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Il finanziamento dei partiti non si tocca, parole di Alfano-Casini-Bersani


«Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici ai partiti sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo e metterebbe la politica nelle mani delle lobbies e centri di potere», con queste parole, la triade Alfano – Bersani – Casini scrive nella relazione alla proposta legge sulla trasparenza, che non si riferisce al grido d’allarme lanciato da chi non riesce più a vivere per la profonda crisi economica ma al finanziamento pubblico dei partiti.

Sarebbe stato un gesto di profonda umiltà, ma quando si tratta di dividere la torta sono tutti amici e, come spesso accade nella nostra democrazia, le logiche partitocratiche della casta vengono prima dei cittadini e i politici, non curanti dei problemi che attanagliano il paese, cercano solo i propri interessi, facendo gravare i costi della politica su chi non può opporsi.

La questione è veramente drammatica, la mancanza di moralità istituzionale ha prodotto un profondo distacco tra il cittadino e lo stato, che è visto solamente come un nemico, da cui non si può scappare, ma solamente soccombere, rischiando di far cadere realmente nel dimenticatoio tutte quelle persone che vivono ogni giorno al limite della sopravvivenza, con la paura disperata di vedersi negare il diritto a una vita dignitosa, e che purtroppo in alcuni casi trovano la soluzione a questi problemi con il gesto estremo del suicidio.

Sarebbe retorico dire che è tutta colpa della crisi: se ci guardiamo intorno possiamo vedere come alcuni partner europei, grazie ad una politica economica che mette il cittadino al centro dello stato, stanno superando questa fase congiunturale a pieni voti.

In Italia tagliare i costi della politica non risolve il problema, ma sicuramente nel medio periodo darebbe una boccata d’ossigeno alla nostra economia. Bisogna solo stabilire se i politici sono anche loro cittadini italiani pronti a fare sacrifici oppure vogliono continuare a starsene comodamente seduti nelle tribune politiche a fare demagogia propagandistica, mentre l’Italia rischia veramente lo spettro dell'antipolitica.

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