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Il dibattito sulle famiglie dimenticate dalla legge

Nes­su­no le ha mai de­fi­ni­te “fa­mi­glie di­men­ti­ca­te dal­la leg­ge”, ma vi­sti i nomi biz­zar­ri che si sono suc­ce­du­ti ne­gli anni for­se qual­che li­cen­za pos­sia­mo con­ce­der­ce­la pure noi. Sa­reb­be an­che una de­fi­ni­zio­ne in­clu­si­va di tut­te le pre­ce­den­ti, dai Pacs ai Dico e dai Cus ai Di­do­re. E in­clu­de­reb­be an­che le at­tua­li unio­ni ci­vi­li di Ren­zi. Tut­to e in tut­te le sal­se, con l’e­vi­den­te sco­po di non par­la­re di ma­tri­mo­ni omo­ses­sua­li.

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Ne­gli ul­ti­mi gior­ni il neo se­gre­ta­rio del Pd ha de­ci­so di im­pri­me­re un’ac­ce­le­ra­zio­ne alla sua pro­po­sta che, come già di­ce­va­mo in un re­cen­te ar­ti­co­lo, si ispi­ra alla ci­vil part­ner­ship vi­gen­te nel Re­gno Uni­to, e così l’ha in­clu­sa nel pat­to di coa­li­zio­ne pub­bli­ca­to in una sua eNews, in­sie­me ad al­tre sue pro­po­ste sul­le ri­for­me isti­tu­zio­na­li e del­la Bos­si-Fi­ni. Sec­ca, ma an­che clas­si­ca, la ri­spo­sta de­gli al­lea­ti di go­ver­no del­l’Ncd non si è fat­ta at­ten­de­re trop­po: “C’è ben al­tro a cui pen­sa­re!”.

Clas­si­ca per­ché si trat­ta del ti­pi­co com­men­to di chi vuo­le ta­glia­re su­bi­to la te­sta al toro, sen­za en­tra­re trop­po nel det­ta­glio per non ri­schia­re di dire cose che po­treb­be­ro ri­sul­ta­re con­tro­pro­du­cen­ti ma an­che, e so­prat­tut­to, per non pro­se­gui­re trop­po il di­bat­ti­to nel ti­mo­re che alla lun­ga qual­cu­no si fac­cia ve­ni­re l’i­dea che, tut­to som­ma­to, l’al­tro pos­sa ave­re un fon­do di ra­gio­ne. C’è però qual­co­sa che non qua­dra nel ra­gio­na­men­to be­nal­tri­sta che Al­fa­no ha espo­sto nel­l’in­ter­vi­sta ri­la­scia­ta al Tg2, per­ché in par­ti­co­la­re af­fer­ma che “non si può pen­sa­re alle unio­ni ci­vi­li sen­za pen­sa­re pri­ma alle fa­mi­glie”. Ep­pu­re si sta pro­prio par­lan­do di fa­mi­glie, di mi­lio­ni di fa­mi­glie ita­lia­ne non uni­te in ma­tri­mo­nio, che solo la re­to­ri­ca po­li­ti­ca cat­to­li­ci­sta si osti­na a non con­si­de­ra­re tali.

Dal­la par­te op­po­sta, si­gni­fi­ca­ti­ve le pa­ro­le di De­bo­ra Ser­rac­chia­ni che dal­la se­gre­te­ria del Pd riu­ni­ta a Fi­ren­ze fa sa­pe­re: “Qui par­lia­mo di di­rit­ti di cit­ta­di­nan­za, non di que­stio­ni di co­scien­za. A meno che non ci sia­no que­stio­ni di co­scien­za su un di­rit­to di cit­ta­di­nan­za, il che do­vreb­be far ri­flet­te­re non poco sul gra­do di ma­tu­ri­tà del­la no­stra con­vi­ven­za ci­vi­le”. Giu­sto. Ma al­lo­ra, se dob­bia­mo met­te­re al­l’an­go­lo le que­stio­ni di co­scien­za quan­do si trat­ta di di­rit­ti, per­ché non af­fron­ta­re il pro­ble­ma di pet­to e dare una vol­ta per tut­te an­che agli omo­ses­sua­li il ma­tri­mo­nio, che – guar­da caso – nel Re­gno Uni­to si af­fian­ca alla ci­vil part­ner­ship? Non è for­se un di­rit­to di cit­ta­di­nan­za an­che que­sto, su cui si scon­tra­no le que­stio­ni di co­scien­za? Sem­bre­reb­be che il con­cet­to di di­rit­to sia qual­co­sa di ar­bi­tra­rio, su­scet­ti­bi­le for­se non tan­to del­le que­stio­ni di co­scien­za quan­to del­le que­stio­ni di con­ve­nien­za.

