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Il lavoro chiama. Un picco di ordini

di come Cristina della Decco si mise in contatto con il sottoscritto

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-Ciao Giacomo, sono Cristina della Decco, ti disturbo? Ti chiamavo perché volevo sapere se in questo periodo stai lavorando.

-Macché, al momento niente.

-Ottimo, allora ti faccio una proposta. Abbiamo ricevuto una richiesta urgente da parte di un'azienda metalmeccanica. Stanno cercando quattro persone perché hanno avuto un picco improvviso di ordini. Lavorano con le lamiere, hanno bisogno di operai per manovre di carico e scarico, togliere i pezzi dalle macchine, sfilettarli e fare bancali, niente saldature o cose del genere. Il lavoro sarebbe da oggi e per un paio di giorni, ti può interessare?

-Ma lavorano su turni?

-No, no, a giornata, è un lavoro a giornata con la possibilità di fare un po' di straordinari. Sai, un picco di ordini, è una cosa urgente, ci hanno appena chiamato. Sarebbe da oggi per un paio di giorni, ti può interessare?

-E a che ora dovrei essere là? Sono le undici passate.

-Per mezzogiorno andrebbe bene, forse anche l'una e mezza, quando tornano dalla pausa, ma mezzogiorno sarebbe decisamente meglio, ti può interessare?

-Un picco di ordini?

-Un picco, sì, capita, è urgente, ti può interessare?

-Con le lamiere hai detto?

-Lamiere, sì, niente saldature però, carico e scarico, ti può interessare?

-All’una e mezza.

-A mezzogiorno sarebbe meglio, molto meglio, ti può interessare?

- ...

-Pronto?! Giacomo?! Ti può interessare? Sarebbe solo per un paio di giorni.

-Ma no, guarda, Cristina, lascia stare.

-E perché?

-Ma non so, mi è venuta su una cosa, non saprei spiegarti bene.

-Vuoi che ne parliamo?

-Ma veramente, non so se è il caso.

-Tranquillo, Giacomo. Se ne hai voglia possiamo fare due chiacchiere, siamo qui anche per questo.

-Ah sì?

-Certo, il benessere dei nostri collaboratori è una delle priorità dell’azienda.

-Sì, però, ecco, come dire, mi sento un po’ in imbarazzo.

-Non ti preoccupare Giacomo, apriti pure.

-È la prima volta che mi capita una cosa del genere.

-Lasciati andare, Giacomo, lasciati andare.

-E va bene. Allora all'inizio è stato una cosa tipo un grosso respiro, no, un sospiro, un sospiro profondo, e mi veniva di alzare gli occhi al cielo.

-Bene. E poi ?

-Poi c'è stato un momento di vuoto, come una bolla.

-Una bolla, hai detto?

-Sì, una bolla. Si sono sgomberati i pensieri, avevo la mente completamente libera, una bella sensazione.

-Interessante. Continua.

-Ecco, qualcosa ha cominciato a incrinarsi, una specie di fastidio credo, ma non tanto forte. Poi ho cominciato a sentire un formicolio lungo le braccia e le gambe ed è aumentata la frequenza e l'intensità del respiro, sentivo il bisogno di muovermi.

-Uhm...

-Poi ho sentito come un'intolleranza, anzi no, un'irritazione, sì, mi sono irritato. E mi sono sentito stufo, ma non arrabbiato, più come svuotato, per intenderci. Irritato e stufo e svuotato. E poi han cominciato a venirmi in mente delle parole, tipo delle bestemmie da dire tenendo i denti stretti, ma quelle non te le avrei dette, sai, mi son venute in mente e basta.

-Ah, che carino, e poi?

-E poi niente, tutta questa roba si è coagulata in una sorta di insofferenza, di rifiuto. Non una cosa -categorica e definitiva, sia chiaro, però mi sembra abbastanza forte, almeno per il momento.

-Capisco. E se dovessi dare un nome a questa cosa che ti è successa? È importante dare i nomi alle cose, aiuta l’elaborazione. Come la chiameresti?

-Mah, non saprei. Mi viene in mente "orgoglio", ma forse non è una cosa tanto decisa da poterla chiamare così. Forse "dignità", ma mi pare troppo perentoria, non vorrei esagerare con le parole.

-“Dignità” mi piace, suona bene.

-Dici?

-Sì, davvero, ottimo lavoro Giacomo, bravo.

-Grazie Cristina.

-Ma senti un po’, quanto credi che possa durare questa "dignità"?

-Dipende, sai. Dipende dalle situazioni, comunque in generale non molto. In questo caso penso un paio di giorni e poi sparisce, niente di preoccupante.

-Va bene. Allora facciamo così. Io continuo con il mio giro di telefonate, se per caso cambi idea chiamami pure.

-Ok Cristina, grazie.

-Nel giro di un quarto d’ora però, che abbiamo un’urgenza.

-Certo Cristina, e grazie per la pazienza.

-Di niente, figurati, buona giornata.

-Buona giornata anche a te. Ciao. E scusa lo sfogo.

-Un quarto d’ora, Giacomo.

-Certo. Grazie. Ciao.

 

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