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 Home page > Attualità > Mondo > Il fondamentalismo questa volta non c’entra

Il fondamentalismo questa volta non c’entra

Nel 1975 nel Mondo c’erano solo 40 democrazie; appena 20 anni dopo ne contavamo ben 117. C’era (e c’è tutt’ora) un’eccezione, il Nord Africa ed il Medio Oriente arabi, 16 stati, ben lungi dall’essere considerati democratici.

La rendita petrolifera, base economica di molti di questi 16 stati, permette ai governanti di far camminare (che non significa far funzionare) uno stato, costruire (che non significa utilizzare) opere pubbliche e fornire alcuni servizi base ai cittadini senza lasciare alcuno spazio alla dialettica, elemento necessario/indispensabile per la costruzione ed il mantenimento di una democrazia che si consideri tale. Ma l’oro nero è forse l’esempio più lampante, la candela nel buio, di un esteso malessere che ha il nome di corruzione.
 
Altro esempio: elezioni truccate e riciclaggio internazionale di denaro. Gli esponenti del vecchio governo keniota, con a capo Daniel Arap Moi, ne sanno qualche cosa. Il caso, sollevato da Wikileaks, spostò il voto delle elezioni presidenziali di una percentuale di popolazione che ammontava al 10%.

Pur avendo matrici diverse, questi casi hanno un elemento comune che è da ricercarsi nella corruzione dei governi, la quale si riflette sempre sulla popolazione con effetti disastrosi.

La Tunisia sta vivendo in questi giorni l’effetto diretto di decenni di politiche degenerate che hanno affamato il popolo ed hanno progressivamente arricchito Zine el-Abidine Ben Ali, l’ormai ex presidente fuggito in tutta fretta dal Paese, e sua moglie, la quale ha rinunciato tristemente a tutti i suoi bei gioielli. 300 euro è la mensilità media di un agricoltore tunisino, quando lo zucchero costa 10 euro al kg e la carne 40. L’Intifada del pane (per usare il termine di Lorenzo Cremonesi), la bomba scoppiata in Algeria, è il denominatore che accomuna quasi l’intero Nord Africa e il Medio Oriente (le eccezioni antidemocratiche) assieme all’elevata ineguaglianza interna tipica di questa zona, ma anche della nostra.

L’inevitabile voglia di cambiamento è arrivata forse troppo bruscamente, ma se presa in termini di uguaglianza, miglioramento delle condizioni di vita, eliminazione della corruzione; allora, il suicidio di Mohamed Bouaziz, 26 anni, ambulante laureato, dello scorso 17 dicembre, non è un gesto che si è consumato invano, ma che è servito per svegliare gli animi delle persone, assopiti da regimi autoritario che non hanno mai lasciato spazio alcuno per i dissidenti.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.35) 25 gennaio 2011 10:59
    Damiano Mazzotti


    Però non riesco a capire perchè la gente si da fuoco per protesta in quei paesi...

    Se fossi in loro incendierei le macchine della polizia e quelli dei fiancheggiatori... Perchè dovrei soffrire ulteriormente a causa di un tiranno? che soffrano i fiancheggiatori...

  • Di felicita (---.---.---.159) 25 gennaio 2011 14:20

    Ho letto l’articolo,solo una precisazione: Lo zucchero costa 1 Dinar al kg(circa0,65 cent di euro),la carne va dai 5 ai 18 Dinar al kg(una media di 6 euro )
    Sono italiana ma vivo in Tunisia da 4 anni,amo questo paese più del mio natio,sono solidale con il popolo tunisino che ha dimostrato un coraggio senza eguali in una rivoluzione per difendere i loro diritti di cittadini,lavoratori,studenti.

    Spero per loro che la situazione si risolva nel più breve tempo possibile affinchè possano finalmente rinascere in uno stato LIBERO!!! Da troppi e troppi anni vivono in dittatura e questo non se lo meritano!!

  • Di Simone Pardini (---.---.---.109) 25 gennaio 2011 15:24
    Simone Pardini

    Ciao, ti ringrazio per le prcisazioni, io avevo messo dei dati che avev trovato su internet, ma non essendo del posto mi sono fidato di quelli.

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