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 Home page > Attualità > Cronaca > Il potere della menzogna: intervista a Mario Guarino

Il potere della menzogna: intervista a Mario Guarino

Ma­rio Gua­ri­no è gior­na­li­sta e in­via­to, au­to­re di in­chie­ste che han­no scan­da­glia­to gli in­trec­ci am­bi­gui tra po­te­ri for­ti, cri­mi­na­li­tà e po­li­ti­ca. Già col­la­bo­ra­to­re del set­ti­ma­na­le Il Mon­do, ha pub­bli­ca­to di­ver­si li­bri sul­la log­gia mas­so­ni­ca P2 e su Sil­vio Ber­lu­sco­ni. Non man­ca­no ope­re che han­no trat­ta­to con­tro­ver­se que­stio­ni re­li­gio­se, come San­to im­po­sto­re. Con­tro­sto­ria di pa­dre Pio I mer­can­ti del Va­ti­ca­no

Lo ab­bia­mo in­ter­vi­sta­to sul suo ul­ti­mo li­bro, che si in­ti­to­la Il po­te­re del­la men­zo­gna. Amo­re, po­li­ti­ca, re­li­gio­ne, in­for­ma­zio­ne, pub­bli­ci­tà, scien­za: vin­ce chi sa rac­con­ta­re fal­si­tà, usci­to per le Edi­zio­ni De­da­lo.

In Ger­ma­nia, come in al­tri pae­si, ca­pi­ta che i mi­ni­stri si di­met­ta­no per ave­re sem­pli­ce­men­te men­ti­to. In Ita­lia, “pae­se dal­la me­mo­ria cor­ta”, dove “l’in­for­ma­zio­ne è mal­ri­dot­ta”, casi del ge­ne­re sono in­ve­ce ra­ris­si­mi. Sia­mo mes­si peg­gio che al­tro­ve? Da noi vin­ce­re è più fa­ci­le, per chi rac­con­ta fal­si­tà?

In Ita­lia, in ge­ne­re le di­mis­sio­ni si an­nun­cia­no ma ra­ra­men­te si dan­no. I rap­pre­sen­tan­ti dei po­te­ri for­ti (fi­nan­za, po­li­ti­ca, re­li­gio­ne, gior­na­li­smo, ecc.) con­fi­da­no, ap­pun­to, nel­la sme­mo­ra­tez­za di mol­ti ita­lia­ni, i qua­li spes­so sono af­fac­cen­da­ti in qual­co­s’al­tro: sport, can­zo­ni, week-end, pro­gram­mi tv in­sul­si, ec­ce­te­ra. Ne­gli ul­ti­mi anni si è ag­giun­ta an­che la cri­si eco­no­mi­ca. Sva­ghi e in­trat­te­ni­men­ti, fa­vo­ri­ti dai po­te­ri for­ti, da un lato han­no so­prat­tut­to la fun­zio­ne di de­pi­stag­gio nei con­fron­ti dei pro­ble­mi rea­li, dal­l’al­tro con­sen­to­no a mol­ti po­li­ti­ci, ope­ra­to­ri del­la fi­nan­zia, ecc. di cu­ra­re me­glio i pro­pri in­te­res­si e, come at­te­sta­no le in­chie­ste gior­na­lie­re del­la ma­gi­stra­tu­ra, spes­so ciò vuol dire ru­ba­re il più pos­si­bi­le de­na­ro pub­bli­co. Dopo Tan­gen­to­po­li (anni ’90) si ruba di più e il li­vel­lo del­le fal­si­tà che si sen­to­no in tv è au­men­ta­to. Per fare un esem­pio: la­dri di Sta­to come Ber­lu­sco­ni — eva­so­re fi­sca­le ac­cer­ta­to — sono an­co­ra sal­da­men­te in sel­la. Ciò gra­zie a un’ac­coz­za­glia di de­pu­ta­ti e se­na­to­ri che a lui deb­bo­no mol­to e a un’in­for­ma­zio­ne mal­ri­dot­ta. Da cir­ca 30 anni, Ber­lu­sco­ni ha alle pro­prie di­pen­den­ze in­tor­no ai 500 gior­na­li­sti che — fat­te le de­bi­te ec­ce­zio­ni — rac­con­ta­no le cose a lui gra­di­te, men­zo­gne com­pre­se.

Un in­te­ro ca­pi­to del li­bro è de­di­ca­to alla re­li­gio­ne. Più che alle men­zo­gne vere e pro­prie, ci sem­bra che l’at­ten­zio­ne si sof­fer­mi sul­le omis­sio­ni, la di­sin­for­ma­zio­ne e l’in­coe­ren­za pro­pa­ga­te dal­le ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che, che ot­ten­go­no co­mun­que il me­de­si­mo ef­fe­to. È cor­ret­ta que­sta im­pres­sio­ne?

