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Il Paradosso dei Sessi: le differenze di genere

Nel libro “Il paradosso dei sessi” della psicologa canadese Susan Pinker (www.einaudi.it, 2009), si affronta l’argomento controverso, politicamente scorretto e quasi tabù delle differenze di genere tra uomini e donne.

Innanzitutto bisogna dire che sia la pratica clinica, che le ricerche del settore, dimostrano che è più facile riscontrare turbe psicologiche e psichiatriche gravi nei maschi: autismo, epilessia, bullismo, iperattenzione e iperattività, ecc. Inoltre il testosterone aumenta l’aggressività, il desiderio di esplorazione e di competizione, la disponibilità a correre rischi, e le malattie croniche come il diabete, il cancro, e i disturbi cardiaci. 

Pensiamo poi che oltre il 90 per cento dei crimini sono compiuti da uomini. E l’orgoglio ferito maschile è tra le prime cause di omicidi in tutto il mondo: si uccide per aver perduto la persona amata, i soldi o la faccia (Steven Pinker, Come funziona la mente, 2000). Tutti sanno invece che le femmine sono più disciplinate e questo è il fattore principale che le favorisce nei percorsi scolastici: di solito hanno voti migliori e “in quasi tutti i paesi, con l’eccezione dell’Africa sub-sahariana, ci sono più donne che uomini all’università e quando la frequenza diventa volontaria, si verifica un’emorragia di maschi dal sistema” (Thomas Mortenson, p. 345). Del resto Duckworth e Seligman sostengono “che non è il quoziente intellettivo il dato che meglio consente di prevedere il profitto alla scuola superiore, bensì l’autodisciplina” (p. 46). Infatti i ragazzi fanno più domande, sono più critici e polemici con l’ordine educativo e sociale. Inoltre, mentre il quoziente medio intellettivo di uomini e donne è pressoché uguale, nei maschi ci sono più individui agli estremi della curva gaussiana: ci sono cioè “più geni maschi e più idioti maschi” (James Wilson, scienziato politico). Questa cosa spiega pure il fatto che in un mondo pieno di donne come la gastronomia, i personaggi più creativi e famosi sono uomini. E crea “il paradosso dei giovani uomini che bevono, se la spassano e abbandonano la scuola da una parte e di quelli che intraprendono carriere altamente competitive dall’altra” (p. 291).

Un epidemiologo di Harvard, Ronald Kessler, attribuisce una maggiore sensibilità delle donne al dolore fisico, alla depressione e ai disturbi emotivi sia a fattori genetici e ormonali, sia al maggior coinvolgimento emotivo nella vita delle persone che fanno parte della loro numerosa rete di relazioni (in media più grande di quelle maschili). Quindi le donne soffrono in maniera molto intensa anche gli accadimenti negativi che colpiscono la cerchia delle persone care (p. 169).

Comunque, anche se le donne possono essere mediamente più empatiche, competono anche loro con altre donne per la reputazione, il posto di lavoro, il marito e i figli, e anche loro si coalizzano con le loro amiche per ottenere dei benefici o si comportano da lupi solitari per ottenere risorse e riconoscimenti a discapito di altre donne. Le donne hanno però più difficoltà ad allearsi e a fare gruppo, e spesso non riescono ad ottenere i giusti riconoscimenti politici, anche perché la strategia più rapida e conveniente per loro è quella di accompagnarsi a un uomo già affermato e ben posizionato.  

Una ricerca di due antropologi ha preso in esame “l’esperimento naturale” dei kibbutz israeliani dove i tutti compiti di uomini e donne di tutte le fasce sociali venivano svolti a turno dai due sessi. Dopo aver provato per quattro generazioni a imporre ruoli familiari e professionali neutri, il 70-80 per cento delle donne sceglieva lavori orientati verso le persone e i bambini, mentre gli uomini preferivano lavorare nei campi, in fabbrica, nell’edilizia e nella manutenzione (p. 142). Invece per avere una prospettiva etologica sulla differenza tra i sessi consiglio il libro di Frans B. M. de Waal: “La scimmia che siamo: il passato e il futuro della natura umana” (Garzanti, 2006).

Una sociologa della London School of Economics, Catherine Hakim, sostiene che uno dei motivi per cui le donne non salgono ai massimi livelli di carriera è che hanno obiettivi diversi: “Se sei davvero interessata a fare carriera, non hai tempo per i figli e se sei seriamente interessata a crescere più di un figlio, non hai il tempo, la forza e l’immaginazione per arrivare in alto sul lavoro. I figli sono un progetto ventennale e una carriera è un progetto che richiede dai venti ai quarant’anni, quindi le due cose sono incompatibili”. Almeno nella maggior parte dei casi.

La sua teoria della preferenza sembra dimostrare che le donne quando sono libere di scegliere, scelgono la carriera solo nel 20 per cento dei casi. Infatti l’esperienza della maternità può essere un’esperienza molto gratificante. Alcune ricerche con gli animali hanno dimostrato che le “madri ”preferiscono la cura dei piccoli alla cocaina.“ £Prima di avere figli o una volta che questi sono cresciuti, le femmine preferiscono decisamente la droga” (p. 245). Questo escamotage della natura inteso a rafforzare i legami psicofisici riappare nell’amore romantico e utilizza le stesse reti neuronali e gli stessi ormoni: vasopressina e ossitocina, presenti probabilmente anche nel latte materno. Queste droghe naturali spiegherebbero anche la natura irrazionale di molti amori e di molti comportamenti, come quello delle donne che frequentano uomini violenti e criminali.

C’è anche un’altra semplice ipotesi che può chiarire meglio una delle cause della scarsa propensione delle donne a fare carriera: “le donne amano la competizione meno degli uomini, pur essendo altrettanto capaci e godendo di pari opportunità competeranno meno spesso per promozioni e impieghi ben retribuiti (Muriel Niederle e Lise Vesterlund, Università di Stanford, p. 282). Inoltre, una minore propensione al rischio del sesso femminile, potrebbe significare che le donne sono meno disposte a negoziare in proprio favore e che quando lo fanno si prefiggono obiettivi meno assertivi e quindi ottengono meno (Linda Babcock, economista, Carnegie Mellon University, p. 284). L’autrice riporta anche le sue esperienze personali e afferma che le donne eccezionali che ha conosciuto a un certo punto si erano dette soddisfatte del successo materiale ottenuto e avevano rivolto l’attenzione ad altri obiettivi, mentre i loro antagonisti maschi continuavano a voler salire ancora più in alto (p. 350). Uomini che, evitando il conformismo trovano nuovi modi per fare affari e uomini che infrangendo le regole svelano le verità nascoste.

Forse le donne sono troppo impegnate a vivere in mezzo alla gente senza creare troppi attriti e gli uomini sono troppo concentrati e ossessivi nelle loro passioni. Di sicuro le donne si semplificano la vita scegliendo uomini che danno a loro le migliori garanzie economiche. Dunque gli uomini hanno bisogno di concentrarsi per fare molti soldi per trovare una buona compagna, mentre le donne sono state dispensate da questo bisogno dalla loro natura. La Natura non è politicamente corretta.

E adesso uomini e donne ricordate bene queste parole: non permettete mai all’istruzione di interferire con la vostra educazione (Mark Twain) e trovate il tempo per leggere questo libro.

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