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Il tricolore escluso dal Giro d’Italia


Il centenario della corsa rosa rischia di partire tra le polemiche: invitato l’americano ma non il campione italiano in carica.

29 Giugno 2008: Filippo Simeoni si laurea Campione Italiano sulle strade di Bergamo a quasi 37 anni. Questa vittoria ha il sapore di rivincita sia per il ciclismo sia per il corridore milanese, tanto odiato e dai suoi colleghi e maltrattato dal suo mondo, semplicemente per aver fatto ciò che molti altri ciclisti non hanno il coraggio di fare: ammettere l’uso di sostanze proibite e fare i nomi dei “fornitori”. Nel 2004, infatti, Simeoni dichiarò alla giustizia d’aver assunto EPO ed aggiunse il nome del dott. Ferrari. Proprio questo fu il punto di svolta, in peggio, della carriera di Simeoni. Per caprine il perchè, però, bisogna scoprire chi è veramente il dott.Ferrari.

Michele Ferrari è un medico italiano, formatosi al Centro Studi Biomedici Applicati dello Sport, gestito a Ferrara dal dott.Conconi, altro medico “fondamentale” nel mondo del ciclismo.

Ferrari partecipò alla preparazione di Francesco Moser, al fine di battere il record dell’ora appartenente ad Eddy Merckx. Ci riuscì nel 1984 ma, nel 1999, lo stesso Moser ammise di aver effettuato delle emotrasfusioni per aumentare le sue prestazioni.

Questa fu soltanto una delle numerose azioni scorrette attuate dal dott. Ferrari, ma ne potremmo citare molte altre. Nel 1993, ad esempio,un suo socio, il dott.Grazzi, fu accusato d’aver somministrato EPO ad alcuni corridori della Carrera, di cui era medico ufficiale, tra cui Stephen Roche, la “curiosa meteora” del ciclismo contemporaneo, che nei primi anni della sua carriera vinse solamente una corsa, per poi andare a vincere nello stesso anno, il 1987, il Giro d’Italia, il Tour de France, Giro di Romandia, campionato del mondo ed altre corse minori. Questo exploit non fu seguito da altre importati vittorie negli anni seguenti.

Molti altri discussi ciclisti sono stati in contatto con Ferrari, dal kazako Vinokurov a Cipollini, da Ivan Gotti ad Eddy Mazzoleni.

Ferrari inoltre aveva anche stretti contatti con Eufemiano Fuentes, medico e mente principale dell’Operaciòn Puerto.


Estremamente importante per capire la vicenda di Simeoni è però il legame che unì il dottor Ferrari alla squadra US Postal e, di conseguenza, a Lance Armstrong.
Può essere questo il motivo per cui il campione italiano in carica non può partecipare al Giro d’Italia? L’unico che può darci una risposta definitiva è il patron della corsa rosa ma sicuramente più di qualche dubbio, ricordando i precedenti, è lecito.

Tra Lance Armstrong e Simeoni di sicuro non scorre buon sangue dal momento in cui il corridore italiano ha lanciato quelle accuse a Ferrari. Il corridore milanese, come da lui stesso ammesso, non ha mai detto nulla contro Armstrong, anche se lui ha condizionato e danneggiato la sua carriera.

Tutti, però, ricorderanno l’azione ben poco nobile che fece il corridore texano nei confronti dell’italiano al Tour de France del 2004. Simeoni era in fuga con un gruppeto di altri corridori tutti fuori classifica, quando Armstrong prese la decisione solitaria di andarli a riprendere e piazzarsi dietro la ruota di Simeoni, dicendogli in faccia: “Tu non vai da nessuna parte!”.

Ogni volta che si mitizza il corridore americano per le sue vittorie, bisognerebbe anche ricordarsi di queste azioni non propriamente da campione.

Simeoni stesso però dice: ”Armstrong ha condizionato e danneggiato la mia carriera, ma io verso di lui non provo odio o rancore, semmai molto dispiacere. Mi diede del bugiardo su questioni molto delicate”.

Il corridore milanese si è detto pronto a restituire la maglia tricolore, nel caso la sua squadra, che nelle sue file conta anche ottimi corridori da classifica come Caruso, non venisse invitata al Giro d’Italia.

La parola ora spetta agli organizzatori della corsa rosa, ma di sicuro da questa vicenda abbiamo capito una cosa: essere dei campioni nel ciclismo è importante, ma esserlo nella vita è estremamente più difficile.

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