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Il Parlamento serbo chiede scusa per il massacri di Srebenica a quindici anni di distanza

Intanto in Albania precipita la situazione politica: il leader dell’opposizione socialdemocratica annuncia l’Aventino ad oltranza.

Decisione sofferta presa dalla Duma di Belgrado a notte fonda, dopo tredici ore di drammatico dibattito:a quindici anni di distanza dal massacro serbo di Srebenica e dall’uccisione di migliaia di musulmani bosniaci per mano delle milizie del generale Ratko Mladic, l’assemblea legislativa di Belgrado, grazie al voto favorevole di Democratici e Socialisti, ha formalmente chiesto scusa al mondo intero per il genocidio perpetrato nella cittadina bosniaca.
 
Il massacro di Srebenica accadde quindici anni fa nel luglio 1995 e l’impressione che suscitò in tutto il mondo indusse gli Stati Uniti d’America, a fronte della paralisi dell’Unione Europea, ad intervenire diplomaticamente in maniera energica. In poco tempo si giunse alla pace di Dayton che pose fine al conflitto in Bosnia Erzegovina. Il generale Mladic riparò a Belgrado e da quel giorno continua ad essere latitante nonostante l’Unione europea abbia ripetutamente chiesto alla Serbia al sua cattura come condizione per un avvicinamento del paese balcanico alla Confederazione a ventisette.
 
Ieri dunque la Serbia del presidente Tadic ha chiesto scusa al mondo intero per quel crimine commesso su preciso mandato del suo Presidente di allora, il satrapo post- comunista Slobodan Milosevic. "E’ un passo positivo verso l’integrazione della Serbia nella Comunità dei ventisette" hanno commentato, felicitandosi con il presidente Tadic, a Bruxelles anche se alcuni dei membri dell’Europa unita, come l’Olanda, continuano a ritenere prematuro ogni discorso sulla futura adesione di Belgrado, in assenza della consegna al Tribunale Penale sui crimini di guerra nell’ex Jugoslavia proprio del generale Mladic. L’Olanda però ha delle responsabilità pesanti proprio in relazione al massacro di Srebenica. L’Onu aveva infatti assegnato ai militari olandesi il compito di difendere la popolazione musulmana della città. Di fronte alle milizie paramilitari serbe di Mladic però gli olandesi fuggirono senza difendere i civili islamici, favorendo così la strage.
 
Se a Belgrado comunque si accende una luce di speranza verso la normalizzazione dei Balcani nuovi problemi nascono nella vicina Albania. Qui i socialdemocratici di Edi Rama hanno deciso di boicottare definitivamente i lavori del Parlamento di Tirana eletto l’anno passato. Qui la maggioranza è detenuta dai Democratici di Sali Berisha, attuale premier, in buona parte eletti, secondo l’opposizione, grazie a brogli ed intimidazioni. In tanti, dal Presidente della Repubblica albanese Ilir Meta all’ex Commissario europeo all’allargamento Olli Rehn hanno provato a mediare tra le parti ma non c’è stato nulla da fare. L’Albania si conferma così una nazione precaria, istituzionalmente debole ove continuano a comandare i prepotenti ed i violenti." L’Albania così si sta allontanando ogni giorno di più dall’Unione europea, rendendo vano ogni nostro sforzo di intraprendere anche con Tirana un percorso che in un certo numero di anni porti alla sua integrazione nell’Unione" sentenziano implacabili a Bruxelles.

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