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Il rapporto tra editore e autore. Qualità e rischio d’impresa

Ecco la seconda parte della mia breve guida di sopravvivenza per esordienti. Dopo 7 buone ragioni per darsela a gambe se un editore... , questa volta ragioniamo su qualità e rischio d'impresa.
Come si riconosce un buon editore? Alla stregua di un buon autore, egli investe , pretende e soprattutto offre qauità.
Qualità nel lavoro, nella cura delle apubblicazione m anche nei rapporti.
L'editore che vogliamo è colui che accetta di avere su di sé un rischio di impresa che non intende scaricare su altri (gli scrittori).
 

Mentre Moz deve ancora svelarci se la sua casa editrice l'ha trattato meglio di come ho descritto nel post 7 buone ragioni per darsela a gambe se un editore... e convincerci così non solo che ci mi sono sbagliata, ma che sono stata troppo severa ( :roll: ), ho deciso di tornare sull'argomento relativo al rapporto tra autore e editore.

Il rapporto tra editore e autore. Qualità e rischio d'impresa

Mi sono accorta che dalla discussione dall'ultimo post, quello in cui ho elencato alcune criticità relative al rapporto con il mondo dell'editoria per un autore esordiente, sono emerse ancora molte cose da chiarire.

Dunque, andiamo avanti! La stesura di questo post ha richiesto molto tempo e al termine mi sono accorta che avevo talmente tante cose da dire che era diventato lunghissimo.

Così, per non appesantirne la lettura e consentire una discussione più focalizzata, ho deciso di dividerlo in due parti.

In questo articolo parleremo della qualità che dobbiamo pretendere ma anche garantire e il tema del rischio d'impresa , dell'editore, ma anche nostro.

E vedremo come alla fine la cosa più importante sia davvero investire su noi stesse.

La seconda parte invece tratterà di distribuzione del vostro romanzo e della difficoltà di conoscere il numero di copie stampate, unico strumento che abbiamo per controllare vendite e ricavi.

È già in programma per venerdì prossimo, perciò restate connessi e se non vi siete ancora iscritti al blog, provvedete subito cliccando qui!

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Il tema della scelta e della selezione dell'editore si è rivelato più complicato del previsto. Non solo per la difficoltà di detectare ex ante possibili problemi, ma anche per la forte probabilità di incontrarne ancora, anche dopo le discussioni relative all'agognata firma del contratto.

Anzi, mi avete segnalato che nella maggior parte dei casi il dopo è anche più faticoso e complicato del prima!

Ecco dunque alcune riflessioni su argomenti nuovi che integrano i contenuti del post "madre" che ha generato la discussione (andate a leggerlo, se ancora non lo avete fatto, altrimenti vi perdete dei pezzi!).

Due riguardano sia l'editore che l'autore:

  • la centralità della qualità come conditio sine qua non (quella nostra e della professionalità che vogliamo dagli altri)
  • Il rischio di impresa per noi e per l'editore

Una riguarda esclusivamente noi, gli autori:

  • la conseguente necessità di investire su noi stesse e sulla nostra scrittura

Nel prossimo post quelle che riguardano prettamente l'editore:

  • come monitorare le copie effettivamente vendute
  • Il grande vulnus della distribuzione.

Cominciamo senza indugi il nostro secondo viaggio nei rapporti, difficili, tra editore e autore.

La centralità della qualità

Non definirò il concetto di qualità, ognuno sono certa ha il suo. Invece mi interessa considerare come molto spesso, parlando di qualità, siamo piuttosto indulgenti con noi stessi e assolutamente severi con gli altri, editori compresi.

Con troppa superficialità a volte decretiamo il termine del lungo lavoro di stesura e rifinitura del nostro testo, considerandolo "buono".

Ma abbiamo atteso abbastanza tempo?

Siamo stati capaci di mettere la giusta distanza tra noi e il testo per evitare di esserne troppo coinvolti per giudicare?

