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I lombardi all’ennesima crociata persa

Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha bocciato la “Dote scuola”, una somma che la Regione Lombardia eroga agli studenti le cui famiglie hanno un reddito basso. E l’ha bocciata perché gli iscritti alle scuole private venivano beneficiati di un importo all’incirca quadruplo rispetto a quelli delle scuole pubbliche. Una disparità di trattamento che “non è corretta né logica”, secondo i giudici. E secondo il buon senso.

Il buono scuola è un vecchio cavallo di battaglia della Regione. Nella sua prima incarnazione, risale addirittura al 1999. La Lombardia era allora guidata dal ciellino rampante Formigoni in una sorta di democratura clericale. Nel 2011 il cerchio si chiuse con l’arrivo all’arcidiocesi di Milano della guida suprema del movimento, quel cardinal Scola già noto per aver insegnato a far politica a Berlusconi. Uno che, nomen omen, già nove anni fa riteneva che la scuola di Stato fosse superata.

Ma non certo grazie al mercato: le scuole private, per due terzi cattoliche, sono in crisi da lustri. Sono scuole di qualità inferiore, buone solo per gli amanti dei ghetti. Per superare la scuola di tutti occorrono invece ministri della (ex) pubblica istruzione che si impegnino a demolirla, e governi-regioni-province-comuni che facciano a gara a svuotare le casse pubbliche per finanziare il diplomificio cattolico.

Non è la prima volta che le crociate lombarde si schiantano al Consiglio di Stato: è accaduto giusto un mese fa con la pretesa di far pagare cifre enormi il ricorso alla fecondazione eterologa.

In effetti, a ben guardare la strategia adottata per il buono scuola è stata la stessa con cui fu imposta la legge 40, ora distrutta da ben trentatré sentenze. Una strategia che antepone il diritto canonico a quello costituzionale. E pazienza se ogni tanto si perde nei tribunali…

Il problema, tuttavia, è che i clericali possono anche essere giuridicamente perdenti, ma sono politicamente vincenti. Formigoni è tuttora presidente della commissione agricoltura del Senato, e nessuno sembra aver voglia di rimuoverlo. Dal buono scuola ciellino alla buona scuola renziana il passo è poi breve: il costo del regalo del governo alle paritarie è di 66 milioni di euro.

Anche in questo caso, una disparità di trattamento né corretta né logica. Ma buona, addirittura ottima per gli interessi della scuola. Quella cattolica, ovviamente.

Raffaele Carcano, segretario Uaar

 

Foto: olibac/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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