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Il postmoderno e il web

Internet come la realtà dimostra di un essere un “luogo” postmoderno: Internet con le sue infinite pagine e collegamenti ipertestuali, Internet con i siti “centro” del web 2.0 come Facebook, Youtube o Google, un cyberspazio che come le città postmoderne non ha centro, non ha simmetria. Facebook o Youtube sono comunità immense di utenti che rendono il mondo un villaggio globale, usando parole di McLuhan, comunità immense dove le distanze non esistono e le velocità sono supersoniche, comunità delle verità molteplici che si sostituiscono le une alle altre di continuo, Internet come un immenso mare dove navigare, un immenso mare che rappresenta il tutto e il niente che convivono nell'epoca postmoderna, un nulla labirintico e invisibile ma comunque tangibile, un nulla in cui ci sentiamo spaesati e persi e dove possiamo “trovare la strada” grazie ai tanti “cartelloni pubblicitari” che il cyberspazio offre, cartelloni pubblicitari e “insegne luminose” che ci bombardano ogni giorno e che formano la smisurata multimedialità in cui “affogare e immergersi”.

Un'iperrealtà, come la definisce Baudrillard, in cui proviamo “l'estasi della comunicazione”, in cui sperimentiamo ogni giorno emozioni e sensazioni “virtuali” ma anche tanto reali: realtà e cyber-realtà si mescolano in un groviglio indissolubile. Viviamo ogni giorno in realtà virtuali che ammaliano e incantano come giganteschi luna-park, intrattenimento per masse sempre più passive e controllabili.

Il postmoderno è perdersi, il postmoderno è relatività, il postmoderno è indeterminatezza e Internet, le realtà virtuali e il cyberspazio bene esprimono e interpretano tutto ciò. Postmoderno che è anche postumano: tablet, pc, smartphone, tutte queste macchine sono come protesi che segnano l'evoluzione da homo sapiens a uomo-ipertecnologico. Oltre alla fiducia smisurata nella società della tecno-utopia e della tecno-rivoluzione c'è anche la sovrastruttura ideologica della società dell'immagine che propone miti, supereroi, divi da adorare, icone pop, sottoculture, mitologie, etc.

Tecnologia, innovazione e società dell'immagine insieme ad un'opinione pubblica “forte” formano un immaginario collettivo che ha come fine ultimo quello di manipolare, controllare, condizionare e nello stesso rendere manipolabili, controllabili, malleabili grazie a fenomeni come la desertificazione culturale, l'appiattimento sociale e la massificazione.

Un'enorme illusione postmoderna in cui siamo immersi ogni giorno che non ci dice chi siamo ma punta a dirci cosa pensare, come comportarsi, cosa scegliere nella vita.

Abulici e pigri, ci lasciamo condizionare mentre viene annullato il nostro pensiero e la nostra interiorità.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di francesco latteri (---.---.---.248) 12 giugno 2014 15:40
    francesco latteri

    Gl’autori citati da Marshall Mc Luhan a Baudrillard e ad altri sono Maestri insigni che indicano una via. Tuttavia sembra esca una connotazione essenzialmente negativa del post moderno. Da parziale sostenitore di Gianni Vattimo, non considero del tutto tale il post moderno e con lui rivendico una positività del Pensiero Debole. Diverse delle considerazioni fatte inoltre sono già state di Nietzsche, ma anche lui vedeva sì da un lato il tramonto dell’ "umano" così come lo si era sin’ora conosciuto, ma, dall’altro anche una nuova Aurora...

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