• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > I disabili protestano. Hanno ragione

I disabili protestano. Hanno ragione

Davanti al ministero per i rapporti con il Parlamento, alcuni giorni or sono, si è verificata una protesta delle associazioni nazionali delle persone disabili per chiedere al governo il cambiamento della decisione – precedenza a orfani e vedove e diminuzione della percentuale relativa ai disabili - che mette a rischio ben 10.000 posti di lavoro riservati alle persone disabili ai sensi del collocamento mirato, in base alla Legge 68 del 1999. Due le delegazioni che al termine del presidio si sono mosse: la prima, con i deputati Damiano, Schirru e Pedoso, si è diretta da Elio Vito, ministro per i rapporti con il Parlamento; la seconda, più composita e numerosa, si è invece diretta sotto la sede della presidenza della Camera. “Per un’interpretazione autentica della legge 68/99, per il diritto dei disabili a lavorare, per evitare la guerra tra poveri, si deve evitare – hanno sostenuto molti tra i partecipanti – che per garantire una categoria si danneggia un’altra. Entrambe hanno diritto, ma non una a scapito dell’altra”. Alla base del contenzioso tra il mondo della disabilità italiana e il governo, infatti, c’è l’interpretazione autentica del comma 2 dell’articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, in materia di applicazione delle disposizioni concernenti le assunzioni obbligatorie e le quote di riserva in favore dei disabili, volta al ripristino del 7% dei posti riservati nelle aziende pubbliche e private con più di 15 dipendenti. Messa duramente a rischio per un totale di 10.000 posti nel 2011 dalla modifica alla 68/99 introdotta all’articolo 5, comma 7 del decreto-legge 102/2010 convertito dalla legge 126 del 2010 sulle missioni internazionali. Modifica che non solo dà precedenza a orfani e vedove nelle assunzioni obbligatorie, ma restringe anche la quota del 7% riservata alla disabilità.

Per quanto riguarda i disabili, poi, l’Istat ha diffuso i primi risultati dell’indagine sugli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di I grado, statali e non statali, relativa agli anni scolastici 2008/2009 e 2009/2010. I risultati dell’indagine sono molto interessanti.

Gli alunni con disabilità presenti nella scuola dell’obbligo nell’anno scolastico 2009/2010 sono poco più di 130.000; di questi, circa 73.000 sono studenti della scuola primaria e circa 59 .000 della scuola secondaria di I grado. In entrambi gli ordini scolastici le alunne con disabilità rappresentano solo un terzo della popolazione (nella scuola primaria sono il 32,6% e nella scuola secondaria il 37,3% degli alunni con disabilità).

Nella scuola primaria la popolazione scolastica con disabilità ha un’età media intorno ai 9,7 anni e ben il 33% degli alunni frequentanti ha un’età superiore ai 10 anni. Nella scuola secondaria di I grado l’età media della popolazione con disabilità è pari a 13,5 anni, con una percentuale di alunni con età superiore ai 15 anni pari al 20%. Questi dati evidenziano un elevato livello di ripetenza nella popolazione con disabilità, fenomeno negativo in quanto, in alcuni casi, testimonia un semplice prolungamento nel tempo del progetto riabilitativo dell’alunno con disabilità, soprattutto in mancanza di servizi territoriali capaci di prendere in carico tali persone.

Il 25,8% degli alunni con disabilità ha problemi nello svolgere in modo autonomo almeno una delle seguenti attività: spostarsi all’interno della scuola, mangiare e andare in bagno in modo autonomo; il restante 74% degli alunni della scuola primaria non presenta problemi di questa natura. Nella scuola secondaria di I grado si trova un quadro simile, con il 78,7% degli alunni con disabilità senza problemi di autonomia e il 21,1% con problemi di autonomia.
Per quanto concerne i problemi degli alunni della scuola primaria si riscontra che circa il 5% della popolazione con disabilità ha problemi di tipo visivo, circa il 5% ha problemi di tipo uditivo e circa il 14,3% ha problemi di tipo motorio. Le differenze territoriali per queste tipologie di problemi sono trascurabili, mentre risultano essere molto più evidenti per le tipologie di problemi non tradizionalmente rilevate. Infatti, a livello nazionale ben il 26,4% degli alunni ha difficoltà nell’apprendimento ed il 26% ha difficoltà nell’attenzione, con valori che sul territorio vanno dal 18,3% di alunni con difficoltà nell’apprendimento e dal 19,8% di alunni con difficoltà nell’attenzione nelle regioni del Nord, al 34,7% e al 34,6%, rispettivamente, nel Mezzogiorno.

Il quadro delle difficoltà presenti nella popolazione con disabilità della scuola secondaria di I grado rispecchia quanto riscontrato negli alunni della scuola primaria. Le difficoltà visive e uditive sono presenti, rispettivamente, in circa il 4% della popolazione, mentre l’11,2% della popolazione ha problemi di tipo motorio. Si riscontrano forti differenze territoriali, anche in questo ordine scolastico, per quanto concerne le difficoltà di apprendimento e le difficoltà nell’attenzione, le quali sono presenti rispettivamente nel 34,3% e nel 23,9% degli alunni con disabilità, con il valore minimo riscontrabile negli alunni con disabilità del Nord (rispettivamente 26,4% e 17,5%) e un valore massimo nel Mezzogiorno (rispettivamente 40,9% e 32,1%)”.

Io spero che la protesta dei disabili affinché vengano mantenute inalterate le agevolazioni per l’inserimento lavorativo venga accolta. Credo che anche i 135.000 alunni disabili della scuola dell’obbligo, un numero piuttosto consistente, abbiano dei problemi, di natura scolastica, che dovrebbero essere affrontati. E’ noto, in primo luogo, che il numero degli insegnanti di sostegno è del tutto insufficiente. E quindi per loro dovrebbero protestare le famiglie e lo hanno fatto, per la verità, all’inizio dell’anno scolastico. Grandi risultati non sono stati ottenuti. Il mio auspicio, ovviamente, è che, almeno per il prossimo anno, la situazione migliori. I tagli alla spesa pubblica possono essere anche necessari, ma non devono essere indiscriminati, devono colpire i veri sprechi e non invece i settori dove le risorse finanziarie pubbliche sono ben utilizzate e indispensabili.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares