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Il sistema è fragile, il sistema è forte

Il futuro che ci aspetta dopo l’intervento di "salvataggio" della BCE e quello che avremmo potuto dover fronteggiare.

 
Vi chiedo pazienza perché temo che questo post mi verrà fuori un po’ lungo, ma tant’è.

Diverse volte vi ho messo a fuoco le storture del sistema economico in cui viviamo, e intendo continuare a farlo. Ci sono un sacco di cose fuori posto che non vanno, e dovremo affrontare sacrifici e nuove crisi, o meglio altre facce di questa crisi, tutt’altro che finita.

La mole di debito che si è accumulata si ripresenta periodicamente come un macigno sul nostro cammino. La risposta delle istituzioni è stata finora quella di infilarci sotto una “leva” e, con l’ausilio di un masso più grande, spostare il macigno dalla strada… in attesa di incontrare quel masso più grande usato per liberarla, per ripetere la procedura… forse finché il macigno non sarà così grande da sembrare un gigantesco e devastante meteorite.

Il mio timore, fondato e condiviso da molti blogger e autorevoli economisti, è che la stagione dei salvataggi dovrà prima o dopo cedere il passo alla stagione in cui i debiti vengono fronteggiati, colpendo il tenore di vita occidentale e costringendoci a vivere quel declino che in molti sensi è già “scritto”. Stiamo vivendo una pagina storica della Storia dell’Umanità, una grande civiltà sta cedendo il passo, o forse addirittura collassando, a favore di un’altra.

Ci sono molte ragioni sulle quali fondare il pessimismo e foschi presagi sul nostro futuro: dal picco di Hubbert alla questione demografica, dalla disoccupazione alle molteplici tensioni geopolitiche che potrebbero sfociare in eventi bellici globali, dalla fragilità dell’area euro alla galoppante inflazione cinese… potrei andare avanti a lungo, ve lo garantisco.

La serietà di questo blog però vuole andare oltre. Dobbiamo portare a spasso l’Orso, come sta scritto nel mensile di maggio (a proposito: bello, vero?), ma questo non toglie che possiamo vedere delle opportunità, delle cose che potrebbero anche virare al meglio. Vi faccio un esempio banale: le obbligazioni in euro stanno continuando ad alzare i loro rendimenti (ieri l’asta BOT ha portato i rendimenti al 1,45%, pochi mesi fa i giornali ci parlavano -imprecisamente- di rendimenti sottozero). Questo fatto può rivelarsi un problema estremamente grave: l’aumento del costo del debito potrebbe mettere in ginocchio economie gravate di debiti, tuttavia tutto questo potrebbe risolversi positivamente: il maggior costo del debito potrebbe incentivare i Paesi indebitati a ridurre il debito invece di perpetuarlo, attuando quelle riforme strutturali necessarie al loro risanamento. 
 
Non voglio annoiarvi con tecnicismi raffinati, che vi confonderebbero le idee, ma esprimere concetti “larghi”: l’interpretazione che do dell’intervento di FMI, UE e BCE è lo stesso di quello che scrivevo prima che lo attuassero: era la cosa da fare. Ora ne analizzeremo le conseguenze, alcune delle quali molto negative, ma il presupposto per me rimane che era la cosa da fare.

L’euro e le borse europee erano sotto una fortissima pressione: sfruttando le lungaggini di una burocrazia immatura era possibile trarre un utile lavorando sulla debolezza di alcuni Paesi, i cosiddetti PIIGS.

Il primo effetto di questo intervento è stato il far capire che da questo genere di operazioni si sarebbe finito per prendere delle perdite, altro che utili. Questo ha costretto i ribassisti a liquidare tutte le proprie posizioni e ricoprirsi (rimbalzone di lunedì). Ora i ribassisti sono liquidi e in attesa di trovare nuovi temi su cui lavorare, serve loro del tempo per trovare nuovi temi, e questo borsisticamente si rivela positivo.

