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Il “Gramsci d’Egitto” è giunto al 150° giorno di sciopero della fame

Alaa Abd el-Fattah, uno dei più noti prigionieri di coscienza al mondo, soprannominato “il Gramsci d’Egitto”, è giunto oggi al centocinquantesimo giorno di sciopero della fame: cinque mesi di rifiuto di assumere cibi solidi, un fisico che cede ma un’ancora solida determinazione ad andare avanti nella rivendicazione di diritti elementari.

Dalla rivoluzione del 25 gennaio 2011, della quale fu tra gli ispiratori, Alaa ha trascorso più tempo in carcere che in libertà.

Arrestato nel settembre 2019, alla fine del 2021 è stato condannato a cinque anni di carcere da un tribunale d’emergenza per “diffusione di notizie false”.

Nel suo blog l’arabista Paola Caridi, che dal 28 maggio ha lanciato un digiuno solidale a staffetta di 24 ore (per aderire: [email protected]), cita una delle frasi iconiche di Alaa, tratta dal suo libro “Non siete ancora stati sconfitti”, pubblicato in Italia da hopefulmonster editore

“Tutto quello che ci viene chiesto è di lottare per ciò che è giusto”

In queste parole c’è il senso di cinque mesi di sciopero della fame.

 

 

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