È cor­ret­ta. L’in­for­ma­zio­ne te­le­vi­si­va, so­prat­tut­to di Rai e Me­dia­set, pri­vi­le­gia la vita dei san­ti e del­la ma­don­na. L’in­va­sio­ne nei pro­gram­mi del papa, di car­di­na­li e di teo­lo­gi è as­sil­lan­te, in­sop­por­ta­bi­le. In Rai, non tut­ti lo san­no, ope­ra da de­cen­ni una strut­tu­ra gior­na­li­sti­ca per il Va­ti­ca­no, in qua­si tut­ti i gior­na­li la­vo­ra­no gior­na­li­sti-va­ti­ca­ni­sti, che spes­so viag­gia­no con il papa e con i car­di­na­li. Da qui di­scen­de un’in­for­ma­zio­ne pi­lo­ta­ta, fuor­vian­te, pie­na di omis­sio­ni, non­ché au­to­cen­so­ria. Nei talk-show, è raro che ven­ga in­vi­ta­to a par­la­re, su temi re­li­gio­si, un non cre­den­te o un agno­sti­co. Ep­pu­re, in ogni Pae­se, Ita­lia com­pre­sa, que­sti ul­ti­mi sono mi­lio­ni.

Ci­tia­mo un esem­pio tra i tan­ti scio­ri­na­ti nel li­bro, la bea­ti­fi­ca­zio­ne de­gli ot­to­cen­to “mar­ti­ri” di Otran­to. È sta­ta mo­ti­va­ta con la gua­ri­gio­ne di una suo­ra, ri­te­nu­ta “mi­ra­co­lo­sa”. Una suo­ra che è sta­ta però nor­mal­men­te e re­go­lar­men­te cu­ra­ta da un me­di­co, pe­ral­tro cat­to­li­co. At­teg­gia­men­ti del ge­ne­re sono, se­con­do lei, frut­to del­lo zelo re­li­gio­so, che por­ta a ne­ga­re l’e­vi­den­za, o sono in­ve­ce il frut­to di una sa­pien­te, bi­mil­le­na­ria ge­stio­ne del po­te­re e del­le mas­se?

Il caso spe­ci­fi­co ri­guar­da suor Ce­ci­lia Le­vo­te, di Otran­to. A cu­rar­la è sta­ta il pro­fes­sor Sal­va­to­re Toma, me­di­co di­chia­ra­ta­men­te cat­to­li­co, che con one­stà pro­fes­sio­na­le ha con­te­sta­to la as­sai pre­sun­ta “gua­ri­gio­ne in­spie­ga­bi­le” del­la suo­ra van­ta­ta dal Va­ti­ca­no per po­ter­la ele­va­re agli ono­ri del­l’al­ta­re. Il me­di­co ha di­chia­ra­to alla stam­pa di aver sot­to­po­sto a suo tem­po suor Ce­ci­lia a trat­ta­men­ti che­mio­te­ra­pi­ci, e ha so­ste­nu­to non trat­tar­si di mi­ra­co­lo. È una del­le tan­tis­si­me fal­si­fi­ca­zio­ni d’o­gni ge­ne­re pro­pa­ga­te da mil­len­ni a oggi dal­la Chie­sa cat­to­li­ca (cosa co­mu­ne a tut­te le re­li­gio­ni e set­te re­li­gio­se).

Come vede, da gior­na­li­sta, il fu­tu­ro del­l’in­for­ma­zio­ne? È pos­si­bi­le con­fi­da­re su di essa per cam­bia­re una real­tà spes­so de­pri­men­te? O si è dav­ve­ro in­cam­mi­na­ta sul via­le del tra­mon­to?

Il fu­tu­ro del­l’in­for­ma­zio­ne, e non sono il solo a so­ste­ner­lo, è nero. Ec­ce­zio­ni a par­te, gior­na­li­sti as­ser­vi­ti ai po­te­ri; gior­na­li­sti che ama­no il tran-tran quo­ti­dia­no e odia­no le in­chie­ste sul cam­po; gior­na­li­sti rac­co­man­da­ti e “fi­gli di”; gior­na­li­sti-ve­li­na­ri e gior­na­li­sti por­gi-mi­cro­fo­no; gior­na­li­sti “culi di pie­tra” che pre­fe­ri­sco­no met­ter­si sot­to l’a­la del po­li­ti­co po­ten­te di tur­no o del pro­prio edi­to­re. La si­tua­zio­ne è que­sta, e quel­li bra­vi — ce ne sono an­co­ra — sono osta­co­la­ti da di­ret­to­ri e col­le­ghi. Trop­pi gior­na­li, poi, han­no le mani le­ga­te per­ché vi­vo­no o so­prav­vi­vo­no gra­zie a ge­ne­ro­si con­tri­bu­ti pub­bli­ci: uno dei cam­pio­ni-di­ret­to­ri, da anni stra­pa­ga­to da chi paga le tas­se, è Giu­lia­no Fer­ra­ra. Mol­ti let­to­ri se ne sono resi con­to e non ac­qui­sta­no più gior­na­li, i qua­li han­no sem­pre meno cre­di­bi­li­tà. Ne­gli ul­ti­mi anni, 5.000 edi­co­le han­no chiu­so i bat­ten­ti, mol­te te­sta­te si sono tra­fe­ri­te su In­ter­net. È una cri­si mon­dia­le, ma in Ita­lia lo è in modo dram­ma­ti­co.

 

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