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I manager e i mangioni

Il Presidente del Consiglio ventila tagli agli stipendi dei super-dirigenti. L’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato minaccia di andarsene. Una polemica che sa tanto di arma di distrazione di massa, mentre continua l’assalto alla carcassa delle finanze pubbliche.

Fanno scandalo le retribuzioni dei manager delle grandi aziende partecipate dallo stato, e ci sono pochi modi più sicuri di guadagnarsi un applauso che proponendo di ridurli. Nessun dubbio, si badi bene, che ci debba essere un limite massimo a quel che questi professionisti possono intascare. Se il presidente della Fed porta a casa 200. 000 dollari l'anno, un cifra del genere può andare bene anche al massimo dirigente delle ferrovie. E se nel settore privato gli offrono di più...beh, il buon Moretti (che andrebbe licenziato in tronco solo per l’inopportunità del suo atteggiamento; se questa è la sua capacità politica, meglio che faccia un altro mestiere) si accomodi: lo Stato, anche quando opera dentro il mercato, deve restare lo Stato ed avere un'etica che non può essere solo quella del profitto.

Detto questo, va aggiunto che non è certo quel centinaio di superpagati a mandarci in rovina. A spolparci fino all'osso, è il milione di nostri connazionali che, secondo molte stime, vive di politica. Onorevoli e senatori, per iniziare, ognuno dei quali intasca più del sopracitato responsabile della banca centrale americana. Parlamentari regionali, subito a ruota, con stipendi non troppo diversi. Soprattutto, e siamo parlando di decine di migliaia di persone, amministratori comunali che portano tutto a casetta, per quel che fino a ieri era un impegno su base volontaria (e così è ancora in moltissimi paesi) stipendi tutt'altro che irrilevanti.

Scandalizza il milione di euro l'anno del manager? Dovrebbero farci incazzare neri i mille e passa euro al mese dati all'assessore allo sport di qualunque paesotto. Pensiamo ai nostri padri e nonni, che facevano politica per passione e che per andare in consiglio comunale ricevevano sì e no i soldi della benzina: erano amministrati peggio, allora, i nostri comuni? A farci letteralmente rivoltare lo stomaco, però, dovrebbero essere i consiglieri di amministrazione delle municipalizzate e di decine di migliaia di enti. Personaggi folkloristici o peggio, amici di e parenti di, politicanti di bassa lega e recente trombatura, che cuccano dieci o venti mila Euro l'anno solo per firmare un bilancio che, per altro, neppure sono in grado di capire. Sono questi, capaci solo di offrire posti di lavoro ad altri amici e parenti, che hanno ridotto le nostre aziende pubbliche ad essere quel che sono; fabbriche di assunzioni e non di servizi.

Sono loro a costarci, direttamente e indirettamente, fior di miliardi. Loro, capaci di sedere in 4,5,10 consigli di amministrazione contemporaneamente, ovviamente ricevendo un compenso per ogni incarico, che firmano tutto quel che viene posto loro davanti, comprese le assunzioni, a centinaia di migliaia di euro l'anno, di dirigenti incompetenti quanto loro, magari incaricati di svolgere mansioni inesistenti.

Renzi vuole cambiare le cose? Bene, lo dimostri toccando gli interessi di questa massa di parassiti, assolutamente bipartisan. Stabilisca un limite massimo, per cominciare, a quanto si possa ricevere dalla pubblica amministrazione in un anno, non importa quante e quali cariche si accumulino. E dimezzi, perlomeno dimezzi, i compensi dei politici di ogni livello (altro che “limatina” alle auto blu; ma vergognatevi). Che Razzi guadagni quanto Obama è un insulto a tutti gli altri italiani. Che un parlamentare regionale svizzero riceva, in un anno, meno di quanto uno nostrano percepisca in un mese, pure. E che il sindaco di un borgo di 5000 abitanti debba avere uno stipendio, di 3000 euro il mese, più indennità varie, cioè quanto un parlamentare spagnolo, non sta né in cielo né in terra.

Lo farà? Dubito. Facilissimo prendersela con 100 o 1000 privilegiati, tra gli applausi dei media; difficilissimo o impossibile levare la greppia ad una milionata di sbafatori, la metà circa dei quali in qualche modo relazionati al proprio partito. Al momento, la campagna contro i grandi manager ha tutte le caratteristiche di quella sulle quote rosa (a proposito...che succede? Non se ne parla più?). Credo che tecnicamente si definisca un supercazzola. Nel caso specifico, un esercizio di banale populismo.

Foto: Flickr (Ministero per la Coesione Territoriale)

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