• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Il pasticcio dell’immunità

Il pasticcio dell’immunità

Parlamento e governo, Finocchiaro e Boschi, si rimpallano critiche ed accuse. Chi ha voluto l’immunità per il Senato? 

Ma non è questo il problema. Questo è il solito giochino di palazzo, di un governo che non sa assumersi le proprie responsabilità e scarica; la colpa della estensione della immunità, prevista per i deputati (anche per i senatori) ricade sulle vecchie glorie del PD. Un giochino che denuncia, ancora una volta, il degrado della politica.

Il problema non è sapere chi ha esteso la immunità ai senatori. Il problema è la scelta tra abolire/conservare l'immunità o modificarne la gestione. Ma, per la serie dilettanti allo sbaraglio, Renzi ci dice che se l’immunità per i senatori intralcia il processo di riforma si può togliere. E non si accorge che, in questo marasma, una sola cosa è certa: non si può prevedere l'immunità per i deputati, ed escluderla per i senatori. Entrambi i rami del parlamento hanno rango costituzionale. Prevedere una disparità di trattamento significa creare squilibri costituzionali.

D’altra parte, è indubbio che questo istituto, da strumento di garanzia dell’autonomia del Parlamento, si è trasformato in privilegio e tradotto in una interferenza del Parlamento nell’autonomia della magistratura. E ciò non per l'inadeguatezza dell'Istituto, ma per l'inadeguatezza del suo utilizzo. La concessione dell’immunità, in alcuni momenti, è diventato un fatto automatico, mentre è stato valutato il reato, la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato e non il comportamento persecutorio del magistrato. Si è ripetuto in aula il processo, che è di competenza esclusiva della magistratura. E ciò ha trasformato l’istituto da strumento di garanzia in privilegio, da strumento di difesa delle prerogative del Parlamento in strumento di interferenza nell’autonomia della magistratura. Per questo il problema non è l’immunità, ma la sua gestione parlamentare. L’immunità conserva intatte tutte le ragioni per una sua conservazione, alla camera come al senato. Non si può escludere, a priori, la possibilità di una interferenza della magistratura nell’autonomia del Parlamento e quindi la necessita di uno strumento di garanzia per deputati e senatori.

Su questo dovrebbe riflettere Renzi se pensa, come mossa a sorpresa, di togliere l’immunità ad entrambi i rami del Parlamento. Su questo dovrebbe riflettere la Finocchiaro, quando circoscrive l’operatività dell’istituto alle sole ipotesi riferibili all’esercizio del mandato parlamentare.

E allora come è possibile prevedere l’immunità per entrambi i rami del Parlamento e nel contempo riportare, attraverso un'adeguata modifica gestionale, questo istituto alla sua natura originaria di strumento di garanzia?

Se il problema non è l’immunità, ma la sua gestione, allora occorre chiedersi se si può sottrarre al Parlamento la valutazione positiva o negativa sulla presenza o meno del fumus persecutionis. La risposta è positiva. Quando il cattivo utilizzo incide sulla natura e sulla funzione di un istituto, allora occorre intervenire. E se il Parlamento utilizza male il potere decisorio ed accertativo del comportamento persecutorio del magistrato, allora è giusto che gli venga sottratto tale potere. Cosi come è giusto che le disfunzioni gestionali non giustificano la sottrazione al Parlamento della garanzia della propria autonomia rispetto alla magistratura, stante l’intangibilità del principio della separazione dei poteri.

E allora, l'ipotesi di un ricorso alla Corte Costituzionale per la valutazione del fumus persecutionis è un ipotesi che risponde a questo problema, giacché assicura all’istituto la sua funzione originaria, senza intaccare il principio della separazione dei poteri.

 

Foto: Wikimedia

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità