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Il guano quotidiano, le tigri di carta, la Stasi all’italiana e l’opinione pubblica costituzionale

Non ha fine la produzione di guano quotidiano, di certo giornalismo servile, sulla casetta monegasca.

Si è già sottolineata la particolarità e simultaneità di questa iniziativa comune a “Il Giornale”, “Libero” e “Il Tempo”, inequivocabile rappresaglia dopo la rottura del sodalizio tra Premier e Presidente della Camera.

La logica dell’epurazione, già adottata in seno al PDL, cerca di estendersi a livello istituzionale.

L’intento diventa ancor più chiaro se si guarda alla parallela iniziativa “Via Fini” (che non è un’amorevole richiesta di adeguamento della toponomastica stradale). Ultime tracce su “Libero” e su “Il Giornale“. Limitati riscontri.

La Stasi all’italiana di Vittorio infeltrito, di Maurizio liberto, cui la mattina levano il morso del cavallo per farlo andare a briglie sciolte, di Mario bello sguardo, di Alessandro Gaio Sallustio, attorniati da altri eminenti avvelenati corsivisti (li vidi lividi) quali Mario sopranista Giordano, Ma(r)cello Veneziani, continua il suo incessante martellamento a testuggine.

La tecnica di questo giornalismo d’accatto è la solita. Quella, per intenderci, adottata per randellare i nemici del capopopolo (delle libertà), attraverso pratiche da strillone: “Veroniva velina ingrata”, “Le carte su Boffo? Sono tutte vere”, per citare solo due tra i tanti possibili esempi. Se retrodatiamo l’opera del “giornalismo dei congiunti”, vengono fuori altre amenità, alt(r)o enfatico delirio: da Eleuterio Rea a Giancarlo Gorrini, da Marini a Scaramella, dalla vicenda della triade Mortad, Ranoc e Cicogn alle pruriginose rivelazioni di prima mano sul caso Marrazzo. E via sfogliando. L'estasi delle Stasi perdura da anni.

Tutto giornalismo d’assalto, ovviamente: se e quando si tratta di tutelare l’invulnerabilità del dominus. Orrido complotto tutto quel che lo riguarda, direttamente o indirettamente.

In epoca di riciclaggio sa tanto di giornalismo organico sedicente autonomo.

Ci sarebbe piaciuta tanta solerzia e altrettanto piglio, cipiglio e puntiglio su altre vicende della “politica dei congiunti”:

- sulla solari.com (qui e qui);

- sui finanziamenti pubblici riguardanti l’editoria;

- sulle tanto invocate sentenze passate in giudicato, piuttosto che sui presunti peccati che non configurano reato;

sugli appetiti di altri famigli;

- su altri misteri offshore;

- su altre gravi irregolarità.

E via elencando e discorrendo.

Ora: è evidente che non si contesta la libertà dei garantisti a corrente alternata di fare inchieste e fustigare i potenti.

Quel che si contesta è la diversità d'atteggiamento - marrano e omertoso - riservato ai (pre)potenti.

Ecco perché un’opinione pubblica, di ferma e salda impronta democratica e costituzionale, non può e non deve accettare la logica del "tutti colpevoli, nessun colpevole", non può e non deve confondere reato e peccato ed è chiamata ad esigere chiarezza e coerenza su tutto: dalle casette al Palazzo.

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