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"Il fondo non è stato ancora toccato": parola di Licio Gelli

Siccome in Italia all'assurdità non c'è mai limite, credo valga la pena leggere quest' ultima intervista rilasciata da Licio Gelli all'Unione Sarda: un'Italia che agli occhi dell'ex Venerabile appare destinata ad affondare ed a diventare una colonia cinese, con un Berlusconi che sembra troppo incerto, con un Fini che ha tradito gli ideali che gli aveva insegnato Almirante, e con un'opposizione che non si capisce di cosa parli e cosa proponga al Paese.

La vera primizia è leggere il disappunto dell'intervistato quando si associa la P2 alla neofita P3: Gelli prima di tutto si offende quando il giornalista associa Flavio Carboni alla sua figura, e poi durante tutta l'intervista tende a differenziare la seria associazione massonica qual'era la sua P2, da quel sodalizio di affaristi per fare soldi, quale invece è la P3.

"Non scherziamo. Noi si aveva sei ministri, un'ottantina di generali, il mondo dell'economia e dell'editoria. Tutti legati da un'idealità: fare il bene del Paese e cercare di regalargli istituzioni più forti. Eravamo legati dall'anti-comunismo, non dalla voglia di fare affari" ribadisce l'ex Maestro Venerabile della P2.
 
Il 28 settembre del 2003, Gelli in un'intervista a Repubblica dichiarò: "Guardo il Paese e dico: avevo già scritto tutto trent'anni fa".
 
Oggi ne risente se viene associato a Carboni, difende con orgoglio la sua loggia massonica, si offende per il paragone tra la P3 ed i suoi massoni, tutte persone legate da un'idealità, e non dagli affari.
 
A leggerlo sembra che della P2, il più grande scandalo della storia repubblicana italiana, se ne debba avere quasi nostalgia: una loggia massonica che, a confronto con i vari sodalizi affaristici attuali, a leggere Gelli ne esce come un branco di bambini che si dilettavano al biliardino all'oratorio.

"Se avessi vent'anni di meno saprei cosa fare: mobiliterei i miei amici (e ne ho ancora molti, sa?) per un'azione di protesta non violenta contro l'ingerenza dell'Europa. Farei sdraiare migliaia di persone in strada per opporsi a chi vieta di esporre il Crocifisso negli edifici pubblici. È il segno del degrado nel quale siamo finiti. Stia sicuro che il fondo non è stato ancora toccato" dichiara l'ex capo piduista.
 
Invece ti sbagli caro Gelli: quel fondo molto probabilmente già è stato toccato. C'avrà pensato qualche tuo amico, molto probabilmente qualcuno con vent'anni in meno di te.
 
Ed il segno del degrado nel quale siamo finiti, in fondo è proprio questo.

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