Il Rubyvoto: qualche considerazione che mi sgorga da cuore... e da un po’ più in giù
"Dovremmo rispedire in Africa gli esuli che arrivano sulle zattere? Ma spediamoci prima chi sta distruggendo il nostro paese; chi ci sta rubando la Patria".
Italia umiliata, ha detto Bersani, commentando il voto della Camera che, con una risicata maggioranza, ha fatto passare la tesi che Silvio Berlusconi credesse veramente che Ruby fosse la nipote di Mubarak; vale a dire che l'anziano despota ( parlo di Berlusconi, non dell'egiziano, che nel frattempo ha perso il posto), si sia completamente rimminchionito.
Nell'attesa che gli stessi deputati che hanno votato a sostegno di tale ipotesi, con quella perfetta consequenzialità che li distingue, chiedano le dimissioni dell'ormai senile Presidente del Consiglio, vorrei scrivere qualche riga, che mi nasce dal cuore, dallo stomaco e da qualche luogo ancor più in basso della mia anatomia, prendendo lo spunto proprio dalle parole del leader del PD.
Non ce l'hanno solo umiliata, l'Italia; ce l'hanno rubata o stanno provando a farlo.
Stanno cercando di fare della Repubblica qualcos'altro, una satrapia orientale, e di trasformare noi, che fummo cittadini, in plebe: una plebe senza diritti, costretta a mendicare favori (ed era così già prima dell'arrivo di Berlusconi), e a cui non si deve alcun rispetto.
Non è rispettata la nostra intelligenza (quel voto è, prima di tutto, una presa in giro nei nostri confronti), come non sono rispettati la nostra bandiera (chi ha detto di volerla usare per pulirsi il culo, ora è un nostro ministro), il nostro inno nazionale (dallo stesso figuro di cui prima e dai suoi accoliti), la nostra Costituzione e le nostre leggi.
Dovremmo rispedire in Africa gli esuli che arrivano sulle zattere?
Ma spediamoci prima chi sta distruggendo il nostro paese; chi ci sta rubando la Patria.
La vedete, nei salotti televisivi, quella feccia?
Quei sorrisetti untuosi e quella vuota protervia non vi offendono? Li avete sentiti, intervistati dalle Iene, quei figuri che siedono abusivamente in Parlamento? Stiamo lasciando a quella gente i destini del paese: a figuranti che brillano solo per la loro atroce ignoranza; gente che non sa in che secolo sia stata scoperta l'America o che sappia citare il primo articolo di quella Costituzione che vorrebbe cambiare.
La democrazia rappresentativa come aristocrazia elettiva? Ma vogliamo scherzare?
In Parlamento siede il peggio del Paese; gente con l'onestà intellettuale che tutti vediamo e senza neppure il coraggio, del buon ladro o rapinatore, di rischiare la galera per rubare quel denaro che non fa nulla per meritarsi.
Non ci sono solo nel PdL o nelle Lega, simili personaggi, intendiamoci; ne sono infarciti anche il PD e gli altri partiti dell’opposizione, e non sarà mai troppo presto quando si comincerà a far pulizia anche lì dentro, ma le rappresentanze parlamentari di PDL e Lega sono costituite per intero da questi visitors della democrazia.
No: non sto esagerando. No: non ci possono essere, a questo punto, berlusconiani o leghisti in buona fede; ce ne possono essere, e ce ne sono, nel paese, ma non in parlamento.
Non lo penso da ieri; la maschera, quegli indegni lacché, l’hanno gettata già da tempo: hanno venduto la propria dignità per quel seggio parlamentare, quelli che ieri hanno votato con la maggioranza, certo, ma voti di simili, e addirittura sullo stesso argomento, ne avevano già espressi.
E noi? Non abbiamo fatto nulla, come ben poco possiamo fare ora; ci siamo debitamente indignati, ma spesso quell’indignazione abbiamo tenuto per noi o confidato, quasi ce ne dovessimo vergognare, solo a pochi e fidati amici.
Non credo alla violenza. Non cederò alla tentazione di prendere in mano il forcone, la scure o il fucile d’assalto anche se ho imparato, in tempi diversi della mia vita, ad usare tutti e tre questi strumenti; anche se ci sono momenti in cui un freddo furore m’invade e davvero vorrei prendere e spaccare tutto.
Una cosa però posso farla. Il minimo, forse, eppure la punizione massima che la società civile d’un tempo poteva assegnare a chi ne violasse le regole; ho deciso di togliere il saluto ai berlusconiani e ai leghisti che conosco. Con loro, se proprio devo averci a che fare, mi limito ad usare il cognome, senza nessuno signor o titolo di sorta.
Esattamente lo stesso va fatto con Bossi, Berlusconi e la loro ciurmaglia parlamentare.
Se loro non rispettano noi, perchè mai dovremmo rispettarli? Se ci insultano quotidianamente, come fanno, il minimo che possiamo fare è rispondere mostrando loro tutto il nostro disprezzo.
Tutto e solo quel che si meritano.
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