Il secondo effetto è quello di aver tacitamente fatto abbandonare alla BCE la priorità numero uno: la stabilità dei prezzi. Se vi ricordate bene, quando Trichet dichiarò che la BCE non avrebbe comprato titoli di Stato motivò la cosa dicendo che era prioritario mantenere la stabilità dei prezzi (ovvero contenere l’inflazione), ne deduciamo che l’aver cambiato parere sull’azione da intraprendere sui titoli di Stato andrà a riflettersi sull’inflazione.

Questo rivela la strategia tacita che è stata condivisa dai regolatori: la exit strategy dal debito è l’inflazione. Attraverso l’inflazione il debito verrà eroso, sfruttando il tempo che si è comprato con l’intervento di “salvataggio”. Nella metafora del meteorite l’inflazione svolge il ruolo dell’atmosfera: una atmosfera più spessa farà ridurre il meteorite e (forse) lo renderà affrontabile.

Il sospetto che le cose stiano così è rafforzato dall’elevata attenzione che viene posta al deficit, badate bene alle parole dei banchieri centrali: deficit, non debito. Se le energie vanno concentrate nel ridurre il deficit, in modo che non si trasformi in debito, significa che per il debito si punta su altre strategie, e se non vengono esplicitate è perchè non si tratta di strategie attive, ma passive: grazie al contenimento del deficit il debito rimarrà costante, e grazie all’inflazione il debito si eroderà e diverrà gestibile.
Forse.

E questo spiega anche perchè dopo l’intervento di “salvataggio” le borse abbiano preso a risalire, mentre l’euro abbia continuato a scendere.

Ora, davanti a noi abbiamo un sacco di incertezze, molti miei “colleghi” sui loro blog si stanno dilungando nel raccontare le numerose controindicazioni di questo intervento e nel ribadire che non risolve niente, ma rimanda i problemi. E’ vero: non risolve proprio niente e oltretutto (tornando al meteorite) stiamo vivendo la parte finale del ciclo della nostra civiltà, il declino. Ma, accidenti, il collasso del sistema sarebbe stato meglio?

Occidit qui non servat. Dai debiti Greci e dai CDS sulla Grecia si sarebbe generato un buco nero che avrebbe risucchiato non so quanto del mondo conosciuto.

Che mondo ci aspetta, dunque, adesso? Come scrivevo in altri post dopo aver spostato i debiti dei privati insolventi alle banche, dopo aver sposato i debiti delle banche insolventi agli Stati, dopo aver spostato il debito degli Stati insolventi agli organi sovranazionali… abbiamo concluso le opzioni e il debito tornerà a colpire in faccia e nelle tasche gli unici soggetti reali, quelli che non sono sovrastrutture: gli esseri umani. Il tutto poteva accadere sotto forma di schock violento e devastante: il crash del sistema, con tutto quello che poteva implicare.

Viceversa con interventi come il Tarp negli USA un anno fa e quello di Bruxelles di domenica scorsa potremmo riuscire a “pagare il conto” lentamente, attraverso l’inflazione non ci impoveriremo dalla sera alla mattina, ma potremo abituarci piano piano, rinunciare poco alla volta a quel tenore di vita a cui siamo abituati, a cui non desideriamo rinunciare, ma che è la causa dei nostri attuali problemi.

“Sai che bello…” Già, ma rendersi conto della realtà è il primo passo per affrontarla correttamente. Tapparsi gli occhi non risolve niente, anzi…

Dunque visto che fortunatamente abbiamo tempo, cerchiamo di tirarne fuori il meglio, non consumiamolo tutto ad aspetare il crash: pensare al declino che stiamo vivendo, alla caduta dell’impero romano moderno, quasi ci disincentiva a cercare opportunità, tanto siamo destinati al collasso… ma potrebbe non arrivare affatto, potremmo non vivere abbastanza da vederlo.

Ci sono un mare di opportunità sul mercato, magari più difficili di una volta, magari occorrerà una analisi con un “taglio” più sofisticato, magari servirà essere più “esotici” di quanto avremmo mai potuto pensare di essere… ma in fondo siete così esotici da leggere un blog alieno, ed è già un buon punto di partenza…

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