Un errore che ho fatto, dunque so bene di cosa sto parlando. E se potessi farei tornare indietro quella mail che ha inviato un testo assolutamente non maturo a un'amica che poteva mettermi in contatto con una casa editrice torinese cui tenevo molto.

Ma è acqua passata. Col senno di poi avrei dovuto attendere e sparare il mio colpo al momento giusto.

Pazienza. Capitalizzo l'errore e lo condivido con voi, magari serve ad altri.

Indulgenza con noi stessi e con l'editore? Attenzione alle trappole

L'auto indulgenza plenaria dunque non è un buon metodo per progredire. Mentre lavorare sulla qualità è il nodo centrale. Perché, lo diciamo sempre, la qualità è tutto.

Allo stesso modo l'indulgenza nei confronti dell'editore è da tenere a bada. Non commiseratelo perché, poverino, si è reso disponibile a pubblicare il vostro libro, che non sarà certo quel gran che che pensavate, che non è mainstream e che forse non vi darà le soddisfazioni che meritate.

Già.

Non lasciatevi turlupinare da parole volutamente sminuenti. Servono esclusivamente a farvi percepire la scelta imprenditoriale come un favore, cui dovreste eterna riconoscenza.

Insomma, vi hanno fatto la grazia, perché erano mesi o forse anni che aspettavate una risposta e non vi ha ancora considerato nessuno.
Eccetto lui, il benefattore. Al quale dunque perdonerete tutto.

Del quale forse vi accollerete oneri e fatiche, come correggere le bozze, editarle, disegnare e progettare la copertina, magari prsino portare in tipografia la ciano!

La qualità si vede nelle piccole cose. Se i refusi dopo la prima lettura restano, in numero considerrevole, significa che non stanno eseguendo il lavoro correttamete.

Per meritare la professionalità bisogna disporne di propria

 

Pretendiamo qualità ma siamo pronti ad offrirla?

Se un Editore conta su di noi per una serie di azioni che abbiamo concordato, è utile rispettare gli impegni presi. Non credete?

La serietà che esigiamo va garantita a nostra volta.

Qualcuno vorrebbe un editore che non cura l'impaginazione, o è troppo superficiale con i refusi, oppure ha proposto una copertina assolutamente inadeguata (e magari non è impazzito come facciamo noi self publisher per individuarne, una leggete qui :) o non rispetta il contratto?

Penso proprio di no. Allo stesso modo

nessun editore vuole un autore che presenta un testo non ben impaginato, scorretto grammaticalmente, mal editato, eccetera eccetera.

E magari scritto con una voce originale, unica. La vostra. Sapete tirarla fuori?

Quindi fatevi aiutare da un beta reader o lavorate in proprio svolgendo le stesse funzioni, anche se da soli è più difficile.

E se non sapete da che parte cominciare per revisionare un romanzo, forse questo articolo puo' fare al caso vostro.

Il nostro "rischio d'impresa" e quello dell'editore

Uno degli elementi che ci consentono di distinguere un editore dall'altro è la sua capacità di assumersi il rischio d'impresa.

Un editore che vivacchia nel suo quotidiano, scaricando tutti i costi della pubblicazione su altri, tipicamente noi autori, non sta svolgendo il compito che si è assunto, spontaneamente.

Quante aziende conoscete che non investendo mai un granello di soldi o intelligenza nella sperimentazione, nella novità, nel know how, siano durate a lungo? Non credo moltissime.

L'innovazione, la ricerca, lo sviluppo sono parole chiave per qualunque impresa. L'editoria non fa differenza.

Quando vi viene la fregola della pubblicazione, perché lo so che vi viene, è come una malattia, fatevi una sola domanda:

Davvero volete pubblicare con un editore che probabilmente sta vivacchiando e tra qualche anno chiuderà, solo per dire "Ecco il mio libro" ai vostri condomini?

