Il fondamentalismo questa volta non c’entra
Nel 1975 nel Mondo c’erano solo 40 democrazie; appena 20 anni dopo ne contavamo ben 117. C’era (e c’è tutt’ora) un’eccezione, il Nord Africa ed il Medio Oriente arabi, 16 stati, ben lungi dall’essere considerati democratici.
Pur avendo matrici diverse, questi casi hanno un elemento comune che è da ricercarsi nella corruzione dei governi, la quale si riflette sempre sulla popolazione con effetti disastrosi.
La Tunisia sta vivendo in questi giorni l’effetto diretto di decenni di politiche degenerate che hanno affamato il popolo ed hanno progressivamente arricchito Zine el-Abidine Ben Ali, l’ormai ex presidente fuggito in tutta fretta dal Paese, e sua moglie, la quale ha rinunciato tristemente a tutti i suoi bei gioielli. 300 euro è la mensilità media di un agricoltore tunisino, quando lo zucchero costa 10 euro al kg e la carne 40. L’Intifada del pane (per usare il termine di Lorenzo Cremonesi), la bomba scoppiata in Algeria, è il denominatore che accomuna quasi l’intero Nord Africa e il Medio Oriente (le eccezioni antidemocratiche) assieme all’elevata ineguaglianza interna tipica di questa zona, ma anche della nostra.
L’inevitabile voglia di cambiamento è arrivata forse troppo bruscamente, ma se presa in termini di uguaglianza, miglioramento delle condizioni di vita, eliminazione della corruzione; allora, il suicidio di Mohamed Bouaziz, 26 anni, ambulante laureato, dello scorso 17 dicembre, non è un gesto che si è consumato invano, ma che è servito per svegliare gli animi delle persone, assopiti da regimi autoritario che non hanno mai lasciato spazio alcuno per i dissidenti.
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