Ren­zi sem­bra vo­ler ti­ra­re drit­to per la sua stra­da, al pun­to da re­spin­ge­re al mit­ten­te le ve­la­te mi­nac­ce de­gli al­lea­ti e chia­ren­do a sua vol­ta che quel­lo che non si po­trà fare con loro lo si farà con al­tri. Tut­to di­pen­de, alla fine, da quan­to si è di­spo­sti a con­ce­de­re ai ver­ti­ci ec­cle­sia­sti­ci, e non de­v’es­se­re un caso se il re­spon­sa­bi­le del­la Fa­mi­glia nel­la Cei, il ve­sco­vo di Bo­lo­gna En­ri­co Sol­mi, usa le stes­se pa­ro­le di Al­fa­no. Mal­gra­do quan­to af­fer­ma­to dal quo­ti­dia­no on­li­ne Let­te­ra 43 nel­l’ar­ti­co­lo a fir­ma di An­to­ni­no D’An­na,Ol­tre­te­ve­re non sem­bra pro­prio es­ser­ci vo­glia di ce­de­re di un mil­li­me­tro su que­sto pun­to. Solo qual­che gior­no fa il Sun­day Ti­mes of Mal­ta par­la­va di un Fran­ce­sco scioc­ca­to dal­l’i­dea che le cop­pie gay mal­te­si pos­sa­no, se­con­do una pro­po­sta di leg­ge in esa­me, adot­ta­re dei bam­bi­ni, e la ri­vi­sta ge­sui­ta Ci­vil­tà Cat­to­li­ca ha ap­pe­na dif­fu­so il te­sto di una con­ver­sa­zio­ne con i Su­pe­rio­ri Ge­ne­ra­li in cui il papa par­la­va del­l’e­du­ca­zio­ne dei fi­gli di ge­ni­to­ri omo­ses­sua­li di­cen­do che non bi­so­gna som­mi­ni­stra­re loro un vac­ci­no con­tro la fede. Cer­to che no, ma un sano ri­co­sti­tuen­te di ca­pa­ci­tà cri­ti­ca po­treb­be an­ch’es­so fare un bel­l’ef­fet­to.

Nel­la stes­sa con­ver­sa­zio­ne Fran­ce­sco di­ce­va an­che che i fi­gli di ge­ni­to­ri gay pon­go­no nuo­ve sfi­de edu­ca­ti­ve. Tan­to è ba­sta­to per­ché di­ver­si or­ga­ni stam­pa par­las­se­ro di nuo­ve aper­tu­re alle cop­pie omo­ses­sua­li, ma è evi­den­te che solo un de­fi­cit co­gni­ti­vo po­treb­be giu­sti­fi­ca­re tale as­sur­da in­ter­pre­ta­zio­ne.

E co­mun­que, an­che quan­do cla­mo­ro­sa­men­te ac­ca­des­se, qual­che pic­co­lo pas­so avan­ti del­la Chie­sa non po­treb­be co­mun­que che spin­ge­re i par­ti­ti a far ar­re­tra­re ul­te­rior­men­te la pro­po­sta di Ren­zi. Un com­pro­mes­so che, ri­cor­dia­mo­lo, par­te già al ri­bas­so.

 

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