Se l'editore è un imprenditore come gli altri, e lo è, poiché produce un bene e lo commercializza, ci aspettiamo da lui le stesse cose che ci aspetteremmo da un'impresa seria.

Ad esempio cura nella pubblicazione, specie cartacea, marketing e promozione del libro.

Ma anche valorizzazione del creativo ovvero di colui che ha scritto l'opera.

Siete voi! Certamente siete parte di quel libro, non dimenticatelo! Se non ci mettete la faccia non venderete mai!

Ci sono editori eccellenti, che investono sul prodotto-libro e su chi lo ha generato, che credono pionieristicamente nella promozione di nuovi talenti, che sperimentano la pubblicazione di nuovi generi, che non stanno nell'onda di ciò che funziona, il così detto mainstream.

Mainstream: "Flusso principale", "tendenza dominante". Non a caso è diventato un "genere" letterario

Insomma, ci sono editori che hanno a cuore tutte le fasi del libro, dalla sua correzione al post pubblicazione, fino al post vendita. Che considerano l'autore come una persona e su di essa investono.

Se la persona non è di qualtà, difficilmente può esserlo ciò che scrive.

Senza spessore non si tiene insieme una storia

Fare l'editore è proprio un lavoraccio

Con tutte le dicerie tipo non ci sono abbastanza lettori in italia, o che addirittura ci sono troppo scrittori in italia  (ma sarà proprio così?) , nessuno si preoccupa di quelli che davvero leggono e che pretendono, pure loro, guarda un po', la qualità.

Ecco perché non vanno bene le case editrici a pagamento (EAP), ne abbiamo parlato sempre nel post della scorsa settimana.

Perché non siete voi autori che dovete pagare il costo di una pubblicazione.

A meno che non decidiate di mettere su un'impresa ad hoc (e non sarebbe una cattiva idea, che ne pensate?)

In alternativa, c'è sempre il self publishing. Ma non pensiate che richieda meno tempo e professionalità, anzi.

In un modo o nell'altro dovrete lavorare sodo. Ma questo lo sapete bene.

Investire su voi stesse per coltivare il lettore

In ultimo ecco il cuore della questione. Non conviene rincorrere la forma editoriale più trasparente e a noi più congeniale se non abbiamo intenzione di investire su noi stesse.

Quello dello scrittore è un mestiere come gli altri. E merita rispetto! Siate professionisti e relazionatevi con dei professionisti che, prima di inviare il vostro testo a una importante casa editrice, vi dicano senza interesse alcuno e con la dovuta oggettività, se e quanto vale il vostro lavoro.

Non potete farlo da soli e non potete avere questa professionalità gratis.

Chi la svolge gratuitamente è molto probabile che si aspetti di guadagnare su di voi dopo. Un rapporto, specie se di lavoro, è meglio che nasca subito in modo onesto e trasparente.

Per quanto mi riguarda mi comporterò così con il mio secondo romanzo in fase di stesura.

Pubblicare con l'editore sbagliato puo' metterci su una china pericolosa. Chi è del mestiere lo conosce o lo riconosce subito. La vostra pubblicazione non solo non farà curriculum, ma con ogni probabilità sarà messa da parte, anche in libreria.

Che scoperta, meglio pubblicare con un grande editore! Ovvio. Ma come ci arriviamo ha la sua importanza, non credete?

Considerate che a volte semplicemente il vostro romanzo non è pronto.

Non è meglio che lo sia, prima di bruciarlo?

Conclusioni

Questo articolo parla soltanto di quella prozione di mondo delle case editrici che è lontana dalla serietà.

Il mercato editorale italiano, per fortuna, è pieno di persone serie che fanno seriamente il loro lavoro.

Il compito di questo e degli altri articoli in proposito è quello di mettervi in guardia da eventuali situazioni perniciose. E di mettervi il più possibile nelle condizioni di fare delle scelte consapevoli.

Al resto, ci penserete voi.

 

 

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