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Il giornalismo indipendente è motivante e gratificante. Lo stipendio morale vale più del guadagno

L’articolo 32 del contratto di lavoro giornalistico, alla voce "Legittimi motivi di risoluzione del rapporto", indica una delle motivazioni che potrebbero spingere il cronista a chiedere la rescissione del contratto. Tale motivazione riguarda, con mia non somma sorpresa, "il sostanziale cambiamento dell’indirizzo politico del giornale".

Si considera dunque scontato il fatto che, le testate giornalistiche italiane, siano prima di tutto testate di propaganda e, in effetti, il giornalismo italico, è nato, cresciuto e pasciuto tra le trame della militanza. Questo tipo di approccio fazioso ed appunto politico del cronista poteva sicuramente andar bene qualche anno fa, quando internet non esisteva o comunque era molto poco diffuso e le informazioni che arrivavano ai lettori erano filtrate in via esclusiva da un ristretto numero di persone. Soprattutto quando, la cittadinanza, non soffriva di questa idiosincrasia generalizzata nei confronti della classe dirigente (sia essa di cosiddetta destra o di cosiddetta sinistra) e non poteva tramutarsi essa stessa in reporter andando a ricercare in prima persona le notizie o addirittura producendo veri e propri documentari in autonomia.

Il giornalismo indipendente è motivante e gratificante. Lo stipendio morale vale più del guadagno

Oggi, dunque, un certo tipo di filosofia utilizzata per la diffusione delle notizie si presenta in tutta la sua devastante pateticità e prevedibilità e rappresenta uno dei motivi che spingono i quotidiani cartacei a morire e, più in generale, il giornalismo italiano a zoppicare in attesa del colpo di grazia. A questo c’è da aggiungersi un dettaglio fondamentale: il fatto che le news che si trovano sul cartaceo siano tutto tranne che news. Esempio? Provate ad andare domattina in edicola a comprare La Repubblica, Il Corriere della Sera o Il Giornale, o qualsiasi altra rivista giornaliera. Noterete che, nelle prime pagine, ci sono tutte notizie già disponibili su google news dalla sera precedente. Ora la domanda che si pone il lettore è semplice: perchè dovrei pagare anche solo dieci cent per avere informazioni che potevo trovare in rete, gratis, già dieci ore prima? Qualcuno potrà osservare:"Beh, ma sui quotidiani trovo comunque gli approfondimenti e gli editoriali". E perchè su internet queste cose forse scarseggiano? Ci sono intere video-enciclopedie dei più disparati argomenti disponibili on-line e consultabili in maniera del tutto gratuita. Oramai anche la cronaca locale ed i cosiddetti "approfondimenti" tipici dei quotidiani si trovano sui siti web delle testate: un esempio lampante è Il Mattino che, anche a causa del suo sito internet, ha registrato un pauroso calo nel numero di copie vendute. 
 
Se a questa facilità di reperimento delle informazioni ci aggiungete che, il 90% delle volte, ciò che trovate scritto sui giornali è "politicizzato" e quindi assolutamente distorto ed antiobiettivo, noterete con facilità che non c’è praticamente quasi più alcun motivo per il quale un lettore dovrebbe essere invogliato a spendere un euro e più per sfogliare un quotidiano. 
 
Il problema della stampa non libera dai partiti esiste da molto prima di Berlusconi, riguarda la destra come la sinistra e resterà vivo anche dopo la caduta del Premier. Ciò che rischia di non restare vivo, se regole e giornalisti non cambieranno celermente e radicalmente, è la stampa stessa.
L’unica cosa che può vincere e permettere ad un cronista di essere credibile è l’onesta intellettuale e la libertà da altri organi di potere. Il futuro è solo questo e farebbero bene a rendersene conto i colleghi vecchio stampo che ti guardano storto quando gli fai notare che politica e giornalismo sono due cose ben distinte.
 
E’ una questione anche egoistica, se vogliamo; di sopravvivenza della categoria: se i giornalisti italiani non si decideranno ad alzare la testa e a guadagnare in dignità e credibilità, rendendosi anche conto che possono essere più potenti dei politici stessi, non potranno godere di nessuna garanzia futura. Già adesso la situazione è difficile, quasi drammatica. 
 
Il giornalismo indipendente è incredibilmente motivante e gratificante, che i vari servi e parolai assaggino il potere vero di una penna abile e slegata: noteranno che lo stipendio morale che si riceve dalla stima e dall’autorità conferita dai lettori, senza alcuna ingenua retorica, vale molto più di qualsiasi guadagno materiale e, soprattutto, rinvigorisce quel famoso quarto potere che tanto bene farebbe alla democrazia claudicante di questo paese.

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