Era la notte tra il 22 e il 23 settembre del 1997, quando, nella località di
Bentalha si consumava un massacro. In Algeria, erano gli anni del terrorismo e, quella sera, vennero uccise centinaia di persone tra uomini, donne e bambini.
Quella notte, infatti, la città di Bentalha, situata ad un centinaio di chilometri a est di Algeri (tra Baraki e Sidi Moussa), viene attaccata da un gruppo di islamisti armati. Secondo quanto è stato riferito, si tratta almeno di una cinquantina di persone, alcuni addirittura parlano di un centinaio. Imbracciano armi automatiche, esplosivi, asce e prendono d'assalto due quartieri, Boudoumi e Haï Djillali, dopo aver tagliato l'elettricità nella zona.
Cominciano intorno alle undici di sera e continuano per quattro ore, metodici, attaccano strada per strada, casa per casa, con il solo fine di decimare intere famiglie. I militari cercano invano d'intervenire perché restano bloccati all'ingresso del villaggio. Le grida di orrore si mescolano al suono delle pallottole. Alcuni riescono a nascondersi o a fuggire, ma sono in pochi. Il bilancio delle vittime è di in un centinaio, anche se secondo i residenti di Bentalha si contano 400 morti.
Nel 1997, l'Algeria era al culmine di una dura guerra civile che era cominciata dopo la cancellazione delle elezioni del 1992 da parte dei militari, per evitare la vittoria del Fronte Islamico di Salvezza (FIS). A quell'epoca, Bentalha era una cittadina a pochi km a sud di Baraki, una città satellite di Algeri, in cui la popolazione aveva votato per il FIS alle elezioni e, inizialmente, molti abitanti si erano mostrati a favore dei gruppi di guerriglieri islamici, che cominciarono ad opporsi al governo subito dopo l'annullamento delle elezioni. In un primo momento, i combattenti della zona appartenevano al Movimento Islamico Armato (MIA) e a vari gruppi indipendenti; dopo il 1994, questi vennero integrati nel più grande Gruppo islamico armato (GIA). Data la situazione, l'esercito si mobilitò con una forte presenza nella zona, un checkpoint nell'entrata orientale della città, una serie di posti di blocco e una caserma sul lato nord di Baraki. Il GIA anche, però, rispose con un'importante mobilitazione nell'area: tra il 1994 e il 1996, i combattenti si riversano apertamente nelle strade di Bentalha e uccisero numerose persone associate al governo. Nel giugno del 1996, il governo fu così costretto ad istituire "una guardia comunale" di circa dieci persone che fosse in grado di controllare le strade in Bentalha. Ciò nonostante, il 29 agosto del 1997, circa 200 persone vennero uccise a pochi chilometri a sud-est. Si sparse la voce che altri massacri sarebbero presti arrivati. Uno di questi, sarebbe stato proprio quello di Bentalha, tra il 22 e il 23 settembre dello stesso anno.
La responsabilità di questo massacro venne rivendicata dal GIA in un comunicato stampa del 26 settembre. Fouad Boulemia, un esponente di spicco del GIA, venne condannato a morte l'1 agosto del 2004 (per la seconda volta, dato che era stato anche riconosciuto colpevole di aver ucciso il leader del FIS, Abdelkader Hachani). Per l'aver preso parte al massacro, il leader locale del GIA, Laazraoui, venne ucciso nell'ottobre del 1997. Tuttavia, alcuni hanno sollevato dubbi circa il possibile coinvolgimento del governo nell'operazione, alla luce dell'apparente rifiuto dell'esercito di entrare in città per intervenire. In particolare, un sopravvissuto, Nesroullah Yous, emigrato in Francia, ha pubblicato un libro, Qui a tué à Bentalha?, in cui racconta il suo ricordo di quella notte e sostiene che il GIA fosse stato infiltrato dal governo algerino. Non a caso questo libro è stato vietato in Algeria. Un elemento particolarmente suggestivo della sua testimonianza è dato dal fatto che i guerriglieri non sembrano interessarsi molto alla religione e dicevano anche che i soldati al di fuori del villaggio non sarebbero intervenuti.
Dieci anni dopo il massacro, la relazione del centro di assistenza psicologica di Bentalha, fondato all'inizio del 1998, dalla Fondation nationale pour la promotion de la santé et le développement de la recherche- FOREM, ha pubblicato un rapporto dal quale emerge che "la terapia coinvolge circa 120 adulti e 413 adolescenti e dimostra che il 73% dei bambini ha subìto traumi tra il 1995 e il 2000. Per il 39% dei casi, l'origine dei disturbi è legata ad atti terroristici, per il 28% dei casi, alla morte del padre (direttamente o indirettamente connessa al terrorismo) e per il 26%, all'assassinio del padre".
Quasi venti anni dopo, il massacro di Bentalha, come molti altri, è quasi dimenticato. Non se ne parla più ma molte continuano ad essere le conseguenze di quegli anni sul popolo algerino.
Foto: Pascal Convert, Madone de Bentalha.
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