di sostegno? Facciamo uno sforzo - neanche troppo complicato - di fantasia: i fratelli, su un piano di perfetta parità, sarebbero stati costretti ad avviare - nell'interesse di tutti - un dialogo razionale e, volenti o nolenti, a trovare l'accordo più conveniente. Fuori dalle aule dei tribunali, ascoltando l'interessato, nella sfera dell’esercizio di un pieno diritto di cittadinanza.

Una storia vera, quella di Sergio; dolorosa ed esemplare. Vera come mille altre sparse per tutta la penisola. Che dimostra un fatto semplice e incontrovertibile: la Legge 6/04 è fatta apposta per generare conflitti endo-familiari. E quando non c'è di mezzo il patrimonio, ci sono pulsioni ed antiche rivalità. Altro che sostegno.


Nel linguaggio un po’ untuoso di questo mai visto, italianissimo impasto di welfare, stato etico, carte giudiziarie, drammi familiari e piccolo affarismo, la persona “amministrata” (pare riecheggiare un profetico allarme della Scuola di Francoforte) viene definita “beneficiario”. Un suono francamente beffardo.
I veri beneficiari? Oltre alla già citata legione, Kos (De Benedetti), Tosinvest (Angelucci), Sereni Orizzonti (Blasoni), e i colossi francesi Korian e Orpea, da tempo sbarcati in Italia. Con l’attuale trend demografico, un business da favola. Tutta gente che non si fa mancare il sole.

 

 

 

 

 

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