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Il processo per i bimbi congelati ripropone il tema del “rifiuto di maternità”

Una sentenza troppo “pietosa” quella che a una madre imputata di triplice infanticidio è stata pronunciata ieri alla Corte di Assise di Tours (Francia)?
A chiederselo sono in molti.

 

 
 
Ci si chiede se otto anni di prigione per Véronique Courjault che ha ucciso tre figli appena nati, nascondendone poi i corpicini nel freezer, non siano piuttosto una farsa di fronte a una mostruosità così grande confessata a pieno dalla stessa imputata. A buttare in farsa l’affaire è per primo Bakchichinfo che non esita a fare del processo e dell’avvocato difensore una commedia comica.

Ma in Francia il processo ha riaperto il dibattito sul “desiderio femminile di maternità” o meglio sulla “negazione della gravidanza”. In altre parole psichiatri e psicologi interpellati dai giudici della Corte hanno messo in dubbio che il desiderio di avere un bambino sia insito nella natura femminile.

Véronique Courjault
ha oggi 41 anni. Alla lettura della sentenza è rimasta impassibile. La stessa imperturbabilità con la quale ha descritto ai giudici le modalità del triplice infanticidio avvenuto negli anni 1999, 2002 e 2003, evocando anche il fatto di aver voluto preservare i corpicini dei neonati avvolgendoli in una coperta e infilandoli nel freezer.

Un’imperturbabilità che ad alcuni esperti è apparsa come una schizofrenica scissione tra corpo e ragione. Mentre da altri è stata vista come una naturale avversione alla gravidanza e alla maternità. Ed è proprio questa la tesi che si fa strada in questi anni sostenuta dalla psichiatra Sophie Marinopoulos, per la quale Véronique non è un mostro, bensì una donna che mette in atto, con la negazione della maternità, un meccanismo di difesa.

 
La donna vuole difendersi da una maternità che la fa soffrire, osserva la psichiatra, e dunque nega a se stessa di essere incinta. Ma la negazione è soltanto un sintomo la cui causa va ricercata nella storia personale di ciascuna donna.
 
Fortunatamente il rifiuto della maternità non porta necessariamente all’assassinio. Però è anche vero, dice ancora Marinopoulos, che molte donne incinte faticano spesso ad accettare di esserlo e per questo servono gli esperti che aiutino a far affiorare il desiderio autentico della donna. 

Del resto molti casi di madri che uccidono i loro bambini non necessariamente in un raptus di follia, dovrebbero far pensare a tutta la mitizzazione che nei secoli si è fatta della maternità. Forse si è poco riflettuto negli anni del femminismo su un aspetto della femminilità che è stato per troppo tempo condizionato dall’idea che una donna non possa dirsi tale se non mette al mondo un bambino.
Si dovrebbe riflettere e chiedersi se l’istinto materno non possa esprimersi in molte altre forme di creatività, di pietà verso le creature indifese, di protezione verso chi è fragile e chiede aiuto.

La mia personale opinione è che ai nostri giorni si possa davvero scegliere se essere o non essere madri senza per questo rinunciare ad un aspetto profondamente femminile dell’essere donna che sono l’accoglienza e la compassione.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.79) 20 giugno 2009 10:54

    Molte persone e molti pscichiatri si dimenticano che ci sono vari tipi di follia.... In questi casi occorrono soluzioni personalizzate e non la solita burocrazia... Ricovero in un manicomio criminale e sterilizzazione per evitare il ripetersi degli infanticidi...

  • Di Virginia Visani (---.---.---.191) 20 giugno 2009 15:27
    Virginia Visani

    Véronique Courjault è stata giudicata dagli psichiatri capace di intendere e di volere. Sostengono gli esperti che ha agito in piena lucidità.
    Per questo, dopo aver già fatto tre anni di carcere, ne farà altri cinque per scontare la pena per intero.
    In questo caso il ricovero in un ospedale psichiatrico è giudicato inadatto.
    In questo caso il "rifiuto o la negazione" della maternità sono argomenti che vanno studiati più a fondo dalla Scienza cheha sempre considerato un fatto naturalissimo il desiderio di avere un bambino.

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