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Il monologo di Favino a Sanremo: quando le parole diventano atti d’amore

Una storia che riguarda tutti, “il bisogno estremo degli altri, dello stare insieme e, al tempo stesso, l’insofferenza dello stare insieme”.

Parole che diventano atti di amore, fratellanza e solidarietà.

Finalmente !
Tutto questo è il monologo di Favino, tratto da “la notte poco prima della foresta “di Bernard-Marie Koltès.

E mentre l'emozione, attraversava la sala è entrata in scena Fiorella Mannoia per cantare con Claudio Baglioni "Mio fratello che guardi il mondo" di Ivano Fossati.

Allora l’emozione è uscita dalla nostra pancia ed è diventata sentimento di solidarietà e di fratellanza per i nostri fratelli, per i neri, cinesi, spagnoli rumeni che vivono con noi in questo benedetto paese. 

E così dramma degli immigrati, la loro sofferenza loro umanità è salita sul palco dell'Ariston.

Per questo grazie Pierfrancesco, grazie Ornella, grazie Claudio.

Grazie per aver spogliato l’immigrato della divisa di immigrato nero o mussulmano, che gli hanno appiccicato addosso l’ignoranza e l’egoismo della destra fascista.

No! non c’era l’immigrato il nero, l’islamico, sul palcoscenico di Sanremo, c’era Alì, Mustafà. E con loro anche il corpicino di Aylan sbattuto dalle onde sulle spiagge della Turchia, e del fratello Galin anche lui coinvolto nel naufragio.

C’era Mohamed, il tunisino morto di lavoro, e tutti i nuovi schiavi, fantasmi che vagano nelle campagne pugliesi, nelle periferie delle nostre città.


Una sferzata di dignità e di speranza per noi tutti, quelle parole di Favino, quella canzone di Fiorella e Claudio, che dicono ai nostri fratelli immigrati all’Italia, alzati, sollevati, dal fango dell’odio della paura dello stare insieme.

Momenti di grande televisione ma anche un grande momento per il paese, che riconquista con la musica e le parole la dignità che aveva perso e la speranza che aveva smarrita.

Che bello!

 

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