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I limiti culturali

Mi trovo spesso a parlare con grandi aziende sui temi legati ai nuovi media sociali e al modo in cui affrontare il dialogo e la trasparenza richiesta.

Spiego che se non sono loro ad aprire, lo faranno comunque i loro consumatori, etc, etc…

Tuttavia spesso mi trovo a desistere perché se è vero che da una parte c’è il nuovo mondo, il Nuovo Web, che sta cambiando le regole della comunicazione, dall’altra c’è ancora il vecchio mondo, cone le vecchie regole. Che si fanno sentire.

Quali sono le principali resistenze? Ecco qualche esempio:

Un politico o un’azienda pubblica che non apre al dialogo, non impedisce che si parli male di lui, è vero… Tuttavia evita che lo si faccia a ”casa sua”.
Se nel Mondo Veloce non ha importanza dove ciò accada, perché l’informazione circola attraverso i canali più improbabili, nel Mondo Lento invece il contenitore influenza il contenuto.


Succede quindi che il giornalista della carta stampata che trova un commento negativo sul sito/blog di un’azienda pubblica o di un politico, traslando il medium riesce a cambiarne anche il significato. Magari lo amplifica evidenziando che se ne parla male “perfino a casa sua”, che il sito è “infestato di detrattori”, etc…
Ed ecco che il commento negativo si trasforma in un caso stampa da gestire con il tradizionale ufficio stampa, con le sue regole e i suoi meccanismi vecchio stampo.

I mainstream media peraltro esercitano ancora un grande fascino su tutti, dagli analogici ai più digitali. Finire in TV, anche se sul canale 985 di SKY è sempre percepito come fatto importante, anche se il 985 conta 50 spettatori contemporanei (su certi canali del ricevitore SKY sono numeri realistici e molto frequenti).
Partecipare a una trasmissione analoga sul web non provoca la stessa attrazione, anche se magari in TV ti hanno visto solo 50 persone e poi tutto è finito lì, mentre sul web il contenuto persiste e nel tempo può essere visto da centinaia di migliaia di persone.

Vedo che noti esperti delle dinamiche del Nuovo Web si emozionano ancora molto quando gli capita di finire su qualche canale di flusso via etere, ovvero in Televisione!
Allora mi rendo conto che il problema è molto più radicato culturalmente di quanto pensavo.

Da una parte il mondo va veloce e cambia profondamente, dall’altra siamo ancora tutti legati alla vecchia generazione dei media e ne siamo fortemente influenzati.

Considerando che molti dei nostri figli vivono ancora in case in cui la televisione è posizionata al centro della casa e su quella televisione si vedono prevalentemente canali in etere di flusso, credo che per uscire dal tunnel della mente si debba aspettare la prossima generazione.

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