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Il legittimo fallimento


Il legittimo impedimento è stato bocciato in parte. È inutile affliggersi quanto gioire. La scena del secondino che chiude la porta della cella, dà un paio di mandate e appende le chiavi al chiodo troppo distante per la mano che si allunga tra le sbarre, rimarrà il frutto della nostra fantasia. Berlusconi non andrà mai in carcere. E non pagherà mai per i reati che probabilmente ha commesso.

Il vero problema degli italiani è che questo, ormai, non conta neanche più. Diciassette anni di Berlusconi, tra governo e opposizione, sono troppi anche per un popolo come il nostro, abituato a essere governato da piazzisti beceri e ciarlatani. Ed è abituato perché li vota, anche con molto entusiasmo.

Gli italiani, gente in grado di anticipare il vento ogni volta che crede stia cambiando, lo hanno capito. Berlusconi è un corruttore. Anche chi gli ancora è fedele lo sa, ma il fatto di non avere alternative politiche giustifica, ai suoi occhi, la rinnovata fiducia. Quel minimo di ragione che ci era rimasto, trasparso dal lancio di monetine verso Craxi all’uscita dell’Hotel Raphael, è svanito in questi diciassette anni. Per l’appunto, quel briccone di Craxi è durato meno di Berlusconi, sebbene ne fosse il precursore. Adesso sembra che quel po’ di raziocinio da utilizzare nei pochi istanti in cui si resta da soli nella cabina elettorale, stia ritornando. Intanto non rattristiamoci troppo per la sentenza della Consulta. Infatti, in virtù delle varie sospensioni dei processi, vedi prima Lodo Alfano e legittimo impedimento poi, molti dei giudici che dovevano decidere delle sorti di Berlusconi sono stati destinati ad altri incarichi. Questo vuol dire la nomina di nuovi collegi giudicanti, che dovranno ripartire da zero per riesaminare tutti i faldoni dei procedimenti, con una perdita di tempo che si rivelerebbe fatale. Le prescrizioni infatti sono alle porte. Il processo Mills verrà prescritto entro il 2011, come anche il processo Mediaset. Il terzo, Mediatrade, invece ha una data di scadenza più lontana: 2012. Data la tempistica con cui si svolgono i procedimenti in Italia, abbandonare le speranze di arrivare a una sentenza definitiva non è semplice pessimismo, ma doveroso realismo. Tuttavia questo vale solo per chi fosse ancora convinto che si potesse mettere Berlusconi in galera. Per i disillusi, invece, conta solo che abbandoni la scena politica italiana.

La decisione della Consulta di ieri è un bel pasticcio giuridico. Affidando ai giudici la responsabilità di valutare se gli impegni del premier costituiscano o meno un legittimo impedimento, ci si dimentica che tale istituto è già previsto dal nostro codice di procedura penale. Inoltre, come recita il 1 comma dell’art. 1, che non è stato bocciato, sono da interpretare come impedimento non solo gli impegni essenziali alla funzione del premier, ma anche le relative “attività preparatorie e consequenziali nonché ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di Governo”. Questo, come affermato al telefono di Rai News dal Professore Costituzionalista Stefano Ceccanti, porterà a un’enorme conflittualità nei processi. Infatti, ogni qual volta la difesa del Presidente del Consiglio si vedrà negata dal giudice la certificazione come legittimo impedimento di un qualsiasi impegno, potrà sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato di fronte alla Corte Costituzionale, che si dovrà pronunciare di volta in volta, con un dispendio di tempo che potrebbe rivelarsi letale per i procedimenti. Adesso non resta che attendere la conferma dell’ufficio centrale della Cassazione del referendum abrogativo previsto in primavera, perché solo in questo modo si attesterà la volontà degli italiani di non riconoscere B. più uguale degli altri di fronte alla legge. Le dichiarazioni dei fedeli di Berlusconi che adesso seguiranno saranno volte unicamente a influenzare il voto referendario.

Nel frattempo non resta che contentarci dell’incostituzionalità del legittimo impedimento. Ci aiuterà a non vedere, almeno per un po’, il legittimo fallimento a cui siamo stati condannati.

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