• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Ischia “DOC”, ma molto vino è prodotto con uve non isolane …

Ischia “DOC”, ma molto vino è prodotto con uve non isolane …

Qui di seguito quanto pubblicato dal quotidiano “Il Golfo” oggi domenica 28 Settembre a pagina 15

Michele Pesce – Consigliere Comunale di Barano d’Ischia

Ischia, terra di vino, vino che già bevevano i greci sulla nostra isola, come dimostrano i reperti archeologici.

E la famosa “coppa di Nestore”, divenuta simbolo della nostra isola, è certo importante per la storia dell’archeologia e per la ricostruzione delle tappe della nostra storia, ma è anche simbolo della celebrazione del vino e della coltivazione della vite sulle pendici delle nostre colline.

Una tradizione antica che la filossera spezzò di colpo negli anni cinquanta, che ebbe come conseguenza una fortissima emigrazione verso le Americhe.
Qualcosa è sopravvissuto, è sopravvissuto il ricordo che Ischia era terra di vino, ricordo su cui piccoli imprenditori stanno cercando con tutte le forze di costruire una economia alternativa a quella dell’abusivismo edilizio e a quella alberghiera che sta divorando tutte le risorse naturali dell’isola d’Ischia, arricchendo molti speculatori e lasciando, se non nella povertà quantomeno al limite della sopravvivenza tutta la popolazione isolana.

Il fallimento della industria alberghiera, che ha svenduto e continua a svendere la nostra isola, dopo averla coperta di cemento illegale e selvaggio, alimenta la speranza che la ripresa della coltivazione della vite e la divulgazione dei nuovi processi di vinificazione possa far rinascere un nuovo segmento di economia a cui possa partecipare buona parte della popolazione.

Lo sviluppo o il potenziamento dell’economia vitivinicola non è limitato solo alla produzione del vino, anzi è strettamente legata alla riqualificazione del territorio e soprattutto alla valorizzazione del territorio. Il settore vitivinicolo potrebbe portare l’isola d’Ischia su un mercato turistico di maggiore livello, rispetto a quello dell’Ischia a 200 euro a settimana”, per cui il nascere di tante piccole attività artigianali legate alla produzione del vino vanno guardate don estrema attenzione, soprattutto da parte delle amministrazioni locali, che dovrebbero mettere gli imprenditori del settore nella condizione di potere fruire di finanziamenti pubblici, da una parte e di contribuire a creare le condizioni per richiamare sull’isola un turismo più qualificato, che va alla ricerca di un più autentico contatto con la natura.
Questa non è una poesia, altre regioni lo hanno fatto e lo stanno facendo. Ad Ischia pochissimi passi sono stati fatti in tal senso.

Ischia è zona DOC per alcuni uvaggi e bisogna lavorare per incrementare produzioni e qualità, considerato che l’isola ha la potenzialità di assorbire una enorme produzione di vino. E’ necessario l’impregno di tutti, soprattutto dei produttori di vino già consolidati oltre a quelli che si stanno avviando nel settore.


Gli sforzi però devono essere intelligenti, perché senza la valorizzazione del territorio non ci potrà essere qualità e non potrà avviarsi alcun circolo virtuoso nelle produzioni.

E’ necessario incentivare i contadini a riprendere le coltivazioni valorizzando il loro prodotto, in quanto senza questo presupposto non si andrà da nessuna parte.
E’ necessario produrre vinco ischitano, ma con uve ischitane e promuovere il territorio Ischitano.

Mentre oggi a fronte di tanti discorsi su ciò che la nostra isola potrebbe essere o potrebbe diventare, discorsi che cadono nel vuoto mentre vengono pronunciati, anche in questo settore vengono consumate altre frodi.
Difatti attualmente sull’isola si produce molto vino, ma con uve non ischitane. Vi ricordate delle vendemmie di trenta anni fa? Quelle si che erano una festa, si raccoglieva uva per settimane, lungo le strade si notavano le cassette colme di uva, cassette di vari colori che contrassegnavano la casa vinicola che acquistava le uve.

Tutto questo oggi non c’è più, eppure la produzione di vino è aumentata: fatti due conti si arriva a quantificare l’ammontare della frode, per cui l’Ischia bianco, l’Epomeo bianco e rosso, colline ischitane, etc, sono prodotti con uve che ad Ischia sono arrivate in traghetto dopo una lunga crociera.

Questo fa supporre che su molte delle bottiglie dove c’è il marchio “Ischia DOC” di succo di uve maturate al sole di Ischia ce n’è ben poco.

Le Autorità locali sono distratte rispetto a questo problema come sono distratte rispetto a molti altri problemi che riguardano l’isola e queste distrazioni sono certamente le concause dello svilimento della nostra isola. La politica locale tollera la illegalità anzi dall’illegalità trae la sua forza e la linfa vitale.

Peccato quest’isola potrebbe essere veramente un luogo “di vino”, anzi di vino DOC.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares