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 Home page > Tribuna Libera > Il culto del principe opposto alla sobrietà della politica

Il culto del principe opposto alla sobrietà della politica

Il carattere sobrio delle istituzioni è sempre qualcosa che mi ha affascinato in Svizzera ed è uno dei motivi per cui sono fiero di essere cittadino anche di quel bellissimo paese.
Questo si contrappone a quanto accade troppo spesso in Italia in cui permane in modo piuttosto diffuso quello che chiamerei il "culto del principe".

Cariche istituzionali, esponenti politici di varia estrazione e rappresentanti eletti che non mancano mai di fare sentire la loro presenza dovunque vadano attraverso sfilate di auto blindate, forze dell'ordine armate e vassalli sempre pronta ad inchinarsi al loro cospetto pur di farsi notare da loro.
Nelle campagne elettorali poi questa smania di esibizionismo inutile quanto a volte al limite del ridicolo si manifesta in moda ancora più virulento.
Allora vedi questi rappresentanti effimeri del potere giungere perfino nei luoghi più impensati e remoti del nostro Paese, chiamati dai politici locali che così vogliono dimostrare un briciolo di importanza che altrimenti non riuscirebbero ad avere.
Questi ultimi riescono perfino a giustificare nei confronti dei cittadini più scettici e intelligenti che è fondamentale fare certe parate perché i rapporti con le istituzioni di ogni grado sono importanti.
Va bene, ma c'è bisogno di esibire questo genere di intenzione?
In Svizzera, quando ci sono le elezioni è quanto di più sobrio ci possa essere e una delle caratteristiche che le contraddistingue è proprio l'assenza di esibizionismo di autorità dei vertici superiori.
Perché?
Perché semplicemente i cittadini non ne sentono affatto il bisogno in quanto votano non perché sei sponsorizzato da un ministro o da un parlamentare, ma per il livello di contenuti che sei in grado di esprimere in campagna elettorale e ancor di più per il CV che dimostra che puoi effettivamente ambire a ricoprire in modo costruttivo e competente la carica per la quale ti presenti.
I politici locali hanno sì contatti con istituzioni di grado superiore (prima e dopo le elezioni) ma non sentono affatto la necessità di esibirle per manifestare una presunta affermazione di potenza e di superiorità nei confronti dei cittadini.
Concludo citando alcuni episodi che dimostrano chiaramente quanto è sobria e essenziale l'attività istituzionale rispetto all'Italia.
Il primo è che quando c'è un evento pubblico di qualsiasi genere, le autorità vi si recano con mezzi propri o pubblici o perfino a piedi quando la cosa è possibile.
E senza il bisogno di dover fare un corteo.
E quando giungono dove si svolge effettivamente l'evento, si mescolano alla cittadinanza e non hanno una tribuna riservata esclusivamente a loro.
Si può perfino viaggiare sullo stesso treno con il Presidente della Confederazione, con lui ovviamente (ma non troppo) in prima classe e tu in seconda e scendere insieme alla stazione di Berna, percorrendo quasi lo stesso tratto a piedi senza fare alcuna parata e senza un esercito di funzionari e guardie del corpo appresso.
Cosa che mi accadde tanti anni fa e che era e rimane tuttora la normalità in un paese in cui non c'è alcun "culto del principe" e dove vieni valutato per ciò che fai e non per ciò che appari.
Ma forse questo modo di fare è dettato soprattutto dal fatto che vi è un senso civico diffuso in chi fa politica in quanto ci arriva di solito dopo una certa esperienza autorevole sul piano professionale e per un tempo limitato della propria esistenza con l'intento di dare un contributo effettivo al progresso del paese.
E non diventi ricco se sei eletto in quanto vieni pagato soltanto attraverso un gettone di presenza e nient'altro.
In Italia invece la carenza diffusa di senso civico e la visione della politica, vista nella maggior parte dei casi come un'opportunità di affermazione personale anziché come un'attività momentanea al servizio della collettività, fanno sì che la gente comune finisca col disprezzare chi opera in quell'ambiente mentre una minoranza vi si accoda unicamente per interessi di natura puramente personale e non certo per il bene comune.
 
Yvan Rettore 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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